Il giorno dopo la notizia dello smantellamento di un sito di test missilistici nordcoreano, i media di Pyongyang avrebbero sollecitato Stati Uniti e Corea del Sud a dichiarare la fine della guerra di Corea, sospesa da un armistizio.
Il Rodong Sinmun, giornale del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea del Nord, ha scritto che “la fine dell’attuale situazione anomala di un armistizio e la creazione di un solido sistema di pace sono un compito storico che non possiamo rimandare”. Sottolineando che la questione è stata concordata sia durante il vertice intercoreano di Panmunjeom che in quello Corea del Nord-Stati Uniti di Singapore: “L’adozione di una dichiarazione che pone fine alla guerra sarà il primo passo per allentare le tensioni e stabilire un solido sistema di pace nella penisola coreana ed è un requisito essenziale per stabilire una fiducia tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti”.
La dichiarazione di Panmunjeom, risultato del summit inter-coreano il 27 aprile scorso, afferma che le Coree e gli Stati Uniti dovrebbero tenere colloqui tripartiti, o quadripartiti con la Cina, con l’obiettivo di porre fine alla guerra di Corea entro l’anno.
“Gli Stati Uniti hanno la responsabilità e il dovere di dichiarare la fine della guerra”, ha riportato il Rodong Sinmun. “Riguardo alla fine della guerra, non ha senso parlare di una sorta di dono” ha aggiunto.
Secondo il Korea Times, il giornale si riferiva alla posizione degli Stati Uniti sulla fine della guerra di Corea del 1950-53, che non potrà essere discussa a meno che Pyongyang non mostri passi tangibili di denuclearizzazione.
La Corea del Nord ha anche sollecitato Seoul a fare degli sforzi. “La Corea del Sud non può limitarsi a guardare la situazione”, ha detto il giornale.
Secondo il Ministro degli esteri sudcoreano Kang Kyung-wha, un passo concreto verso la soluzione della questione coreana potrebbe essere la dichiarazione della “fine della guerra” tra le due Coree da parte dei due leader proprio durante l’assemblea dell’ONUnel prossimo autunno, occasione per una dichiarazione politica volta a facilitare la denuclearizzazione della Corea del Nord.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno accolto con favore i primi segnali della Corea del Nord verso la denuclearizzazione, con attività di smantellamento nella stazione di lancio di Sohae.
La Corea del Nord avrebbe iniziato a smantellare strutture chiave nel suo principale sito di lancio satellitare, impegno questo, assunto dal leader Kim Jong Un durante il vertice con il presidente Donald Trump del mese di giugno. Secondo il 38 North, sito web che si occupa della Corea del Nord, le immagini satellitari commerciali rilevate nei giorni tra il 20 e il 22 luglio indicano che Pyongyang ha iniziato a smantellare le strutture chiave del sito Sohae, usato per testare missili balistici intercontinentali.
Secondo alcuni analisti lo smantellamento di alcune strutture del sito non ridurrebbe realisticamente la capacità militare della Corea del Nord e non rappresenterebbe un passo concreto verso la denuclearizzazione. Gli stessi avrebbero espresso anche preoccupazione per il lavoro svolto senza verifiche.
Adam Mount, analista senior della Difesa presso la Federation of American Scientists, ha detto che è preoccupante che Pyongyang abbia smantellato parti delle sue installazioni nucleari e missilistiche senza la presenza di ispettori internazionali. La Corea del Nord, a maggio, ha invitato giornalisti stranieri a documentare la distruzione delle gallerie nel suo sito di test nucleari, ma non ha invitato esperti esterni in grado di certificare ciò che era stato distrutto.
Mount in una e-mail ha riferito che “le azioni a Sohae sono un utile segnale sulla continuazione dei negoziati di Pyongyang, ma non contribuiscono al disarmo nucleare”. “La Corea del Nord non ha ancora rivelato o offerto di smantellare strutture che producono o immagazzinano sistemi nucleari o missilistici, o i mezzi per trasportare i missili, ma finora le strutture smantellate erano periferiche a queste funzioni fondamentali”.
Tuttavia, secondo Mount le conseguenze militari di uno smantellamento più ampio sarebbero “marginali”. La Corea del Nord ha compiuto un grande sforzo al fine di assicurarsi che i suoi missili possano essere lanciati da posizioni “austere” e fare a meno di un sito come Sohae.
“Smantellare un sito di test non limita seriamente l’arsenale esistente o persino i progetti futuri”, ha detto Mount. “Anche se sarebbe un passo significativo per il regime la chiusura dei programmi di lancio spaziale”. Ha sempre sostenuto che questi programmi sono distinti da quelli militari: ridurre la minaccia dei missili richiederebbero restrizioni sul numero, i tipi o le capacità dei missili o i veicoli che li trasportano e li lanciano”.
Lee Choon Geun, un esperto di missili presso l’Istituto per la politica della scienza e della tecnologia della Corea del Sud, ha riferito che “se la Corea del Nord smantellasse l’intero sito di Sohae, ridurrebbe significativamente la capacità missilistica a lungo raggio del paese eliminando una struttura da cui potrebbe lanciare più ICBM in successione”. “La Corea del Nord può anche lanciare gli ICBM dai Transporter erector launcher, ma la loro tecnologia con questi veicoli non è stabile”.
Alla fine del 2017, Kim Jong-un, aveva dichiarato che le sue armi nucleari e il programma missilistico erano stati completati, in seguito a una serie di test nucleari e missilistici che includeva la detonazione di una presunta testata termonucleare e test di lancio di tre ICBM potenzialmente in grado di raggiungere la terraferma degli Stati Uniti.
Secondo alcuni criticila dichiarazione congiunta di Singapore era straordinariamente vaga. Trump ha offerto alla Corea del Nord “garanzie di sicurezza” non specificate, in cambio delle quali Kim Jong-un “ha ribadito il suo fermo e costante impegno a completare la denuclearizzazione della penisola coreana”. L’unica azione concreta proposta era il ritorno dei resti dei soldati statunitensi dalla guerra di Corea. La Corea del Nord si era offerta di restituire i resti di oltre 50 militari statunitensi il 27 luglio, giorno del 65 ° anniversario dell’armistizio della Guerra di Corea.
Al momento, malgrado i passi da gigante fatti dai leader americano e nordcoreano, è troppo presto per dire se il vertice di Singapore sia stato un successo o un fallimento. La cosa certa è che l’incontro dei due leader è stato solo l’inizio di un lungo e impensabile processo di normalizzazione delle relazioni tra due paesi che sono in conflitto da 70 anni.Anche se persistono comunque dubbi sul fatto che Kim rinunci completamente alle armi nucleari in quanto garanzia della sua sopravvivenza. Da parte americana la guardia rimane alta. Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana, Yonhap, Mark Lambert, director of the Office of Korean Affairs at the U.S. State Department, è arrivato all’aeroporto internazionale di Incheon, il 25 luglio. Lo scopo del viaggio è discutere sulla politica della Corea del Nord con funzionari sudcoreani. Durante i due giorni di permanenza a Seoul, prevede di incontrare anche un gruppo di imprenditori sudcoreani coinvolti in progetti economici inter-coreani. Attualmente, il principale obiettivo di Washington rimane il mantenimento di sanzioni severe nei confronti di Pyongyang fino a che non compia passi concreti verso la denuclearizzazione.
Le due Coree hanno tenuto colloqui sulla cooperazione in settori come ferrovie, strade, foreste e sport da quando i loro leader si sono incontrati in aprile, ma le sanzioni, tuttavia, sono state un ostacolo alla piena cooperazione.
Elvio Rotondo
Country Analyst