Malgrado gli sforzi internazionali e le sanzioni nei confronti della Russia, la situazione in Ucraina è ancora delicata. Negli ultimi giorni si sono susseguite diverse violazioni del cessate il fuoco nella parte orientale del paese. Il 6 gennaio 2015, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), in un rapporto, ha riferito che la situazione dal punto di vista della sicurezza in Ucraina orientale sta peggiorando, in 24 ore si sono verificate 69 violazioni del cessate il fuoco facendo aggravare la situazione nella zona di Donetsk.
Le violazioni si sono verificate su entrambi i lati del conflitto, 32 violazioni da parte delle forze armate ucraine e 37 da parte dei militanti filo-russi. La maggior parte sono avvenute nelle aree vicino all’aeroporto di Donetsk e anche attorno il villaggio di Pisky. A regolare il cessate il fuoco dovrebbe esserci il famoso protocollo di Minsk, accordo firmato dai rappresentanti dell’Ucraina e delle zone indipendentiste di Donetsk e Lugansk ed entrato in vigore alle 18.00 del 5 settembre 2014. L’accordo contiene complessivamente 12 punti e in particolare definisce le modalità per garantire una tregua duratura tra le due regioni indipendentiste e il governo di Kiev e lo scambio dei prigionieri. Il 26 dicembre 2014 ha avuto luogo lo scambio di prigionieri tra il governo ucraino e i separatisti. L’accordo è stato raggiunto la vigilia di Natale dal gruppo di contatto a Minsk. Hanno partecipato alle negoziazioni i rappresentanti di Ucraina, Russia, dei separatisti e dell’OSCE.
Ma, considerati i risultati siamo ancora molto lontani dalla completa implementazione del protocollo. Sarebbero stati previsti altri incontri tra le parti in causa (26 dicembre) ma per motivi non noti i meeting sono stati cancellati. Ad incidere sullo stop degli incontri potrebbero esserci diverse spiegazioni, tra cui, la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Il mese scorso, secondo quanto riportato da “The Guardian”, il 23 dicembre, il parlamento ucraino avrebbe fatto un passo storico verso l’adesione alla NATO, approvando a larga maggioranza un disegno di legge che cambierebbe lo status del Paese, non qualificandolo più come paese “non allineato” (la non-partecipazione dell’Ucraina a qualsiasi alleanza militare e politica, e in particolare la sua non adesione alla NATO). Una classificazione data a Stati come la Svizzera che si rifiutano di unirsi ad alleanze militari.
Secondo la rivista online Forbes il voto non rappresenterebbe la richiesta di adesione alla NATO e funzionari ucraini ammettono che il loro paese non sarà in grado di soddisfare le esigenze dell’Alleanza nel breve termine. Tuttavia, Poroshenko, Presidente dell’Ucraina, favorisce l’adesione, così come la maggioranza degli ucraini. La reazione russa non si è fatta attendere e il suo primo ministro, Dmitry Medvedev, ha dichiarato che la richiesta di Poroshenko al parlamento ucraino di cambiare status è “in effetti, una domanda di adesione alla NATO, trasformando l’Ucraina in un potenziale avversario militare della Russia“. Ipotizzare un’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO è ancora improbabile poiché i leader occidentali difficilmente prenderebbero in considerazione tale richiesta a causa del rischio di una guerra con la Russia, dopo che hanno evitato con successo il conflitto durante la guerra fredda.
Elvio Rotondo
Country Analyst