Esistono delle regole di bon ton anche nelle istituzioni europee. Ed una di queste regole prevede che i commissari europei non commentino le indiscrezioni di stampa relative, ad esempio, alle manovre economiche dei singoli Paesi. Prima di commentare, infatti, si deve attendere che vengano consegnate le carte, che vengano analizzate e, solo a quel punto, si può esprimere un parere, positivo o negativo che sia.
In questi giorni, invece, stiamo assistendo ad un profluvio di chiacchiere a vuoto da parte dei commissari, anche su temi che non li riguardano specificamente. Neanche fossero seduti ad un tavolo di un bar. E, considerando che uno dei principali accusatori dell’Italia è il francese Moscovici, insieme al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, la questione è ancora più grave.
Dunque Moscovici, non avendo a disposizione il testo della manovra italiana, si scaglia contro il governo giallo-verde, definendolo xenofobo. Ha qualche attinenza con il bilancio, di cui dovrebbe occuparsi? No, ma l’importante è tenere l’Italia sotto tiro. Ma Moscovici o Juncker sono intervenuti a gamba tesa sulla Francia che, per il 2019, ha programmato un rapporto Deficit/Pil del 2,8% a fronte del 2,4% italiano? No, ovviamente. Sotto accusa resta solo l’Italia, magari collocandola sul banco degli imputati insieme all’Ungheria.
Una scorrettezza istituzionale insolita ed inaccettabile. Spiegabile solo con i timori dei commissari di venir mandati a casa in seguito al voto per le elezioni europee della prossima primavera. Per questo occorre arginare l’Italia che potrebbe trainare l’opposizione generale contro il vecchio modo di intendere l’Europa, come ha ben spiegato il Ministro per gli Affari Europei Paolo Savona e come ha riportato nei giorni scorsi il think tank “Il Nodo di Gordio”.
Augusto Grandi
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”