La Bundesrepublik, nel 2025, ridurrà drasticamente il sostegno militare e finanziario all’Ucraina. Venerdì 17 agosto la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (F.A.S), noto quotidiano di stampo liberal-democratico, ha riferito che la coalizione di governo guidata da Scholz non destinerà risorse aggiuntive per l’Ucraina rispetto a quelle già previste e messe a bilancio. Il segnale è chiaro: niente più extra-bonus, precedenza al pareggio di bilancio e ritorno all’austerità. La decisione arriva dopo il faticoso compromesso raggiunto fra i vari leader della coalizione semaforo per il prossimo bilancio federale. Quest’ultimo, il prossimo anno avrà a disposizione 4 miliardi di euro, quasi la metà in meno del 2024. Diverse le possibili motivazioni che hanno spinto la Repubblica Federale a adottare un approccio più contenuto e meno dispendioso verso la guerra russo-ucraina.
Innanzitutto, la questione economica. Dalla riunificazione del 1991 in poi la Germania ha beneficiato di tre punti fermi (ombrello a stelle e strisce, materie prime russe a basso costo e mercato cinese quale valvola di sfogo del surplus interno) capaci di trasformare la neonata Repubblica Federale in “potenza civile” e quarta economia mondiale. L’invasione russa dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali hanno ribaltato drammaticamente la favorevole congiuntura. Da locomotiva d’Europa a fanalino di coda il passo è breve. La crisi economica che ha colpito la Germania ha causato una profonda crisi di legittimità dei partiti di governo, palesata nella pesante sconfitta alle elezioni europee dello scorso giugno. Parallelamente la costante crescita dei due partiti antisistema, Alternative für Deutschland (AfD) e Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), preoccupa sempre di più Scholz e altri leader. Proprio il ridimensionamento dell’impegno verso Kiev pare essere una mossa, alquanto disperata, della coalizione di governo per recuperare consenso in vista delle fondamentali elezioni regionali di settembre. Fra meno di dieci giorni, in Sassonia, Turingia e Brandeburgo, i partiti di governo rischiano nuovamente di venire travolti. Anche le recenti rivelazioni tedesche in merito alla questione Nord Stream, nonostante le accuse siano state respinte da Kiev, sembrano idonee a giustificare un raffreddamento delle relazioni fra Germania e Ucraina.
Nonostante sia stata accusata fin da subito di non fare abbastanza per Kiev, Berlino ha invece dato un contributo decisivo. Prima in Europa per aiuti militari e finanziari, seconda nella Nato solo dietro agli Stati Uniti, la Germania ha anche accolto più di un milione di rifugiati ucraini. Stiamo assistendo a un cambio, seppur timido, di posizione del governo Scholz in merito all’Ucraina? O siamo semplicemente di fronte a un tentativo, maldestro, di contenere le istanze d’oltre Elba?.
Paolo Lolli
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