• it Italiano
  • Chi siamo
    • Think Tank
    • Board
  • Siti Amici
    • Afrofocus
    • Orsam
    • CNR
    • Revue Conflits
    • L’Opinione
    • Friedman Institute
    • IF Magazine
    • Festival Nazionale
    • Osce
    • Wikiamericas
    • Oltrepanto
    • European Parliament
mercoledì, Marzo 22, 2023
NEWSLETTER
Il Nodo di Gordio
  • BREAKING NEWS
  • GLOBAL GORDIAN OUTLOOK
  • DIALOGHI MEDITERRANEI
  • EVENTI
  • SALA STAMPA
  • PUBBLICAZIONI
    • RIVISTA
    • PAPER
    • MONOGRAFIE
No Result
View All Result
  • BREAKING NEWS
  • GLOBAL GORDIAN OUTLOOK
  • DIALOGHI MEDITERRANEI
  • EVENTI
  • SALA STAMPA
  • PUBBLICAZIONI
    • RIVISTA
    • PAPER
    • MONOGRAFIE
Il Nodo di Gordio
Home Breaking News

Le prime turbolenze tra l’amministrazione Biden e i paesi del Golfo

by Elvio Rotondo
3 Febbraio 2021
0
SHARES
113
VIEWS
Condividi su FacebookCondividi su TwitterCondividi su Linkedin

Gli stati arabi del Golfo ospitano diverse basi militari americane, un’eredità della Guerra del Golfo del 1991 che ha visto le forze alleate degli Stati Uniti cacciare le forze irachene dal Kuwait, e la successiva invasione dell’Afghanistan nel 2001 e l’invasione dell’Iraq nel 2003. 

Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha una sede avanzata in Qatar. La 5a flotta della Marina degli Stati Uniti opera dal regno insulare del Bahrain. Il Kuwait ospita il quartier generale avanzato della U.S. Army Central, mentre gli Emirati Arabi Uniti ospitano aviatori e marinai americani. 

Circa 2.500 soldati americani, jet da combattimento e batterie di missili Patriot sono presenti oggi nella base aerea del principe Sultan a sud-est di Riyadh. Attualmente i militari statunitensi starebbero esplorando la possibilità di utilizzare un porto sul Mar Rosso e altri due aeroporti in Arabia Saudita a causa delle crescenti tensioni con l’Iran.

Yanbu, città saudita situata sul mar Rosso, che già duemila anni fa era considerata uno dei porti più importanti per il controllo del traffico di spezie, e le basi aeree di Tabuk e Taif andrebbero a formare una linea di comunicazione strategica, dando ai militari americani più opzioni lungo il Mar Rosso, attraversato da circa 17.000 navi mercantili all’anno, il 20% del commercio globale e la quasi totalità del commercio marittimo tra Europa e Asia. L’accesso al Mar Rosso, e quindi al Canale di Suez, riduce enormemente il tempo e il costo dei trasporti fra Asia ed Europa.

La valutazione dei siti, parte di un piano di “contingenza”, è in corso da oltre un anno, innescato dall’attacco all’industria petrolifera saudita con droni e missili nel settembre 2019. L’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno accusato l’Iran di quell’attacco, che ha causato il temporaneo dimezzamento della produzione di petrolio saudita e determinato un aumento dei prezzi. L’aggiunta di queste località saudite sembra essere parte di ciò che McKenzie, generale dei marines e capo di Centcom (Comando centrale degli Stati Uniti) aveva precedentemente descritto al Congresso degli Stati Uniti come “Western Sustainment Network”, un sistema logistico di nuova creazione che si estende dai porti del Mar Rosso e del Mediterraneo al Golfo Persico, progettato per mitigare il potenziale impatto delle chiusure dei punti di strozzatura di Bab Al Mandeb e dello Stretto di Hormuz. 

L’annuncio di questo piano arriva in un momento in cui la nuova amministrazione Biden ha manifestato la volontà di guardare con un occhio più scettico le relazioni con l’Arabia Saudita e di tentare negoziati con l’Iran per una versione aggiornata dell’accordo nucleare iraniano.

Tali piani di “contingenza” esistono già nel Medio Oriente, come gli accordi che concedono alle forze americane il diritto di utilizzare le basi in Oman in determinate circostanze. Ma la costa occidentale dell’Arabia Saudita fornisce anche un’ulteriore distanza dall’Iran, con cui le tensioni rimangono alte dopo che Trump si è ritirato unilateralmente dall’accordo nucleare di Teheran con le potenze mondiali nel 2018.

