Il Congresso statunitense, dopo un’impasse di circa 5 mesi, ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 95,3 miliardi di dollari per l’Ucraina, Israele e Taiwan. Adesso spetta al presidente Biden, nella giornata di oggi, di promulgare questo provvedimento. Decisiva la concessione e l’introduzione nel disegno di legge, da parte dei democratici per i colleghi repubblicani, di una norma che costringe il proprietario di TikTok (ByteDance) a vendere l’azienda o a vietarne l’utilizzo negli Stati Uniti. Dietro ByteDance, per gli apparati washingtoniani, si nasconde il Partito Comunista Cinese.
Tutto parte sabato 20 marzo quando, alla Camera dei Rappresentanti (la camera bassa del Congresso) si era trovata una formula di voto che permettesse di superare l’ostruzionismo repubblicano. La Camera ha approvato il pacchetto dividendolo in quattro parti, ciascuna per alleato più la questione di TikTok. Dopo di che è stato inviato al Senato che ha dovuto prendere posizione su un unico pacchetto. Nello specifico il disegno di legge prevede 60,8 miliardi di dollari per Kiev, 26,4 per Tel-Aviv e aiuti umanitari nelle zone di guerra e 8,1 per la regione Indo-Pacifica. Interessante notare come l’applicazione TikTok abbia avuto un ruolo importante nella contesa. Bollata dagli apparati statunitensi come minaccia alla sicurezza nazionale, l’applicazione viene accusata di essere manu longa pechinese con fini di accumulo e studio di dati della popolazione statunitense, nonché quale possibile strumento di propaganda.
L’approvazione del pacchetto cela, anche, come gli Stati Uniti non possano più tentennare nell’aiutare l’Ucraina. Kiev sta passando uno dei momenti più delicati e peggiori dall’inizio dell’invasione. L’esercito russo, seppur lentamente e con molte perdite, continua ad avanzare senza però cercare di dare il colpo finale. La sensazione è che con questo nuovo pacchetto di aiuti Washington sia convinta di rinforzare le linee difensive ucraine, scoraggiando eventuali controffensive russe, sperando di condurre i due ad un tavolo di mediazione.
Paolo Lolli
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