Secondo stime credibili il perdurare del gioco di sanzioni reciproche fra Russia ed Occidente dovrebbe causare alla sola Unione Europea la perdita di circa 14 miliardi di dollari l’anno, prevalentemente nel settore delle esportazioni agro-alimentari, attualmente il più colpito dalle ritorsioni reciproche. Se le Cancellerie europee non sanno come tirarsi fuori da questo impasse in cui sono state trascinate dalla crisi ucraina e, molto, dall’avventurismo anti-russo di polacchi e lituani, Mosca, dal canto suo, ha l’urgenza di sostituire le importazioni agro-alimentari che provenivano dall’Europa occidentale. Supplenza che sembra destinata a venire – secondo un’analisi pubblicata su “Foreign Affairs” da Nate Schenkkan1 – in primo luogo da paesi ex- sovietici, come il Tagikistan, il Kirghizistan, l’Azerbaigian e l’Uzbekistan, che ne trarrebbero indubbi vantaggi economici, rientrando, però, di fatto nell’orbita politico-economica moscovita. Parimenti a sfruttare a loro favore la situazione potrebbero essere anche la Serbia, forte di antichi rapporti fraterni con la Russia, e soprattutto la Turchia, in cerca di nuovi mercati per le esportazioni del suo fiorente agro-alimentare.
A Putin si apre così la possibilità di espandere l’influenza di Mosca e, in prospettiva, quella della nuova Unione Eurasiatica. Tuttavia proprio la delicata partita delle sanzioni potrebbe creare problemi nell’Unione: Minsk ed Astana infatti non sono certo entusiasti di fronte alla prospettiva di venire coinvolti in un conflitto economico con l’Unione Europea. E soprattutto il Kazakhstan teme che questo venga a toccare il cruciale settore del gas e del petrolio.
Andrea Marcigliano
1 “Band of Outsiders.” Foreign Affairs. 2 Sept. 2014. Web. 2 Sept. 2014. <http://www.foreignaffairs.com/articles/141941/nate-schenkkan/band-of-outsiders>.
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Non concordo nel definire l’agro-alimentare “colpito dalle ritorsioni reciproche”, dato che l’Ue e gli Usa non hanno affatto colpito l’agro-alimentare russo e, più in generale, si sono ben guardati da colpire la piccola imprenditoria e l’artigianato, cosa che invece ha fatto la Russia – il che dà anche la misura della differenza morale in campo.
D’altra parte, leggendo l’espressione “avventurismo anti-russo” capisco da che parte si sta qui, per cui non credo che la mia osservazione troverà molta sponda.
Ovviamente l’Unione Europea non ha potuto colpire l’agroalimentare russo perché in questo campo, come in quello delle automobili, l’interscambio è totalmente sbilanciato. La ritorsione di Mosca era però facilmente prevedibile visto che gli europei erano andati a toccare altri settori di interesse per i russi. Non si tratta quindi di “differenza morale” – espressione priva di senso in politica internazionale e finanziaria – bensì di concreti interessi. Quanto all’espressione – “avventurismo anti-russo” mi sembra che sia ancora blanda per definire le posizioni di Polonia e Lituania che stanno con tutte le loro forze cercando di trascinare l’Europa in un tunnel senza via d’uscita. E questo per servire, evidentemente, interessi inconfessabili che trasformano in armi il latente sciovinismo di quei due paesi.
Andrea Marcigliano
Senior fellow “Il Nodo di Gordio”
Stati Uniti ed Unione europea hanno colpito i settori che più danneggiavano la Russia, a partire dalla finanza e dall’energia. Non hanno colpito l’artigianato perché la Russia non esporta quote singificative. Non hanno colpito l’agroalimentare perché ne hanno bisogno. Hanno colpito le nuove ricerche di energia e non l’esportazione di gas per lo stesso motivo. E Mosca ha replicato con controsanzioni che colpiscono i settori deboli dell’Europa, a partire dall’agroalimentare. Ben sapendo di poter sostituire i prodotti europei con quelli provenienti da altre aree. Le sanzioni si scelgono sulla base dei danni che provocano, non per fare un favore all’avversario.
Augusto Grandi
Senior fellow “Il Nodo di Gordio”