Intervento dell’Ambasciatore della Repubblica di Serbia in Italia, S.E. Goran Aleksić.
Il Governo della Repubblica di Serbia ha elaborato un piano strategico di vaccinazione anti Covid-19 che ha come obiettivo un celere raggiungimento dell’immunità del 40% della popolazione entro fine aprile. Per raggiungere tale obiettivo, il Governo – insieme al Presidente della Repubblica Aleksandar Vučić – si è speso al fine di poter disporre di quantità sufficienti di vaccini e al tempo stesso di dare la possibilità ai cittadini di scegliere il vaccino che desiderano gli sia somministrato. Pertanto, la vaccinazione di massa, iniziata in Serbia il 19 gennaio u.s. (il primo vaccino in assoluto è stato somministrato al Presidente del Governo Ana Brnabic il 24 dicembre u.s.), prevede la possibilità di scegliere tra i quattro vaccini: Pfeizer/Biontech, il cinese Sinopharm, il russo Sputnik V e l’Astra Zeneca.
Secondo i dati, il 70% dei vaccinati ha ricevuto il vaccino Sinopharm (più di un milione di cittadini), il 12% ha ricevuto il vaccino Pfizer, il 9% Sputnik V e il 9% il vaccino AstraZeneca. Nella prima settimana di aprile, la Serbia ha battuto il proprio record per il numero di persone vaccinate, quando sono state vaccinate più di 75.000 persone. Un risultato di cui, in proporzione al numero di cittadini, anche i paesi più sviluppati d’Europa e del mondo non possono essere orgogliosi. L’obiettivo è quello di avere più di 2.800.000 persone vaccinate e 2.200.000 rivaccinate entro la fine di maggio e più di tre milioni di persone vaccinate e rivaccinate entro la fine di giugno.
Si stima che entro la fine di aprile avremo circa il 40 per cento della popolazione adulta vaccinata con la prima dose di vaccino. Nella fascia di età compresa tra i 65 e i 74 anni, più del 51% della popolazione è stata vaccinata e nella fascia di età superiore ai 75 anni abbiamo il 42% di quelli vaccinati.
All’inizio di febbraio 2021, il Segretario di Stato al Ministero della Salute, ha affermato di condividere la dichiarazione del presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, secondo il quale “se ci sono possibilità, dovremmo anche aiutare i nostri vicini” e che “le storie sulla vaccinazione di massa degli stranieri in Serbia sono un esempio di disinformazione“. Il primo ministro Ana Brnabic ha affermato che la vaccinazione degli stranieri è da interpretare come un’espressione di solidarietà con le popolazioni dell’area balcanica e non è ispirata da motivazioni di carattere politico.
Gli stranieri che si rivolgono alla Serbia per la vaccinazione sono in numero di gran lunga superiore alle previsioni, ciò nonostante la Serbia sta garantendo una vaccinazione a tutti gli stranieri. Questo conferma che un gran numero di persone vogliono uscire dalla pandemia e che, al momento, c’è una grande carenza di vaccini negli altri paesi.
Pertanto, all’interno del piano strategico del Governo relativamente alla vaccinazione si collocano anche le donazioni dei vaccini che la Serbia ha ceduto alla Macedonia del Nord, alla Bosnia ed Erzegovina, al Montenegro. La Serbia è inoltre venuta incontro alla richiesta del Tribunale Costituzionale della Bosnia ed Erzegovina, procedendo con la vaccinazione dei lavoratori del detto Tribunale, alla richiesta dell’Associazione Giornalisti macedone insieme a quella dell’Associazione Giornalisti serba procedendo con la vaccinazione di 105 giornalisti della Macedonia del Nord.
Come dichiarato dalla Prima Ministra Ana Brnabić, l’enorme successo della vaccinazione della popolazione della Regione dei Balcani Occidentali “è anche il modo per innalzare il livello di sicurezza comune, dato che senza la sicurezza delle persone nella Regione, nemmeno i cittadini serbi possono essere sicuri”. Il primo ministro ha aggiunto che l’immagine più rappresentativa di questa iniziativa è stata quando gli assistenti di volo in divisa delle compagnie aeree albanesi sono venuti a Belgrado per la vaccinazione”. Anche la Camera di commercio serba ha annunciato che sono stati forniti 10.000 vaccini per uomini d’affari e dipendenti della regione.
