Il Nodo di Gordio ha intervistato l’On. Antonio Panzeri, Europarlamentare del PD, membro della Commissione Affari Esteri, della delegazione all’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo e Presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb.
All’On. Panzeri, che ha partecipato alla tavola rotonda di chiusura del workshop di geopolitica ed economia internazionale “Mediterraneo: continente liquido” promossa dal Centro Studi “Vox Populi”, abbiamo chiesto le prospettive delle relazioni internazionali dell’Europa nel contesto del Mediterraneo, alla luce delle recenti vicissitudini legate alla crisi finanziaria dei debiti sovrani e agli accadimenti che hanno visto protagonisti il Maghreb e il Medio Oriente.
Quale rappresentante italiano al Parlamento Europeo, particolarmente interessato alle relazioni internazionali della UE, come valuta le prospettive di un eventuale allargamento dell’Unione? In particolare, ha ancora senso parlarne a fronte della presente crisi?
Valuto positivamente l’allargamento realizzato e penso che ci sia un percorso ancora da compiere per completare tale processo. In particolare, con l’allargamento ai Balcani, all’Islanda, e ovviamente alla Turchia. Pur in una situazione di crisi economica e finanziaria come quella attuale, penso che le istituzioni europee debbano avere al proprio orizzonte l’allargamento perché rappresenta in ogni caso un ampliamento e rafforzamento della democrazia europea. Certo questo processo va accompagnato dal rafforzamento della governance sia sotto il profilo politico, che sociale ed economico. Questa è la condizione essenziale per conferire una più precisa identità all’UE.
Nel mondo stanno crescendo nuove realtà, nuovi Grandi Spazi che sorgono dall’associarsi di diversi Stati. Realtà come il MERCOSUR in America Latina e, in particolare quella che già in molti chiamano l’Unione Eurasiatica fra Russia, Kazakhstan, Bielorussia… quest’ultima, in particolare, per la UE rappresenta un pericoloso concorrente o una interessante, futura, “possibilità”?
Dalla caduta del muro di Berlino il mondo da bipolare è diventato sempre più multipolare. Questo lo considero un importante passo avanti perché descrive la nascita di nuove realtà e nuovi protagonismi. Tutto questo però però impone un salto di qualità nelle Relazioni Internazionali e nell’esigenza di predisporre una nuova dimensione di governance planetaria. In questo quadro anche l’Unione Eurasiatica può essere un’importante realtà sia sotto il profilo politico-istituzionale sia sotto quello dell’economia commerciale.
La Turchia, la Serbia…. due Paesi sino ad oggi esclusi dall’Unione Europea. Eppure due realtà, anche e soprattutto economiche, in notevole crescita. Quali relazioni, a Suo avviso, l’Unione dovrebbe instaurare, oggi, con loro?
Una relazione adulta. Come già detto, penso che la Serbia, il Paese più importante nella realtà balcanica, possa percorrere la strada di una maggiore integrazione europea. Permane su questa strada un ostacolo che conosciamo e che è rappresentato dal mancato riconoscimento del Kosovo. La Turchia è una importantissima realtà con la quale l’Europa ha già un rapporto privilegiato. Come sappiamo, entro il 2015 bisognerà fornire le risposte necessarie sull’ipotesi di ingresso in Europa. In questa fase, caratterizzata dalle rivolte arabe, la Turchia è venuta ad assumere un ruolo sempre più di protagonista nell’area mediterranea. È giusto chiedersi se questa importante realtà sia ancora interessata allo sbocco europeo o se invece intenda giocare una nuova partita geopolitica, ma per i rapporti consolidati fra Unione Europea e Turchia, penso che lo sbocco ideale sarebbe quello dell’ingresso nell’Unione Europea.
I recenti sconvolgimenti nel Maghreb e nel Medio Oriente hanno riportato al centro dell’attenzione mondiale il Mediterraneo. Non Le sembra che, però, l’Unione Europea manchi di politica comune e, soprattutto, di sensibilità verso quest’area?
Indubbiamente l’Unione Europea ha compiuto errori e marcato ritardi nell’area mediterranea, è stata presa alla sprovvista dalla cosiddetta primavera araba, impegnata com’era a sostenere i vecchi regimi in cambio del controllo dei processi migratori. Ciò che sta avvenendo nel Maghreb e nel Mashreq ha spazzato via le vecchie certezze e le vecchie politiche. Oggi finalmente l’Unione Europea sembra aver acquisito la necessaria consapevolezza di un cambio di marcia. È di questi giorni l’adozione da parte del Parlamento Europeo di un’importante risoluzione sulla Politica Estera di Vicinato, basata su una più rinnovata e più concreta strategia verso i paesi nordafricani. Ovviamente niente è scontato e non basta la semplice approvazione della risoluzione, ma questa resta la strada giusta sulla quale incamminarsi, riorientando la politica estera europea, fino a ieri concentrata a Est, verso Sud.