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Home Breaking News

La leadership talebana in un Afghanistan ormai perso

by Elvio Rotondo
15 Agosto 2021
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I talebani, rimossi dal potere nel 2001 dagli americani, sono conosciuti principalmente per applicare brutalmente una versione oscurantista della sharia e per sopprimere le minoranze religiose in Afghanistan.
Il fondatore, il Mullah Mohammad Omar, eclissato dopo il rovesciamento da parte delle forze locali sostenute dagli Stati Uniti, sarebbe morto nel 2013.

Si è portati a guardare ai talebani come un gruppo unico, ma ci sono diversi fazioni al suo interno, anche in lotta tra di loro. Ne sono la dimostrazione, le lotte intestine che si sono succedute alla morte del loro fondatore e leader storico.

Secondo recenti stime della Nato, i combattenti talebani dovrebbero essere circa 85.000, ma con l’aggiunta di altri gruppi di miliziani e fiancheggiatori, quel numero potrebbe superare i 200.000. Più numerosi che mai da quando sono stati cacciati nel 2001. Con lo sgretolamento dell’esercito afghano e il passaggio di molti soldati tra le loro fila (diserzioni in massa), il numero è destinato a salire vertiginosamente man mano che avanzano verso Kabul. Il controllo del territorio è in continuo evolversi, vista la continua avanzata e conquista del territorio afghano.

I Talebani sono guidati da Mawlawi Hibatullah Akhundzada. Ci sono tre vice. I due vice, Haqqani (capo dell’Haqqani Network) e Yaqoob (figlio del Mullah Omar) non sarebbero probabilmente molto vicini tra di loro. L’altro vice è Mullah Abdul Ghani Baradar)

Nel passato recente Haqqani sarebbe stato alleato del Pakistan e di al-Qaeda, mentre Yaqoob sarebbe stato favorevole al processo di pace con gli Stati Uniti e al riavvicinamento con l’India. L’ascesa di Yaqoob avrebbe potuto quindi sembrare una buona notizia per Washington. Ma, secondo quanto riporta la BBC, poiché le fazioni di Yaqoob e Haqqani competono tra loro per il potere, è probabile che ne possano derivare, in futuro, lotte intestine con possibili spaccature e separazioni. 

Fonti dello scorso anno riportano che dopo aver assunto il potere nel 2016, Akhundzada ha diviso intenzionalmente il controllo operativo delle forze militari talebane tra Haqqani e Yaqoob per impedire ai due di creare fazioni scissioniste potenzialmente forti. Yaqoob ha assunto il ruolo di capo delle operazioni e del portafoglio degli affari in Afghanistan. Tra i suoi sostenitori ci sono Qayyum Zakir, influente nella provincia afgana di Helmand, area produttrice di narcotici, e Ibrahim Sadar, una voce potente nella shura o consiglio di Helmand.

La leadership

Haibatullah Akhunzada
Conosciuto come il “Leader dei fedeli”, è il capo supremo dei talebani che detiene l’autorità finale sugli affari politici, religiosi e militari del gruppo.
Akhunzada ha preso il comando quando il suo predecessore, Akhtar Mansour, (leader dei talebani dal 29 luglio del 2015 al 21 maggio del 2016) è stato ucciso in un attacco portato da droni statunitensi vicino al confine afghano-pakistano nel 2016. Per 15 anni, fino al 2016, Akhunzada avrebbe insegnato e predicato in una moschea a Kuchlak, una città nel sud-ovest del Pakistan.

Mullah Mohammad Yaqoob
Il figlio del fondatore talebano Mullah Omar, Yaqoob sovrintende alle operazioni militari del gruppo. È stato proposto come leader generale del movimento durante varie lotte per la successione. Ma ha proposto Akhunzada nel 2016 perché sentiva che gli mancava l’esperienza sul campo di battaglia ed era troppo giovane. Si pensa che Yaqoob abbia poco più di 30 anni.

Sirajuddin Haqqani
Figlio del comandante mujaheddin Jalaluddin Haqqani, Sirajuddin guida la rete Haqqani, un gruppo che sovrintende alle risorse finanziarie e militari dei talebani attraverso il confine tra Pakistan e Afghanistan.
Alcuni esperti ritengono che gli Haqqani abbiano introdotto attentati suicidi in Afghanistan e sono stati accusati di diversi attacchi di alto profilo in Afghanistan, tra cui un raid al miglior hotel di Kabul, un tentativo di assassinio dell’allora presidente Hamid Karzai e un attacco suicida all’ambasciata indiana.

