L’opposizione a Maduro assicura di non voler abbattere l’ordine costituito e punta sulle elezioni
“Nessuna intenzione di rovesciare l’ordine costituito”. L’opposizione venezuelana, dopo l’intervento della scorsa settimana dei rappresentanti dell’Unasur (Unione delle nazioni Sudamericane), ha assicurato di non aspirare ad una rivoluzione mentre ha ribadito l’urgenza di arrivare ad elezioni trasparenti e regolari.
Si smorzano, dunque, le polemiche e forse si allentano le tensioni che avevano portato all’arresto del sindaco Antonio Ledezma, accusato di essere il promotore di un colpo di Stato sostenuto dall’amministrazione statunitense. Ma se l’intervento degli altri Paesi latinoamericani è servito a superare la fase più acuta dello scontro tra il presidente Nicolàs Maduro ed il cartello delle opposizioni più radicali, la situazione del Paese resta comunque difficile. Maduro non è Chàvez, non ne ha il carisma e neppure le capacità. Sia per quanto riguarda la gestione del Venezuela sia nei rapporti internazionali.
A questo si aggiungono le difficoltà economiche internazionali che, a partire dal crollo del prezzo del petrolio, penalizzano il Venezuela ed acuiscono i contrasti sociali. Un’inflazione al 64% nel 2014, la carenza di prodotti di base – compresi i medicinali – non aiutano a tranquillizzare la popolazione. Alle prese con l’accusa delle opposizioni che considerano Maduro responsabile del fallimento economico mentre, a sua volta, il presidente accusa gli imprenditori privati di aver accaparrato le merci per pure ragioni speculative e per favorire il contrabbando, oltre che per minare il governo legittimo.
Lo scorso anno i morti negli scontri tra le due fazioni si sono contati a decine, portando ad interventi ripetuti dell’Unasur. Ora la situazione è leggermente più tranquilla, ma le prossime elezioni potrebbero portare a nuove fiammate, tra un governo che non sa come superare le difficoltà economiche e che punta sempre sull’immagine di Chàvez – scomparso ormai da due anni – ed un’opposizione che, al di là delle parole e degli impegni, non è mai riuscita a far fronte comune ed è riuscita a perdere tutte le elezioni degli ultimi 15 anni.
Alessandro Grandi con la preziosa collaborazione del nostro corrispondente da Buenos Aires, Mauro Margoni