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Home Medio Oriente e Nord Africa

Teheran-Pyongyang-Seul. Lo strano triangolo

by Redazione
13 Maggio 2016
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Teheran-Pyongyang-Seul. Lo strano triangolo

Con il raggiungimento dell’accordo sul nucleare iraniano firmato lo scorso anno tra la Repubblica islamica di Iran e il “Gruppo 5+1” (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania), a gennaio sono state ufficialmente rimosse le sanzioni economiche e finanziarie che erano state imposte nel lontano 2006 dalla comunità internazionale. L’economia iraniana potrà finalmente ottenere maggiore ossigeno reintegrandosi lentamente nei mercati globali e attirando nuovamente capitali e società straniere sia occidentali che asiatiche.

Per quanto la AIEA abbia verificato, e continuerà a farlo, che Teheran mantenga gli accordi sul dossier nucleare, ciò che non cambierà è la necessità iraniana di mantenere un buon livello di deterrenza militare nei confronti dei suoi vicini ostili (Israele e Arabia Saudita in primis) con il conseguente proseguimento dello sviluppo di sistemi balistici e il mantenimento di storiche relazioni con paesi invisi agli occhi occidentali.

Un’agenzia di stampa di Seul, la yonhapnews agency, avrebbe rivelato che funzionari di una società nord coreana – la Korea Mining Development Trading Corp. (KOMID), inserita nella lista nera ONU per traffico di armi – avrebbero visitato l’Iran. Ciò ha dato adito ai timori di chi sostiene che Teheran voglia acquisire nuove tecnologie militari in campo missilistico e/o nucleare, visti i progressi in tale campo di Pyongyang. Questo scandalo a Seul si verifica in un momento delicato in cui il governo stava per avviare negoziati su possibili scambi economici col paese persiano in vista dell’apertura post sanzioni dei propri mercati.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a marzo ha dato un ulteriore giro di vite alle sanzioni contro la Nord Corea dopo i test missilistici e nucleari di inizio anno, e ha recentemente inserito altri suoi funzionari nelle proprie liste nere.

I rapporti tra Teheran e Pyongyang sono solidi e di vecchia data. Nel 1979 la neonata Repubblica islamica di Iran venne immediatamente riconosciuta dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea e le due nazioni diedero subito il via a rapporti commerciali reciprocamente proficui. Ciò che ha avvicinato due nazioni così distanti sia geograficamente che ideologicamente è stato l’antiamericanismo e il comune isolamento nella comunità internazionale.

Gli scambi si sono principalmente concentrati su due prodotti, greggio e armamenti. Il regime coreano, povero di risorse energetiche, poteva approvvigionarsi di oro nero fornendo in cambio a Teheran le tecnologie necessarie per sviluppare un proprio programma balistico, divenuto di fondamentale importanza nella lunga guerra contro l’Iraq che impegnò il paese per 8 lunghi anni.

Teheran, tuttavia, non si è mai legata totalmente a Pyongyang per non precludersi il  remunerativo mercato sud coreano (basti pensare che nel 2015 Seul importava 114.595 barili di greggio al giorno dall’Iran) così come la Corea del Nord non tagliò da subito i suoi rapporti con l’Iraq di Saddam Hussein ma fu quest’ultimo negli anni ’80 a tagliare le relazioni con Pyongyang a causa della vendita di armi agli Ayatollah.

Durante gli anni ’90 la collaborazione si sarebbe ulteriormente intensificata con lo scambio di dati dei vari test missilistici, come quello sul missile iraniano Shabab-3 e a causa del collasso dell’Unione Sovietica che pose fine al rifornimento di greggio a prezzi “socialisti” per gli alleati del Blocco Orientale. Negli anni 2000 scienziati iraniani avrebbero aiutato allo sviluppo del sistema informatico nord coreano mentre i loro omologhi nord coreani avrebbero lavorato attivamente negli impianti nucleari persiani.

Queste recenti notizie su un’ulteriore collaborazione in campo missilistico tra i due paesi, proprio dopo gli accordi sul nucleare iraniano, hanno scatenato le reazioni di Israele e degli Stati Uniti, in particolare tra i conservatori, da sempre avversi agli accordi voluti dal Presidente Obama. Secondo questi ultimi i fondi che affluiranno in Iran con il venir meno del regime sanzionatorio (ricordiamo che altre sanzioni sono tutt’ora in vigore, come quelle sui test missilistici) andranno in qualche modo a finanziare lo sviluppo militare di Teheran e la sua collaborazione con Pyongyang.

Dal punto di vista di Seul le ragioni economiche andranno a prevalere su quelle più strettamente politiche e di principio che vorrebbero una chiusura per chi ha da sempre “collaborato” con la propria nemesi.

Dal marzo 2015 al marzo 2016 le importazioni di greggio dall’Iran sono aumentate del’81% e secondo gli esperti aumenteranno ancora durante l’anno. Seul avrebbe anche notevolmente investito in una sorta di “petrolio leggero” che può essere facilmente convertito in combustibile o prodotti petrolchimici. Questa sorta di “condensato” sarebbe reperibile anche da un rivale iraniano, il Qatar, con la differenza che Seul può strappare contratti più favorevoli a Teheran in qualità del fatto che i persiani hanno maggior urgenza di rientrare nel mercato mondiale degli idrocarburi e sono disposti ad accettare contratti anche meno favorevoli di quelli dei loro competitori.

Altro fattore che ha incentivato la Corea del Sud a glissare sui rapporti Teheran-Pyongyang è il rallentamento dell’economia cinese e la riduzione delle sue importazioni di prodotti sudcoreani; questo ha spinto la dirigenza coreana ad ampliare la ricerca di nuovi partner commerciali tra cui l’Iran.

Seul ha inoltre sempre visto negli accordi sul nucleare iraniano un possibile modello per risolvere la questione con i fratelli del Nord ed arrivare ad una rinuncia di Pyongyang al suo arsenale in cambio di aperture economiche.

Rimane il fatto che i recenti contatti tra l’Iran e la Corea del Nord hanno creato sicuramente imbarazzo tra i dirigenti politici sud coreani ma non per questo fermeranno lo sviluppo di proficue relazioni economiche con la nazione persiana. In questa sorta di triangolo il partner forte è sicuramente Teheran che, conscio di far gola a molti investitori stranieri, può permettersi di mantenere gli storici rapporti con Pyongyang e proseguire i propri test missilistici senza l’eccessivo timore di inimicarsi gli investitori sud coreani od occidentali che siano.

 

Gianluca Padovan
Esperto in problematiche russe, iraniane ed asiatiche

 

Tags: armamenticinaCoreaIranONUpetrolio
Redazione

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