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La Corea del Nord tra gli alleati del Venezuela

by Elvio Rotondo
2 Ottobre 2019
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Il Venezuela è dominato dalla violenza, dalla corruzione e dalla povertà più assoluta, quattro milioni di persone hanno lasciato il paese in uno degli esodi più grandi al mondo. E’ il paese “dei due Presidenti” dove regna l’incertezza e, soprattutto, lo spettro della guerra civile. L’attuale crisi politica in Venezuela divide la comunità internazionale – alcuni appoggiano il presidente Nicolás Maduro e altri sostengono l’uomo che lo sfida, Juan Guaidó.

Le alleanze politiche in ambito internazionale del presidente Maduro vanno dalla Russia alla Cina, da Cuba, Iran e persino alla Corea del Nord. Con la Corea del Nord è stato stabilito un partenariato che trova le sue radici nella lunga storia dello stato dell’Asia orientale nel sostenere i proclamati movimenti socialisti o antimperialisti in America Latina. Allo stato attuale, i due paesi sono alle prese con sanzioni economiche e un crescente isolamento internazionale.

Il Venezuela è uno dei cinque paesi dell’America Latina che ospita un’ambasciata della Corea del Nord insieme a Perù, Cuba, Brasile e Messico. Infatti, proprio nello scorso mese di agosto, il Venezuela ha aperto un’ambasciata a Pyongyang. Nell’occasione, il viceministro degli Esteri venezuelano, Ruben Dario Molina non aveva esitato a criticare gli “attacchi” statunitensi contro i governi di Caracas e Pyongyang.

Entrambi i paesi hanno stabilito relazioni diplomatiche nel 1974. Le relazioni sono gradualmente migliorate sotto i governi di Hugo Chávez e Nicolas Maduro. I due paesi sono entrambi critici nei confronti degli Stati Uniti. La Corea del Nord ha aperto un’ambasciata a Caracas nel 2015.

L’attuale leader venezuelano, Nicolas Maduro, starebbe cercando di rafforzare i legami con i suoi rimanenti alleati a seguito di una lunga lotta di potere tra lui e il leader dell’opposizione Juan Guaido, durante la quale molti paesi si sono schierati con quest’ultimo. Durante la crisi presidenziale venezuelana del 2019, la Corea del Nord è stata tra i 22 paesi che hanno riconosciuto Nicolás Maduro come presidente legittimo del Venezuela. Il 25 settembre scorso una delegazione venezuelana si è recata a Pyongyang accolta da Choe Ryong-hae, presidente del Presidium dell’Assemblea suprema del popolo della Corea del Nord.

Secondo il Military Watch magazine, le forze armate nordcoreane forniscono addestramento a un certo numero di avversari del Blocco occidentale con risultati significativi, tra loro Hezbollah, Siria, Yemen e Cuba, e potrebbero potenzialmente fungere da fonte principale del know-how militare per Caracas. Inoltre, il Venezuela per rafforzare le sue difese, potrebbe ricorrere ai meno costosi sistemi di armamento nordcoreani. La Corea del Nord produce sistemi avanzati di difesa aerea come il KN-06, sistemi missilistici da crociera anti-nave come il Kumsong-3 e un’ampia varietà di altre attrezzature, dai veicoli da combattimento corazzati, ai carri armati, ai missili balistici e ai sistemi radar. Fonti stampa riferiscono che i due paesi avrebbero firmato una serie di accordi di alto livello, inclusi quelli per la cooperazione militare e tecnologica. I due paesi hanno già accordi di cooperazione nel settore alimentare e agricolo.

