Le recenti dimissioni del premier turco Ahmet Davutoğlu, conseguenza dei perduranti contrasti con il presidente Recep Tayyip Erdoğan, vanno lette in un’ottica più ampia e meno riduttiva di quella che tende, in questi giorni, a ricondurre l’accaduto ad un mero contrasto di personalità e, soprattutto, alla tendenza di quello che i media chiamano “il Sultano” a concentrare sempre più il potere nella presidenza, di fatto esautorando il suo primo ministro. In realtà quello cui abbiamo assistito non è altro che l’ultimo episodio di uno scontro in atto all’interno dell’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di ispirazione islamica e tendenza conservatrice, che egemonizza la politica di Ankara sin dal 2002. E che, presumibilmente, continuerà a lungo a detenere le redini del potere, vista la sostanziale evanescenza dell’opposizione democratica e kemalista.
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L’articolo di Andrea Marcigliano, Senior fellow de “Il Nodo di Gordio” su l’Opinione —> L’inquieto cielo sulla città di Ankara