Nel prossimo numero de “Il Nodo di Gordio” sarà presente un articolo dal titolo “Il Biologico come Arma di Distruzione di Massa” a firma dei professori Renato CAPUTO e Vittorfranco PISANO.
I recenti accadimenti connessi con la diffusione del Coronavirus, a prescindere da quale possa essere la natura del fenomeno, hanno riportato al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori il rischio del biologico quale possibile arma di distruzione di massa.
Le conseguenze del Covid-19, come oramai risulta evidente, vanno ben oltre il solo contesto sanitario, impattando in modo significativo anche sulle economie e sulla sicurezza degli Stati coinvolti. Ecco perché gli autori hanno reputato importante procedere, proprio nell’attuale frangente, con questo approfondimento che, senza avere la pretesa di dare una lettura univoca dei fatti, si propone di analizzare ogni possibile “scenario”.
I due esperti, affrontano preliminarmente il quadro generale di riferimento internazionale, illustrando i contenuti della Convenzione sulle armi biologiche (Convention on Biological Weapons – BWC) che vieta lo sviluppo, la produzione e la detenzione di armi batteriologiche (biologiche) e tossiniche (virus, batteri, microrganismi, spore, tossine) e impone la distruzione degli stock esistenti.
Gli sviluppi storici più recenti delle armi biologiche, ed alcuni incidenti non legati a motivi militari, hanno reso evidente quanto possa essere pericolosa ed insidiosa questa minaccia.
Nonostante la Convenzione sulle armi biologiche, alcuni Stati continuano a lavorare alla realizzazione di agenti biologici per uso militare.
Vengono quindi analizzate le attività “dual use”della Repubblica Popolare Cinese in ambito biologico, partendo dai contenuti del Rapporto Annuale del Dipartimento di Stato pubblicato lo scorso anno affermava che la Cina si era impegnata “in attività biologiche con potenziali applicazioni a duplice uso”.Contemporaneamente detto Rapporto − nel ricordare che la Cina possedesse dai primi anni Cinquanta almeno fino agli anni Ottanta inoltrati strumenti biologici aventi capacità offensive − esprimeva la preoccupazione che la Cina stesse violando il predetto BWC di cui era parte contraente dal 1984.
L’articolo analizza poi il laboratorio nazionale di biosicurezza di Wuhan che è una struttura di “livello di biosicurezza a livello cellulare 4” (BSL-4), il che significa che ha un alto livello di sicurezza operativa ed è autorizzato a lavorare su agenti patogeni pericolosi, tra cui l’Ebola. Nello specifico, viene quindi analizzata l’ipotesi che il Coronavirus possa essere un’arma sfuggita al laboratorio di Wuhan, valutando le posizione espresse da autorevoli studiosi, senza trascurare la posizione ufficiale del governo cinese. Viene citato il vicedirettore del dipartimento di informazione del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Geng Shuang, che ha smentito la tesi di una guerra batteriologica e del coronavirus come un’arma sfuggita da un laboratorio di Wuhan.
A seguire il parere di Richard H. Ebright, professore del Waksman Institute of Microbiology, il quale ha affermato che “in base al genoma e alle proprietà del virus non vi è alcuna indicazione che si trattasse di un virus ingegnerizzato”.
Viene poi presentata anche una teoria marginale che sostiene come il disastro potrebbe essere il risultato accidentale della ricerca sulle armi biologiche. Tra i principali sostenitori di questa teoria troviamo il prof. Francis Boyle, professore di Diritto allʼUniversità dellʼIllinois, che nel corso di un’intervista rilasciata a Geopolitics and Empire ha recentemente affermato che il Coronavirus è un’arma da guerra biologica, creata nel National Biosafety Laboratory di Wuhan. Francis Boyle nel 1989 ha redatto il Biological Weapons Act, la legge sull’antiterrorismo per le armi biologiche degli Stati Uniti d’America.
Nella disamina della minaccia biologica non poteva mancare una sezionededicata al terrorismo biologico, detto anche bioterrorismo, entrato a far parte del linguaggio comune ed anche di quello specialistico. Il costo inferiore di acquisto/produzione e la maggiore facilità d’impiego, nonché l’effetto devastante, ha indotto alcuni commentatori a denominare gli agenti biologici l’arma dei poveri.
Per gli autori l’aspetto più terrificante è riconducibile al fatto che una o più persone contemporaneamente insospettabili ed infette possano, totalmente prive di un armamento materiale, fungere da vettore in molteplici aree geopolitiche con la possibilità di rientrare non identificate alla propria base-rifugio.
CENNI BIOGRAFICI AUTORI
Il Prof. Renato CAPUTO è docente dell’Università eCampus per l’insegnamento “Diritto Internazionale e normative sulla sicurezza” nell’ambito del Master di II Livello in Scienze Informative per la Sicurezza.
Il Prof. Vittorfranco PISANO è docente dell’Università eCampus per l’insegnamento “Conflittualità non Convenzionale e Terrorismo” nell’ambito del Master di II Livello in Scienze Informative per la Sicurezza.
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