Nell’affrontare il problema dell’immigrazione clandestina via mare, nelle dichiarazioni dei politici, ma anche di qualche opinionista, si sente ogni tanto parlare di “blocco navale”, come se questa fosse “la” soluzione. L’idea, se vogliamo, è “suggestiva”, ma, ammesso che fosse giuridicamente fattibile (il blocco navale è una misura di guerra marittima che ha senso solo nel contesto di un conflitto dichiarato fra Stati, e la legislazione internazionale non consente, in tempo di pace, di fermare imbarcazioni in navigazione in alto mare o in acque internazionali, a meno del sospetto di determinati illeciti – pirateria, tratta degli schiavi, trasmissioni non autorizzate, mancanza di nazionalità), dal punto di vista tecnico le difficoltà di porre in atto un dispositivo tale da individuare e intercettare imbarcazioni sospettate di traffici illeciti sono notevolissime.
È evidente che sul mare non si può realizzare uno sbarramento fisico, come sulla terraferma, per cui le possibilità di intercettare e fermare queste imbarcazioni dipendono esclusivamente dalla possibilità di individuarle per tempo, localizzandole otticamente (ossia con l’occhio umano, da bordo di una nave o di un velivolo) oppure con il radar o altri sistemi elettronici (infrarosso/visori notturni, anch’essi basati su navi o velivoli). Tutti questi sistemi, tuttavia, hanno una portata di qualche decina di miglia nel migliore dei casi, tenuto conto anche del fatto che i natanti sono di piccole dimensioni, e che le prestazioni dei sensori vengono degradate dalle avverse condizioni del tempo e del mare. Per ottenere un reale sbarramento, considerata la vastità dell’area da controllare, servirebbe quindi un elevatissimo numero di navi e velivoli, con costi di esercizio comprensibilmente insostenibili, considerando anche la necessità di turnazione dei mezzi. Chi pensa che sia agevole attuare questo “blocco”, probabilmente è stato fuorviato dalle immagini che venivano proposte qualche tempo fa negli studi televisivi, dove su di una cartina più o meno fedele del Mediterraneo Centrale venivano sovrapposte, per ovvie ragioni di comprensibilità, grandi icone di navi ed elicotteri che sembravano dominare agevolmente l’area …
Una volta poi localizzato il natante sospetto, si deve essere in grado di porre in atto le azioni conseguenti, ovvero imporne lo stop, verificare l’illecito, contestarlo al responsabile dell’imbarcazione, attuare le azioni di respingimento o sequestro. Il tutto in accordo con la legislazione internazionale e ovviamente senza pregiudizio per l’incolumità degli occupanti della barca. È evidente che servono mezzi adeguati, anche dimensionalmente: l’avvicinarsi a piccole imbarcazioni da parte di navi delle dimensioni di un pattugliatore d’altura è estremamente rischioso (caso SIBILLA docet…). E naturalmente, in relazione alle condizioni meteo, alle condizioni dei natanti intercettati, spesso fatiscenti, e all’elevato numero di persone a bordo, molto spesso l’operazione di law enforcement si trasforma rapidamente in una di salvataggio.
Think Tank “Il Nodo di Gordio”