Un partner di primaria importanza per il Venezuela è la Russia che cercherebbe di esercitare una certa influenza sui paesi della regione considerati il “cortile degli Stati Uniti”, e per questo il Venezuela sarebbe diventato il loro miglior alleato. La Russia mantiene una presenza militare in Venezuela, ha accordi commerciali con le raffinerie del paese e avrebbe concesso prestiti a Caracas che supererebbero i 20 miliardi di dollari. Inoltre, il governo di Vladimir Putin sarebbe diventato il più grande fornitore di armi e veicoli militari della dittatura di Maduro. In particolare, Mosca avrebbe fornito lanciarazzi, carri armati, missili telecomandati, elicotteri e caccia bombardieri Sukhoi 30 e altro. Nel mese di dicembre dello scorso anno Mosca aveva inviato due bombardieri strategici russi in Venezuela scatenando proteste da parte di Washinton. Si trattava di due Tupolev 160, accompagnati da un Antonov An-124Ruslan e da un Ilyushin Il-62,  che trasportavano equipaggiamenti, ricambi e personale diplomatico per una missione nel Paese sudamericano. Nel mese di marzo 2019, due aerei da trasporto militare russi sarebbero atterrati a Caracas con a bordo un centinaio di soldati nell’ambito della cooperazione tecnico-militare tra i due paesi.

Anche la presenza della Cina in Venezuela sarebbe diventata una minaccia per gli Stati Uniti e i paesi della regione. Pechino starebbe cercando di assumere il controllo dei principali settori industriali ed economici del Venezuela attraverso ingenti investimenti e prestiti in cambio di partecipazioni nelle società del gas e del petrolio venezuelane. Secondo Craig Faller, capo of the U.S. Southern Command, “la Cina sta cercando di imporre il proprio controllo economico al Venezuela investendo in infrastrutture e fornendo grossi prestiti che Caracas potrebbe avere difficoltà a rimborsare”.

Caracas non deve fare i conti solo con l’embargo imposto dagli Stati Uniti ma anche con quello di altri paesi, tra cui i paesi dell’UE. Il Consiglio dei ministri degli esteri europei ha varato una serie di sanzioni contro il Venezuela, che comprende tra l’altro l’embargo della vendita di armi e di “altri materiali ad esse collegati”. In particolare, tutti i trasferimenti di merci e tecnologia elencati nell’elenco comune delle attrezzature militari, esclusi quelli che facevano parte di contratti firmati prima del 13 novembre 2017, sono soggetti bloccati. Inoltre, l’embargo ha vietato i trasferimenti di “attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna”, come veicoli antisommossa, alcuni tipi di esplosivo e giubbotti antiproiettile. L’embargo è in vigore fino al 14 novembre 2019.

L’attuale crisi venezuelana ha oltrepassato i suoi confini per diventare più di una semplice lotta politica interna tra il governo e l’opposizione. Il conflitto si è intensificato e si è sviluppato in uno strumento di contrasto tra Stati Uniti, Russia, Cina e vari alleati europei. Dal punto di vista geopolitico, il Venezuela rappresenta un obiettivo importante non solo per la posizione geografica ma anche per le sue maggiori riserve mondiali di petrolio greggio e importanti riserve di oro, bauxite, ferro, carbone, diamanti e minerali rari come il coltan.

Elvio Rotondo

Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”

Tags: alleanzacinaCorea del NordRussiaVenezuela
Elvio Rotondo

Elvio Rotondo

Nato a Cassino il 16 dicembre 1961, militare in congedo, laureato in scienze organizzative e gestionali presso l’Università degli studi La Tuscia di Viterbo, si è arruolato nell’Esercito Italiano nel 1978 prestando servizio in diversi reparti sul territorio nazionale. Nel corso della carriera militare si è occupato prevalentemente di Guerra Elettronica, di Intelligence e di Cooperazione Civile-Militare. Ha prestato servizio inoltre presso l’Ambasciata d’Italia di Seoul (Ufficio dell’Addetto Militare) e in ambito multinazionale presso il Multinational Cimic Group. Tra i molti corsi previsti per il proprio incarico, ha frequentato: NATO Intelligence Course, NATO Open Source Intel Course, NATO Intel Analyst Course, NATO Tactical CIMIC Course. È conoscitore della lingua inglese, russa, persiano farsi. In ambito internazionale ha preso parte alle operazioni NATO nei Balcani. Nel 2014 è stato collocato nella riserva. Collabora con il Think Tank Il Nodo di Gordio dal 2013 in qualità di Country Analyst. Autore del Blog 38esimoparallelo.com. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su: “Il Giornale.it. “Affari Internazionali”; “Geopolitical Review”; “L’Opinione”; “Geopolitica.info”; “Analisi Difesa”.

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