Nel frattempo, la Casa Bianca ha sospeso la vendita di armi a due alleati del Golfo, prima mossa significativa del presidente Joe Biden, per resettare le relazioni degli Stati Uniti con i paesi arabi sunniti fortemente corteggiati dal suo predecessore. Il congelamento temporaneo mette in attesa un accordo storico per la vendita di 50 caccia F-35, del valore di 23 miliardi di dollari, agli Emirati Arabi Uniti, un accordo che Washington aveva approvato come parte degli Accordi di Abraham, con cui gli Emirati hanno stabilito relazioni diplomatiche con Israele, così come altre armi destinate all’Arabia Saudita. 

Il 29 dicembre, il Dipartimento di Stato aveva approvato anche la potenziale vendita di 3.000 missili guidati di precisione, del valore di 290 milioni di dollari, all’Arabia Saudita. Il Dipartimento di Stato afferma che effettuerà una revisione di routine degli accordi prima di annullarli o portarli avanti e per verificare che la vendita di armi sia in grado di soddisfare gli obiettivi strategici americani.

Alcuni critici temono che l’accordo della vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti possa innescare una corsa agli armamenti in Medio Oriente, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe contrario alla vendita perché teme che possa minare il vantaggio militare di Israele nella regione. 

Biden, durante la campagna elettorale si è impegnato a fermare le vendite di armi all’Arabia Saudita, da lui definita regime repressivo, nel tentativo di fermare la guerra contro i ribelli Houthi nello Yemen, sostenuti dall’Iran, la cui situazione è ormai insostenibile. Secondo quanto riporta Reliefweb, dopo cinque anni di conflitto, lo Yemen soffre la più grande crisi umanitaria del mondo con 10 milioni di persone che soffrono la fame, la più grande epidemia di colera mai registrata con solo la metà degli ospedali pienamente funzionanti, l’arrivo del coronavirus ha solo peggiorato queste terribili circostanze. Eppure il piano di risposta delle Nazioni Unite per fornire acqua pulita, cibo e cure mediche ai più vulnerabili, è stato finanziato solo per il 44% nel 2020.

La politica estera dell’amministrazione Obama è stata condizionata da alcuni fattori che avevano inciso prepotentemente nelle strategie geopolitiche tradizionali, tra cui la necessità di ridurre il coinvolgimento militare diretto nell’area. 

Oggi, i rapporti tra Washington e Riyadh potrebbero andare verso un deterioramento, superando forse il calo dei rapporti visto durante la presidenza di Barack Obama e con la conseguente perdita delle ricche commesse di armi. Malgrado ciò, per questioni geopolitiche facilmente intuibili, la nuova amministrazione Biden continuerà a difendere la partnership strategica con l’Arabia Saudita. 

Elvio Rotondo
Country Analyst think tank “Il Nodo di Gordio”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: Arabia SauditaBidenusa
Elvio Rotondo

Elvio Rotondo

Nato a Cassino il 16 dicembre 1961, militare in congedo, laureato in scienze organizzative e gestionali presso l’Università degli studi La Tuscia di Viterbo, si è arruolato nell’Esercito Italiano nel 1978 prestando servizio in diversi reparti sul territorio nazionale. Nel corso della carriera militare si è occupato prevalentemente di Guerra Elettronica, di Intelligence e di Cooperazione Civile-Militare. Ha prestato servizio inoltre presso l’Ambasciata d’Italia di Seoul (Ufficio dell’Addetto Militare) e in ambito multinazionale presso il Multinational Cimic Group. Tra i molti corsi previsti per il proprio incarico, ha frequentato: NATO Intelligence Course, NATO Open Source Intel Course, NATO Intel Analyst Course, NATO Tactical CIMIC Course. È conoscitore della lingua inglese, russa, persiano farsi. In ambito internazionale ha preso parte alle operazioni NATO nei Balcani. Nel 2014 è stato collocato nella riserva. Collabora con il Think Tank Il Nodo di Gordio dal 2013 in qualità di Country Analyst. Autore del Blog 38esimoparallelo.com. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su: “Il Giornale.it. “Affari Internazionali”; “Geopolitical Review”; “L’Opinione”; “Geopolitica.info”; “Analisi Difesa”.

