Comprendere il paese dove i dittatori si son proclamati prima re e poi semidei.
Le vicende e le tensioni che attraversano il 38mo parallelo, i periodici scontri, per ora verbali, tra Pyongyang e Washington, le intemperanze del leader nordcoreano, paiono situazioni lontane rispetto alle nostre latitudini, piegati come siamo sulle nostre difficoltà interne e schiacciati dagli effetti della pandemia o coi nostri oramai cronici problemi nazionali nel mantenere una postura internazionale degna di nota reistendo ai tentativi di marginalizzarci da parte di competitor che non sempre si palesano apertamente come tali. Eppure, forse nel caso delle vicende delle due Coree, può valere quel noto adagio per cui “il minimo battito d’ali di una farfalla può essere in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Infatti, è indubbio che le tensioni (o le distensioni) che avvengono in quell’area, sempre più cruciale nelle relazioni internazionali, hanno effetti immediati e significativi sull’andamento generale dei rapporti tra stati, oltre che effetti evidenti sulle economie di molte parti del globo.
Per tale ragione, il tema del nucleare nordcoreano da qualche anno è tra le principali preoccupazioni delle maggiori cancellerie. Il fatto che tale partita si giochi in un’area che è forse la più militarizzata al mondo lascia comprendere quale livello di pericolosità possano raggiungere le tensioni e quale potenzialità di contagio esse rivestano. Per tale ragione, comprendere quel che accade in quella (lontana all’apparenza) penisola è di estremo interesse, soprattutto ora che il nuovo inquilino della Casa Bianca pare riportare l’interesse di Washington verso il pivot to Asia a suo tempo fissato da Obama. Per comprendere le tante sfaccettature della Corea del Nord nulla di meglio del volume da poco in libreria di Stefano Felician Beccari, “La Corea di Kim. Geopolitica e storia di una penisola contesa” (Salerno Editrice, pagg. 209, euro 18). Il libro è uno spaccato del Paese conosciuto come Regno eremita, per la chiusura che lo caratterizza da oltre 70 anni, diventato un unicum nel panorama internazionale. Un’analisi della Corea del Nord di oggi e delle ragioni per le quali essa è quasi una prigione a cielo aperto, dove fame, proclami ed armi sono protagonisti di vicende talvolta degne di un film hollywoodiano. Anche se, oltre agli show scoppiettanti, messi in atto dai vari Kim che si sono alternati alla guida del Paese, a suon di lanci di missili ed esplosioni nucleari, che rappresentano gli aspetti più conosciuti al grande pubblico o che maggiormente attirano le attenzioni dei media, vi sono anche tante altre questioni che rendono peculiare ed esclusiva quella realtà. La metodica ricerca portata avanti dall’autore consente di cogliere le ragioni di certe scelte che ci paiono tanto astruse e di conoscere, nel contempo, quegli aspetti della Corea del Nord che hanno subito una evoluzione particolare, in ragione dell’impermeabilità alle influenze esterne. Comprendere le dinamiche della Corea del Nord è certamente importante in questo periodo in cui una concomitanza di fattori lascia presupporre che Kim cercherà di riprendersi la scena internazionale come, e forse con maggiore enfasi, di quanto abbia fatto nei suoi incontri con l’allora presidente Trump. Il leader nordcoreano ha accolto il nuovo presidente Biden lanciando (come suole fare spesso) prima un paio di missili a corto raggio (due missili da crociera antinave) e, qualche giorno dopo, due missili balistici (questi ultimi in violazione delle risoluzioni ONU che gli vietano tale attività). Egli utilizza tale approccio per comunicare ad avversari e mentori messaggi di indubbio significato. Probabilmente si tratta di primi segnali destinati ad essere seguiti da nuovi test, più plateali, più provocatori, per esempio un vettore intercontinentale e forse anche un nuovo test atomico. Pyongyang usa da sempre questi mezzi per cercare di conformare l’atteggiamento degli Stati Uniti nei suoi confronti. A maggior ragione ora che un nuovo presidente sta definendo la sua strategia verso le questioni aperte nella penisola. Inoltre, l’insieme combinato di più eventi: le dure sanzioni cui la Corea del Nord è sottoposta da alcuni anni, i tifoni che hanno spazzato la penisola e gli effetti della pandemia, oltre a minare la già frugale economia hanno ridotto gli scambi con la Cina (unico cordone ombelicale per far entrare ed uscire merci e materie prime); tale insieme di eventi hanno creato situazioni di estrema povertà. Quasi i due terzi dei 25 milioni di nordcoreani vive ai limiti della sussistenza e Kim ha accentuato i suoi richiami patriottici per rinnovare il sostegno alle sue politiche militari e nucleari. E’ presumibile che tale aggravarsi della situazione, che ha pubblicamente riconosciuto, gli induca timori per la tenuta del regime a seguito di minacce provenienti dall’interno, silenziate con dure ed inumane repressioni. Per tale ragione, comprendere, con l’aiuto delle analisi e delle narrazioni di Felician Beccari, anche il sostrato culturale e sociale oltre che economico dei nordcoreani, aiuta nel definire possibili scenari prossimi venturi. In definitiva, il libro La Corea di Kim è un “viaggio” nelle ragioni, nelle motivazioni, nei retroterra, nelle cause dei fragorosi confronti che caratterizzano una delle aree più singolari al mondo.
Francesco Lombardi
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”