Il 40% dei consumi interni dell’Angola è legato alle importazioni. Ed il Paese africano intende ridurre drasticamente la percentuale grazie agli investimenti delle aziende straniere, a partire da quelle italiane. Abraão Gourgel, ministro dell’Economia della repubblica dell’Angola, si è presentato all’Unione industriale di Torino per illustrare le grandi opportunità che il suo Paese può offrire alle imprese italiane, di ogni settore.
Perché, nonostante lo sbarco in forze dei cinesi, l’Angola può disporre di risorse sottoutilizzate nell’energia, in ambito minerario, nell’agricoltura, nel turismo, nelle infrastrutture.
C’è solo l’imbarazzo della scelta, purché ci sia il coraggio di affrontare un mercato ancora poco conosciuto dagli italiani. Con un debito pubblico sceso dal 50 al 26,6% del Pil, con un’inflazione abbattuta da oltre il 100% a meno del 10%, con un Pil in costante crescita anche nei periodi di crisi mondiale.
Una crescita, ha ricordato Gourgel, che lo scorso anno è stata maggiore nei settori non petroliferi rispetto a quello del petrolio. Ed ora che la ripresa internazionale sta di nuovo facendo aumentare le esportazioni di greggio, l’Angola vuole proseguire nella diversificazione della propria economia. Cerca tecnologie avanzate, cerca capacità industriale per la trasformazione alimentare, cerca competenze nel settore del turismo e dei servizi. Tutti settori in cui la pur onnipresente Cina è ancora scarsamente impegnata.
«Italia ed Angola – ha proseguito il ministro – hanno economie complemetari. Dunque le imprese italiane hanno ampi spazi per iniziative anche congiunte con gli imprenditori angolani». Dapprima per far crescere il mercato interno del Paese africano, ma poi anche per esportare la produzione realizzata in Angola. Affiancando gli articoli realizzati dalle manifatture del Paese alle abituali esportazioni di greggio e di diamanti.
Anche perché l’Angola è impegnata in un grande intervento per la formazione della futura classe dirigente. Con mega campus formativo, con il potenziamento dell’Università, con iniziative che consentano di garantire la qualità della politica e dell’economia anche negli anni a venire.
Alessandro Grandi