LIMPERFETTO, il titolo della nuova raccolta di poesie (Publimedia) di Gianluca Versace, è una specie di neologismo. Questo termine “che non esiste”, è venuto così all’autore, in modo impertinente e d’istinto: soltanto “dopo” che si è formata questa parola…senza l’apostrofo…. che va tra una parola e l’altra…questo termine…lessicalmente imperfetto e clandestino…Versace ha pensato che esprimesse bene e in modo sintetico il senso del nuovo lavoro letterario. LIMPERFETTO è una fusione, un insieme di espressioni, di tempi verbali e significati: è perfezione ed è pure il suo contrario; è uno scambio di ruoli e di parti, che ritengo parte integrante delle vite di tutti: cioè, la perfezione e la sua spasmodica ricerca gli sono proprie, racconta Gianluca Versace, sin da bambino. Ma col trascorrere del tempo, in seguito Versace si è reso conto dei rischi, quelli di farsene travolgere: come se la perfezione potesse fare a meno dell’autore, il presunto perfezionista. Ma soprattutto, come se potesse portarlo a fare a meno degli altri, tutti gli “imperfetti” che hanno disseminato e “arricchito” di imperfezioni il suo cammino. E poi. Limpidezza, purezza ma anche opacità, se non addirittura torbidezza e morbosità, ma pure ingenuità e disillusione. Imperfetto è però anche l’imperfetto come tempo verbale…dal punto di vista aspettuale, è considerato un tempo imperfettivo perché evidenzia l’aspetto dello svolgimento, del ripetersi o del perdurare dell’evento. L’imperfetto fa parte dei tempi che coniugano le voci verbali al passato, esprimendo concetti (e quindi anche azioni) non conclusi del tutto, che fanno parte del nostro passato, ma che non possiamo e dobbiamo considerare ancora terminati. Le cui contingenze e coordinate di inizio e fine sono considerate incompiute. Per fare un esempio, l’imperfetto può indicare un’azione captata nel suo svolgersi – ….mentre il ragazzo leggeva, andò via la luce -: oppure un evento abituale (correvo ogni giorno per circa un’ora). Insomma, la poesia rappresenta la nobiltà della letteratura e lo è, perché attraverso la sua profonda bellezza ha la forza di far emergere i segreti più intimi dell’essere umano. La sua bellezza trainante esprime vari sentimenti di vita e, l’aspetto creativo che produce, ha la forza primigenia di colpire trasversalmente tutti coloro che possiedono una particolare sensibilità come i letterati, i filosofi, gli attori e i registi cinematografici che da questa fonte si ispirano. Gianluca Versace, è un Poeta che racchiude in se questa sottile creatività e la sua ultima opera “Limperfetto” edito da (Publimedia Conegliano, pp. 157, 2022) l’ha dedicata al padre Vincenzo. Perduto all’inizio del 2017. La sua mancanza e il forte dolore, hanno spinto Gianluca Versace a gettarsi anima e corpo nella poesia e per comprendere la profondità dei suoi brani occorre evidenziare il rapporto speciale, quasi simbiotico, che aveva col genitore improntato a superare qualsiasi confine immaginabile. Un rapporto ricchissimo, fatto di somiglianza fisica e complicità umana, ma soprattutto di affinità culturale e sintonia spirituale. Un legame di saggezza che ha ammantato tutti i suoi brani, distribuendo frammenti di vita che penetrano nel profondo del cuore. Con la sua poesia, gli invalicabili tabu crollano e si alternano all’intensità dei ricordi di ogni lettore, annullando qualsiasi resistenza. Un velo di tristezza nasce quando l’opera è quasi giunta al termine ed al culmine, ma vi possiamo assicurare che vale la pena leggerla per sentirsi meglio.