Articoli Correlati

Dialogo tra Marcello Veneziani e Daniele Lazzeri
Breaking News

Dialogo tra Marcello Veneziani e Daniele Lazzeri

11 Marzo 2023
Perché potremmo vedere presto la guerra nucleare in Europa
Breaking News

Perché potremmo vedere presto la guerra nucleare in Europa

9 Marzo 2023
Il Ministro in ginocchio e i nostalgici della Repubblica delle Banane
Breaking News

Il Ministro in ginocchio e i nostalgici della Repubblica delle Banane

31 Ottobre 2022
STOCCATE:                                        Mamma mia che impressione!
Breaking News

STOCCATE: Mamma mia che impressione!

29 Ottobre 2022
Festival nazionale della sicurezza sul lavoro – Rassegna stampa
Breaking News

Festival nazionale della sicurezza sul lavoro – Rassegna stampa

26 Ottobre 2022
STOCCATE:                                               Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?
Breaking News

STOCCATE: Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?

20 Ottobre 2022
Next Post
Joe Biden: come e quanto cambierà volto all’America? – Channel Le Fonti News

Joe Biden: come e quanto cambierà volto all'America? - Channel Le Fonti News

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I agree to the Terms & Conditions and Privacy Policy.

Ultime News

Dialogo tra Marcello Veneziani e Daniele Lazzeri
Breaking News

Dialogo tra Marcello Veneziani e Daniele Lazzeri

by Redazione
11 Marzo 2023
0

https://youtu.be/K1HYPoxRclU Dialogo tra Marcello Veneziani e Daniele Lazzeri: SCONTENTI Perché non ci piace il mondo in cui viviamo (Marsilio Editore)....

Perché potremmo vedere presto la guerra nucleare in Europa

Perché potremmo vedere presto la guerra nucleare in Europa

9 Marzo 2023
Il Nodo di Gordio, dialogo tra Schmitt e Jünger – Rassegna stampa

Il Nodo di Gordio, dialogo tra Schmitt e Jünger – Rassegna stampa

28 Febbraio 2023
“Il Nodo di Gordio”, Junger e Schmitt raccontano il rapporto tra Occidente e Oriente – Il Giornale 28.02.2023

“Il Nodo di Gordio”, Junger e Schmitt raccontano il rapporto tra Occidente e Oriente – Il Giornale 28.02.2023

28 Febbraio 2023
Guerra tra Russia e Ucraina: un anno di occasioni perse dall’Unione europea – Il Nordest Quotidiano 24.02.2023

Guerra tra Russia e Ucraina: un anno di occasioni perse dall’Unione europea – Il Nordest Quotidiano 24.02.2023

25 Febbraio 2023
War Room di Enrico Cisnetto con Marco Ansaldo, Carlo Marsili e Ugo Tramballi – 16.02.2023

War Room di Enrico Cisnetto con Marco Ansaldo, Carlo Marsili e Ugo Tramballi – 16.02.2023

17 Febbraio 2023
Il Nodo di Gordio

Newsletter

LE PIU IMPORTANTI NOTIZIE DI GEOPOLITICA E GLI EVENTI MONDIALI

Iscriviti alla nostra mailing list e riceverai tutti gli aggiornamenti

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Categorie

Il Nodo di Gordio

  • Disclaimer
  • Abbonamento
  • Termini d’uso
  • Board
  • Abbonamento
  • Contattaci

Chi siamo

Il "Nodo di Gordio" è un think tank di geopolitica ed economia internazionale, promosso da una équipe di diplomatici, docenti universitari, giornalisti ed analisti in numerose discipline (geopolitica, storia, economia, finanza, politica estera, studi militari, letteratura, arte, marketing, comunicazione e gestione della rete internet)

© 2020 - Nodo di Gordio - Privacy Policy | Cookie Policy

No Result
View All Result
  • BREAKING NEWS
  • GLOBAL GORDIAN OUTLOOK
  • DIALOGHI MEDITERRANEI
  • EVENTI
  • SALA STAMPA
  • ABBONAMENTO
  • CHI SIAMO
    • THINK TANK
    • BOARD
    • ABBONAMENTO
  • PUBBLICAZIONI
    • RIVISTA
    • PAPER
    • MONOGRAFIE
  • NEWSLETTER
  • Italiano

© 2020 - Nodo di Gordio - Privacy Policy | Cookie Policy

This website uses cookies. By continuing to use this website you are giving consent to cookies being used. Visit our Privacy and Cookie Policy.