Aria fredda. Aria di Guerra Fredda, dicono, e scrivono, in molti. Anche personaggi mai banali nelle loro analisi, come Giulio Tremonti a cui viene attribuito sui social network questo pensiero…
Tuttavia, a noi sembra soltanto il portato di vecchi schemi mentali. Categorie obsolete che vengono ancora utilizzate a sproposito, semplicemente perché non si guarda alla scena internazionale per quella che, realmente, oggi è. Radicalmente diversa dagli scenari dei, lunghi, decenni della Cold War. E questo per una ben precisa serie di ragioni.
Innanzitutto, oggi, non ci sono due Blocchi contrapposti e, sostanzialmente, coesi. Al contrario la scena geopolitica vede una pluralità di “attori” di diversa forza, dimensioni, area di azione. Che competono fra loro secondo uno schema di alleanze fluido. A geometrie variabili, asimmetriche, per citare Wolfowitz. Dove i diversi soggetti non sono vincolati strettamente fra loro, e i sistemi di alleanze variano a seconda del momento e/o del quadrante geografico.
Certo, la NATO esiste ancora. E Washington è ancora la principale Super-potenza. Tuttavia, non c’è un contrappeso di pari caratura. Mosca e Pechino sono due grandi competitors, ma nessuno dei due rappresenta l’Antagonista globale. E invece, nei singoli teatri geopolitici, entrano in gioco altre potenze locali. Con i loro specifici obiettivi. E le loro strategie.
La stessa NATO, priva di un “nemico” chiaramente individuabile, è una realtà che si va, sempre più sfrangiando. Già Donald Rumsfeld parlava, ai tempi della Seconda Guerra del Golfo, di una “Vecchia NATO” ormai sempre meno utile. E si sa che Trump avrebbe voluto liberarsene. Con Biden la musica è, certo, cambiata. Alzare il livello della tensione con Mosca – si vedano i recenti eventi in Ucraina – serve anche a questo. Così come serve l’insistenza su una certa narrazione della “minaccia pandemica”. Tuttavia, lo sfilacciarsi dell’Alleanza è nei fatti. E nella natura delle cose.
Perché non siamo più di fronte all’antitesi tra due diversi e inconciliabili sistemi politici, sociali ed economici come ai tempi della Guerra Fredda. Al contrario, ormai un po’ tutti gli attori della scena mondiale sono riconducibili entro lo stesso paradigma. I modelli politici, certo, presentano ancora differenze di rilievo. Ma quello economico è sostanzialmente lo stesso. E il modello economico è la Grande Livella, che riporta, alla fine, tutti all’interno dello stesso sistema. Il colossale volume d’affari che scorre lungo l’asse Washington-Mosca-Pechino ne è la più lampante riprova. Così come le alleanze fra banche e imprese delle tre maggiori potenze.
Nessun vento di Guerra Fredda, quindi. Il che, però, non vuol dire che si possa stare tranquilli. Anzi… In fondo quello che si va delineando è lo scenario che potrebbe portare ad una, immane, Guerra Civile. Una Guerra Civile mondiale. Tutta interna al modello della globalizzazione.
Andrea Marcigliano
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”
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