La Russia e l’Europa sono tradizionalmente interdipendenti nel settore energetico. […] Per meglio comprendere le sfide poste dalla transizione energetica alle industrie russe e agli scambi energetici con l’Unione Europea, abbiamo dialogato con Ernesto Ferlenghi, uno dei maggiori esperti di dinamiche energetiche Russo-Europee, Presidente dell’Energy Committee dell’Associazione delle Imprese Europee (AEB) e del gruppo direttivo dell’AEB per la Green Initiative.
Negli ultimi anni, la politica e l’opinione pubblica russa hanno mostrato una crescente sensibilità verso le tematiche di sostenibilità. Dott. Ferlenghi, come la Russia e le sue industrie energetiche stanno reagendo alla sfida posta dalla transizione verde? Cosa possiamo attenderci dalla futura pubblicazione della “Strategia Russa per il Clima” e della “Strategia Russa per lo Sviluppo dell’Energia da Idrogeno”?
La Russia è il quarto paese per inquinamento ed uno dei principali emettitori di CO2 al mondo, con un’emissione di circa 1,6 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno. La strategia russa su clima e ambiente rappresenta perciò un elemento fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico, in quanto il successo globale nella transizione green non può prescindere dalla posizione della Russia. Allo stesso tempo, l’agenda internazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti sta svolgendo una funzione di guida nello sviluppo della strategia climatica russa. Per mantenere ed incentivare la competitività della propria economia, la Russia ha necessità di passare ad azioni proattive, compresa l’implementazione di una regolamentazione specifica per le emissioni di CO2. Sin dall’adesione della Russia all’Accordo di Parigi (nel 2019), il Paese ha iniziato a sviluppare attivamente la sua politica climatica. L’anno scorso, per decreto del Presidente Putin, la Russia si è impegnata a ridurre entro il 2030 le sue emissioni del 30%, rispetto ai valori del 1990. Va notato che, a seguito della flessione economica di fine anni 90’ e inizio 2000, e con il conseguente calo della produzione industriale, la Russia ha già ampiamente raggiunto gli obiettivi prefissati. Il paese ha infatti ridotto del 48% le emissioni rispetto al 1990, tenendo conto dell’assorbimento delle foreste. Inoltre, secondo il consigliere del Presidente per il clima, Ruslan Edelgeriev: «La Russia può ridurre il numero [delle emissioni] nel prossimo futuro del 55%, o addirittura del 60%. Per fare questo, è necessario iniziare al più presto una trasformazione globale dell’economia». Il nuovo progetto di legge sulla limitazione delle emissioni di gas serra rappresenta uno degli emendamenti più importanti proposti in Russia nell’ambito della regolamentazione per il clima. Il provvedimento è stato approvato in prima lettura dalla Duma di Stato, la camera bassa del parlamento russo. Con questa legge si vuole creare un quadro unico di riferimento nel paese per i progetti sul clima, introducendo per la prima volta un sistema specifico di monitoraggio delle emissioni di gas serra (in una prima fase, saranno obbligate a rendicontare le emissioni le aziende che producano 150 mila tonnellate di C02 equivalenti all’anno; a partire dal 2025, il monitoraggio sarà esteso a tutte le aziende con emissione sopra le 50 mila tonnellate annue). Questo progetto di legge rappresenta una parte degli obblighi russi nell’ambito dell’Accordo di Parigi e traccia la linea della nuova politica climatica nel paese…
L’intervista integrale sarà pubblicata, in lingua inglese, nel prossimo numero della rivista de Il Nodo di Gordio, in occasione di “Sol Invictus. The Green Challenge”, XVIII Workshop annuale di geopolitica ed economica internazionale, che si terrà a Montagnaga e Baselga di Piné (TN) dal 23 al 25 luglio prossimi.
Rodolfo Maria Salvi
Junior Fellow del think tank “Il Nodo di Gordio”
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