Situazione alquanto complicata nel Mali, soprattutto nella parte settentrionale del paese, che in seguito a un colpo di stato militare nel 2012 è caduta sotto il controllo dei separatisti Tuareg e degli estremisti islamici collegati ad al-Qaeda. Nel 2013, un intervento guidato dai francesi ha sbaragliato gli estremisti, ma alcuni gruppi restano tuttora attivi lanciando attacchi periodici contro obiettivi governativi e delle forze di pace internazionali. Nel paese è presente una forza di pace dell’ONU che si occupa della stabilizzazione e affronta giornalmente problematiche legate alla sicurezza con minacce persistenti. Dal luglio 2013, 33 peacekeepers della missione MINUSMA1 sono morti e 109 sono rimasti feriti. Negli ultimi giorni, la forza di pace ha subito attacchi quotidiani ai propri convogli nelle vicinanze di Gao, così come a Nampala, città centrale lungo il confine mauritano.
La missione delle Nazioni Unite di stabilizzazione nel Mali (MINUSMA) è stata di gran lunga l’operazione più pericolosa di mantenimento della pace delle Nazioni Unite nel 2014, diventando il bersaglio principale dei gruppi militanti islamici che operano nel nord del paese. Molte delle vittime della forza di pace sono state colpite da ordigni esplosivi soprattutto a bordo di veicoli di MINUSMA poiché i contingenti africani che costituiscono la maggior parte della forza sono scarsamente attrezzati e spesso utilizzano pickup non protetti, altamente vulnerabili agli IED (Improvised Explosive Device). In un rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite pubblicato il 23 dicembre, è stato osservato che “i dispositivi esplosivi improvvisati [IED] e mine anticarro collocati lungo gli itinerari utilizzati dai peacekeepers di MINUSMA hanno ostacolato gravemente le operazioni“. Di conseguenza, per contrastare tale minaccia, la missione dell’ONU avrebbe accelerato il programma di Counter-IED, includendo l’acquisto di veicoli attrezzati contro le mine e ambulanze blindate, l’addestramento, la prevenzione per il proprio personale, e tutoraggio per le due società di smaltimento di ordigni esplosivi con una limitata esposizione alla minaccia.
Il 2015 è iniziato con altri attacchi IED, il 9 gennaio, causando 7 feriti tra i peacekeepers senegalesi, a bordo di un veicolo a Kidal. Inoltre, alcuni militanti, possibili appartenenti ad Al-Qaeda, avrebbero ucciso almeno 5 persone nella città Nampala, a circa 530 chilometri da Bamako e vicino al confine con la Mauritania. Durante il consiglio di sicurezza dell’ONU, tenutosi il 6 gennaio 2015, il Sotto-Segretario Generale per le operazioni di peacekeeping ha sollecitato la fine delle violazioni del cessate il fuoco nel Mali poiché la situazione della sicurezza nel nord del paese è rimasta “estremamente instabile“, vanificando lo sviluppo socio-economico, i diritti umani e l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari tanto necessari. Il Ministro degli Esteri del Mali, Abdoulaye Diop, intervenuto nel meeting, ha dichiarato che è essenziale che venga affrontata prima la crisi libica, perché fintanto che tale situazione rimane insoluta, sarà impossibile risolvere la crisi nel Mali. Ha fatto inoltre un appello al Consiglio di Sicurezza per stabilire con l’Unione Africana una Forza allo scopo di neutralizzare i gruppi armati, aiutare la riconciliazione nazionale e creare istituzioni democratiche stabili in Libia.
Il deserto nel sud della Libia, dalla fine del regime di Gheddafi, è diventato una roccaforte di diversi gruppi armati, alcuni con legami con al-Qaeda, e punto di passaggio del traffico di armi diretto nei paesi del Sahel, area non meno pericolosa di Iraq e Siria. Il governo del Mali e i gruppi armati hanno in programma di incontrarsi all’inizio del mese di febbraio per discutere i termini di una bozza di accordo di pace presentato nel mese di novembre. Si sono tenuti solo tre incontri dal luglio 2014 – sotto l’egida del governo algerino, con il sostegno MINUSMA – avevano portato ad un progresso “piuttosto modesto”.
Elvio Rotondo
Country Analyst
1 La missione MINUSMA (The United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) è stata istituita con la risoluzione 2100 del 25 aprile 2013 del Consiglio di sicurezza a supporto dei processi politici nel paese e svolgere vari compiti relativi al ripristino della sicurezza con particolare riferimento ai principali centri abitati ed alle linee di comunicazione, includendo la protezione dei civili, il monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e la creazione di condizioni adeguate per fornire assistenza umanitaria e per il ritorno delle persone sfollate