Mullah Abdul Ghani Baradar
Uno dei co-fondatori dei talebani, Baradar ora dirige l’ufficio politico dei talebani e fa parte della squadra negoziale che il gruppo ha a Doha per cercare di concludere un accordo politico che potrebbe aprire la strada a un cessate il fuoco in Afghanistan. Il processo non è riuscito a compiere progressi significativi negli ultimi mesi.
Baradar, che si dice sia stato uno dei comandanti più fidati del Mullah Omar, è stato catturato nel 2010 dalle forze di sicurezza nella città di Karachi, nel sud del Pakistan, e rilasciato nel 2018.

Sher Mohammad Abbas Stanikzai
Ha vissuto a Doha per quasi un decennio ed è diventato il capo dell’ufficio politico del gruppo nel 2015. Ha preso parte ai negoziati con il governo afghano e ha rappresentato i talebani in viaggi diplomatici in diversi paesi. Durante il governo talebano in Afghanistan nel 1996-2001, Stanakzai è stato viceministro degli affari esteri sotto il ministro degli Esteri Wakil Ahmed Muttawakil e successivamente viceministro della sanità.

Abdul Hakim Haqqani
È il capo della squadra negoziale dei talebani. Ex capo della giustizia ombra dei talebani è a capo del suo potente consiglio di studiosi religiosi ed è ampiamente ritenuta persona di fiducia di Akhunzada. 53 anni, è figlio del mullah Khodaidad Akhund ed è nato nel distretto di Panjwai della provincia di Kandahar. È un membro della tribù Ishaqzaee.
Abdul Hakim Haqqani è stato giudice nel tribunale di Kandahar durante il regime talebano e ha insegnato nelle scuole a Kandahar e nella madrassa di Haqqani in Pakistan. È stato nominato capo della giustizia dei talebani cinque anni fa ed è noto per le sue opinioni aggressive.

Dietro il fallimento della missione internazionale in Afghanistan, perché di questo si tratta, ci sono molteplici ragioni, non ultima la capacità dei talebani, che potrebbero senza indugio essere paragonati a dei tagliagole senza scrupolo, di aver saputo persuadere molti afgani a combattere (con le buone o con le cattive) utilizzando l’islam contro un “invasore straniero” e un governo ritenuto corrotto. 

Attualmente, la situazione sul campo è completamente favorevole ai talebani. La maggior parte delle forze governative si consegna ai talebani senza combattere poiché ormai prive di motivazioni, in quanto, probabilmente, non disposte a combattere per un governo corrotto e non molto supportato dalla popolazione. 

Elvio Rotondo
Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: AfghanistanleadershipTalebani
Elvio Rotondo

Elvio Rotondo

Nato a Cassino il 16 dicembre 1961, militare in congedo, laureato in scienze organizzative e gestionali presso l’Università degli studi La Tuscia di Viterbo, si è arruolato nell’Esercito Italiano nel 1978 prestando servizio in diversi reparti sul territorio nazionale. Nel corso della carriera militare si è occupato prevalentemente di Guerra Elettronica, di Intelligence e di Cooperazione Civile-Militare. Ha prestato servizio inoltre presso l’Ambasciata d’Italia di Seoul (Ufficio dell’Addetto Militare) e in ambito multinazionale presso il Multinational Cimic Group. Tra i molti corsi previsti per il proprio incarico, ha frequentato: NATO Intelligence Course, NATO Open Source Intel Course, NATO Intel Analyst Course, NATO Tactical CIMIC Course. È conoscitore della lingua inglese, russa, persiano farsi. In ambito internazionale ha preso parte alle operazioni NATO nei Balcani. Nel 2014 è stato collocato nella riserva. Collabora con il Think Tank Il Nodo di Gordio dal 2013 in qualità di Country Analyst. Autore del Blog 38esimoparallelo.com. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su: “Il Giornale.it. “Affari Internazionali”; “Geopolitical Review”; “L’Opinione”; “Geopolitica.info”; “Analisi Difesa”.

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