Nonostante le attività diplomatiche dell’ultimo anno del leader di Pyongyang, Kim Jong-un, con i leader di Cina, Corea del Sud e Stati Uniti, nessuna data è stata fissata finora per un incontro con il leader giapponese. Nei primi giorni del mese di ottobre in Mongolia, un alto funzionario dell’intelligence giapponese si sarebbe incontrato con le controparti nordcoreane. L’incontro nella capitale mongola di Ulaanbaatar potrebbe essere coerente con l’aspirazione di Abe di organizzare un summit con il leader nordcoreano dopo aver ricevuto rassicurazioni sui progressi nella questione, di lunga data, dei rapimenti di cittadini giapponesi da parte di Pyongyang negli anni ’70 e ’80.
Tra i principali paesi interessati dalla minaccia nucleare della Corea del Nord, il Giappone è l’unico ad essere rimasto in disparte da quando Kim ha iniziato una serie di impegni diplomatici. Kim Jong-un, oltre ad essersi incontrato con i leader cinesi, sudcoreani e statunitensi, prevede di tenere un meeting con il presidente russo Vladimir Putin entro la fine dell’anno.
Secondo alcune fonti, durante la visita in Mongolia, avvenuta dal 6 all’8 ottobre, Shigeru Kitamura, capo del Cabinet Intelligence and Research Office giapponese, ha incontrato funzionari nordcoreani tra cui un alto esponente del partito dei lavoratori. Kitamura aveva incontrato, in precedenza, alla metà del mese di luglio, Kim Song Hye, alto esponente nordcoreano, in Vietnam.
Sembra che Abe preferisca utilizzare l’intelligence piuttosto che il ministero degli Esteri nelle comunicazioni con Pyongyang. Secondo quanto riporta il Japan Times, il suo approccio sembra fare eco a quello del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che avrebbe impiegato principalmente la Central Intelligence Agency per preparare il terreno per il suo primo summit con il leader nordcoreano a Singapore nello scorso giugno.
Il 25 settembre di quest’anno, in un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Abe aveva dichiarato che desidera sedersi con Kim per risolvere una questione vecchia di decenni – i rapimenti, da parte della Corea del Nord, di cittadini giapponesi, per discutere della recente acquisizione di armi nucleari e missili balistici da parte di Kim e per normalizzare i legami diplomatici.
Il Giappone, ufficialmente, parla di 17 cittadini giapponesi rapiti da agenti della Corea del Nord negli anni ’70 e ’80, ma sostiene il loro coinvolgimento in molte altre sparizioni. Cinque dei 17 sono stati rimpatriati nel 2002. La questione comunque è diventata una costante nei rapporti tra i due Paesi.
Abe si trova, attualmente, a Pechino, per una visita di tre giorni dal 25 al 28 ottobre, durante la quale è previsto un incontro con il presidente cinese Xi Jinping. L’attuale visita è vista come un miglioramento nelle relazioni tra la seconda e la terza più grande potenza economica mondiale ed è la prima visita al gigante asiatico da parte di un primo ministro giapponese, da quando le relazioni tra i due paesi si sono inasprite sei anni fa a causa di una disputa territoriale (isole Senkaku). Il tema della Corea del Nord sarà probabilmente sul tavolo per riproporre gli impegni di cooperare sulle questioni di Pyongyang, anche se solo qualche mese fa, secondo quanto riportava la Reuters, la Corea del Nord avrebbe continuato a ignorare il Giappone se Tokyo non avesse interrotto le ostilità contro il suo vicino, come le esercitazioni militari su vasta scala e gli sforzi per aumentare la prontezza militare giapponese. Il Giappone aveva iniziato le esercitazioni civili di evacuazione lo scorso anno, quando la Corea del Nord aveva lanciato numerosi missili sorvolando alcune isole giapponesi.
Elvio Rotondo
Country Analyst