Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in un comunicato, ha reso noto che le navi mercantili dovranno nuovamente rafforzare le loro difese contro il possibile abbordaggio da parte dei pirati somali, che starebbero riprendendo le incursioni nelle acque al largo dell’Africa orientale, dopo cinque anni di calma. Nelle ultime otto settimane si sarebbero verificati diversi attacchi a navi mercantili da parte dei pirati al largo delle coste somale, mentre non sono stati registrati attacchi nel 2016. I militari americani della base di Camp Lemonnier, in Gibuti, starebbero monitorando gli attacchi.
Uno degli ultimi casi di pirateria, riportato in un rapporto dell’Ufficio dell’Intelligence Navale, è avvenuto il 22 aprile scorso quando sei persone armate, a bordo di un gozzo, hanno inseguito e fatto fuoco contro la nave cisterna COSTINA, a nordovest di Hobyo. La nave ha subito dato l’allarme al quale ha risposto una nave da guerra. I pirati hanno inseguito la nave per quasi due ore per poi allontanarsi a causa delle continue manovre evasive. Un membro dell’equipaggio è rimasto ferito.
Thomas D. Waldhauser, capo di AFRICOM, ha detto che la siccità e la fame in Somalia sarebbero, probabilmente, la causa del recente aumento degli attacchi. I pirati, negli abbordaggi hanno sequestrato cibo e petrolio. Si pensa che gli autori della maggior parte di questi attacchi siano i pirati della Somalia centrale o del Puntland, regione semiautonoma nel nord-est della Somalia.
I militari esortano le compagnie di trasporto civili a rafforzare la loro sicurezza. La ripresa della pirateria nel corridoio del Corno d’Africa avviene dopo che le forze anti pirateria e le compagnie di navigazione hanno abbassato la guardia. Una forza navale della NATO si è ritirata dal Corno d’Africa lo scorso dicembre, proprio a seguito della diminuzione degli attacchi pirateschi. Le missioni antipirateria della NATO, “Ocean Shield“, così come quella dell’Unione europea e di altri paesi avevano portato a una significativa riduzione degli attacchi dei pirati arrivando a bloccare la cattura di navi al largo della Somalia dal maggio 2012. Secondo quanto riportato da Foreign Policy, nella zona rimane una forza dell’Unione europea ma molte navi di carico che solcano le acque della Somalia hanno anche smesso di adottare misure fondamentali di prudenza, come l’assunzione di guardie armate a bordo e la navigazione ad alta velocità lontano dalla costa.
La rotta che passa attraverso il Golfo di Aden è di fondamentale importanza per la salute dell’economia mondiale visto che 20.000 navi, e un non trascurabile 20 per cento delle esportazioni mondiali, vi passano attraverso, ogni anno. Secondo alcuni funzionari il ritorno degli attacchi potrebbe portare ad un altro impegno internazionale coordinato per combattere la pirateria.
Uno dei pilastri principali della pirateria è la pesca illegale dilagante che depaupera le risorse ittiche locali e spinge alcuni pescatori a impugnare le armi. I proventi dell’attività della pirateria somala andrebbero anche a finanziare il gruppo terroristico Al-Shabaab che opera in tutta l’area.
Gibuti, nel Corno d’Africa, si trova proprio di fronte al Golfo di Aden, Yemen, ed è l’avamposto americano che viene utilizzato come base operativa per le missioni, tra cui la sorveglianza delle organizzazioni estremiste islamiche come Al-Shabab, in Africa orientale, e l’aiuto alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro gli Houthi in Yemen. La base Americana, Camp Lemonnier, è stata stabilita dopo gli attacchi dell’11 settembre, con lo scopo di avere un punto d’appoggio in Africa per controllare i gruppi di Qaeda nel continente e nel medio Est. A Gibuti ci sono, naturalmente, oltre agli americani, i giapponesi, gli italiani e ora anche i cinesi.
Il ritorno degli attacchi di pirateria lungo le coste somale arriva nel momento in cui il governo di Mogadiscio, sostenuto dalle Nazioni Unite, sta cercando di combattere al-Shabab. La maggior parte dei combattimenti contro il gruppo estremista è sostenuta dalla forza regionale, supportata dall’Unione Africana, forte di 22.000 soldati, ma alcuni paesi partecipanti fanno sapere che stanno pianificando il ritiro delle proprie truppe dalla Somalia (Amisom) a partire da ottobre 2018.
Il 30 marzo scorso il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, aveva riferito della approvazione di una proposta del Dipartimento della Difesa destinata a fornire ulteriore supporto (come il fuoco di precisione) alla missione dell’Unione africana in Somalia (AMISOM) e delle forze di sicurezza somale per sconfiggere al-Shabaab in Somalia. Negando cosi al gruppo un rifugio sicuro da dove potrebbe attaccare gli interessi degli Stati Uniti nella regione. Le forze somale e dell’AMISOM hanno già ottenuto notevoli successi nel recuperare territorio ad al-Shabaab e un ulteriore supporto americano li aiuterà ad aumentare la pressione sul gruppo terroristico e ridurre il rischio per le forze partner durante le operazioni. Le forze armate del paese, poco preparate e mal equipaggiate, devono compiere sostanziali progressi per poter sostituire la forza regionale. Al momento, le forze armate della Somalia hanno 12.000 combattenti.
Il fenomeno pirateria non interessa solo le acque della Somalia, ma anche quelle di Indonesia, Malaysia, Singapore, Bangladesh e Vietnam nelle quali, nel 2016, si sono comunque registrati, in modo significativo, meno attacchi rispetto al 2015.
Elvio Rotondo
Country Analyst
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