Il direttore dell’Ufficio per IT e eGovernment riferisce che è stato richiesto agli stranieri – anche mediante comunicati via radio ed attraverso la televisione – di non recarsi in Serbia senza una preventiva registrazione attraverso il portale di eGovernment. Nonostante queste raccomandazioni alcuni sono arrivati accompagnati dai genitori, coniugi, fratelli e sorelle ma nessuno di loro è stato respinto e si è provveduto a vaccinare anche coloro che non erano prenotati in precedenza. Finora, circa 22mila cittadini stranieri sono stati vaccinati contro il coronavirus in Serbia, e tutti sono stati immunizzati con il vaccino Oxford AstraZeneca. L’immunizzazione di massa in Serbia è iniziata a metà gennaio, e finora sono state somministrate circa 2,35 milioni di dosi e 920.000 persone sono state vaccinate. Il presidente dell’Assemblea della città di Belgrado, Nikola Nikodijević, ha dichiarato che in un solo week end sono state vaccinate quasi 18.000 persone provenienti dalla regione balcanica. Ad oggi, in Serbia sono stati somministrati 2,6 milioni di vaccini, di cui il numero di 1,1 milione rappresenta i cittadini a cui è stato inoculato anche il richiamo (ovvero il 20% della popolazione adulta della Serbia).
Il 26% di tutta la popolazione adulta è stato vaccinato con almeno la prima dose, e il 20% anche con il richiamo.
Il piano strategico prevede anche l’inizio della produzione del vaccino Sinopharm entro il 15 ottobre di quest’anno nonché del vaccino Sputnik V entro il maggio prossimo. Le due fabbriche di vaccini avranno capacità di produrre da 30 a 40 milioni dosi, consentendo una successiva esportazione verso i paesi della Regione.
In accordo con la linea espressa dal Presidente Vucic, Il primo ministro Ana Brnabic ha deciso di aiutare la regione balcanica e ha invitato gli abitanti dei paesi vicini a vaccinarsi. Grazie a questa iniziativa, la Serbia ha potuto evitare di distruggere 20.000-25.000 vaccini AstraZeneca, che scadevano all’inizio di aprile.
Il Governo della Serbia non ha tardato a provvedere alla vaccinazione del corpo diplomatico presente sul suo territorio. E infatti, è già terminata anche la somministrazione dei richiami a 1300 componenti del corpo diplomatico che si erano registrati per la vaccinazione.
La campagna è anche sostenuta dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Team delle Nazioni Unite per i diritti umani e il Team per l’inclusione sociale e la riduzione della povertà del governo serbo, in collaborazione con il Ministero della Amministrazione statale e autogoverno locale. La Serbia ha iniziato la vaccinazione dei migranti, iniziativa che ha riscontrato l’approvazione e la gratitudine del Capo Rappresentanza dell’UNHCR in Serbia, Francesca Bonelli. Le attività sono state supportate dal governo britannico attraverso il progetto “Supporto alla Repubblica di Serbia per l’attuazione di un piano di immunizzazione efficace per COVID-19”. Il supporto è stato fornito anche dall’Office of Information Technology e e-Government attraverso la fornitura di infrastrutture e attrezzature.
Nonostante l’apertura del piano di vaccinazione ai cittadini stranieri, – ovvero a coloro che si registrano regolarmente sul modulo online inserendo correttamente i dati personali – si ribadisce che non esiste alcun invito in tal senso e tanto meno l’organizzazione strutturale di una specie di “turismo vaccinale” promosso dal Governo della Repubblica di Serbia. Si precisa pertanto che è possibile intraprendere il viaggio in vista della vaccinazione solamente previa ufficiale conferma dell’appuntamento.
La Serbia, con una popolazione di 7 milioni di abitanti, ha condotto con successo la sua campagna di vaccinazione anticovid, ed è attualmente tra i primi Paesi in Europa per numero di vaccini somministrati in rapporto alla popolazione.
Grazie alle ottime relazioni diplomatiche, la Serbia ha affrontato la prima fase della campagna vaccinale utilizzando quattro tipi di vaccini. Tutti i vaccini sono stati utilizzati rispettando il target giornaliero fissato dal Governo. La scelta del Governo serbo è sempre stata quella di vaccinare più persone possibili, considerato anche che la Serbia ha le frontiere aperte con tutti i Paesi confinanti. Lo scopo principale che ha orientato le scelte del Governo serbo è stato, quindi, quello di collaborare con tutti ed offrire il vaccino a quella parte di popolazione che non aveva la possibilità di accedere facilmente alla vaccinazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA