Da qualche giorno, su alcuni media internazionali, si parla della costituzione, da parte del governo iraniano, dell’”Esercito Shiita di Liberazione” facendo percepire segnali di un aumento del ruolo politico e militare dell’Iran nei conflitti in Medio Oriente, lungo le linee settarie di Teheran. La nuova forza, annunciata da un comandante militare veterano che ha guidato le forze iraniane in Siria, è stata progettata per combattere nei paesi arabi reclutando nuove forze nei paesi sciiti non iraniani di tutta la regione.
In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Mashregh (vicina ai Pasdaran e al regime iraniano), un alto comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche del regime iraniano (IRGC), il Generale di brigata in pensione Mohammad Ali Falaki, che ha servito con la Divisione Fatemiyoun afghana, ha detto che la nuova forza si concentrerebbe su tre fronti: Yemen, Siria e Iraq. Falaki ha aggiunto che l’IRGC guida già le forze sciite in Siria con combattenti provenienti da Pakistan, Iraq, Siria e Libano. Egli apprezza molto gli afghani, e si sarebbe lamentato per l’insufficiente sostegno ai rifugiati afghani in Iran, che egli vede come una risorsa non sfruttata (serbatoio di reclute). Ci sono circa tre milioni di rifugiati afghani in Iran – la maggior parte di loro sono hazara sciiti – e la discriminazione nei loro confronti sarebbe ben documentata. “Le forze che appartengono a questo esercito non sono solo iraniane”. “In ogni luogo in cui vi è una lotta, noi organizziamo e reclutiamo forze locali della zona,” ha detto Falaki.
“L’Esercito Shiita di Liberazione” dipenderebbe dalla Guardia Rivoluzionaria Iraniana (IRGC) che ha al proprio interno un’unità di forze speciali denominata Forza Quds, nota anche come Pasdaran, che sarebbe responsabile delle operazioni extraterritoriali della Repubblica Islamica. Secondo Al-Jazeera l’utilizzo di combattenti stranieri ha lo scopo di ridurre l’onere dei soldati iraniani, attenuando così il crescente malcontento pubblico in Iran per le sue numerose operazioni militari. Va da sé che l’azione di Teheran, di costituire un esercito settario, verrebbe vista come una dichiarazione di guerra nei confronti dei suoi vicini – paesi a maggioranza sunnita – come l’Arabia Saudita, che sono stati a lungo in disaccordo con il regime iraniano.
Diversi sono i paesi preoccupati della crescita dell’influenza dell’Iran nella regione, e la risposta da parte del Consiglio di Coordinamento dei paesi del Golfo (GCC), guidato dall’Arabia Saudita, non si è fatta attendere e ha accusato l’Iran d’incitamento alla violenza e di conflitti settari nella regione, tra cui il sostegno da parte dell’Iran ai ribelli sciiti Houthi nello Yemen devastato dalla guerra. L’Arabia Saudita non ha commentato pubblicamente la mossa iraniana.
I ribelli Houthi sono una tribù di sciiti zaiditi in contrasto con il governo yemenita sunnita e sono visti da Riyadh come uno strumento controllato dall’Iran, accusa respinta sia dai ribelli sia da Teheran. Gli Houthi sono alla ricerca di maggiori diritti per la minoranza sciita in Yemen e ricevono già sostegno da parte dell’Iran. (Si stima che finora la guerra abbia provocato la morte di almeno 10.000 persone)
Secondo quanto dichiarato a VOA, da Maysaa Shuja Aldeen, analista degli affari yemenita, di stanza al Cairo, “la formazione dell’Esercito Shiita di Liberazione non farebbe che esacerbare il conflitto in Yemen. Gli Houthi sono uno dei gruppi più organizzati nella guerra yemenita e qualsiasi supporto aggiuntivo li potenzierebbe.”
L’Iran amplierebbe anche la sua influenza nella guerra Siriana, dove l’Iran e i libanesi Hezbollah hanno combattuto per anni a sostegno del regime del presidente siriano Bashar al-Assad.
“I Comandanti iraniani conducono combattimenti in difesa del regime di Damasco”. “Siriani e altre forze provenienti da Libano e Afghanistan stanno combattendo sotto il loro comando,” secondo quanto rilasciato al VOA da Sardar Kazemi, un combattente afghano che ha disertato dalla Siria rifugiandosi negli Emirati Arabi Uniti.
In Iraq, le Forze di mobilitazione Popolari degli iracheni (PMF), note anche come Hashd Shaabi, sono supervisionate da Qasim Soleimani – un comandante dell’IRGC, secondo Yasser Haidari. La milizia shiita forte di 100.000 elementi e supportata dall’Iran, sta attualmente combattendo sul terreno in Iraq, secondo i funzionari militari statunitensi.
Shahin Gobadi, membro del Comitato Affari Esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), ha detto che “l’annuncio della creazione di un ‘Esercito di Liberazione Sciita’ da parte dell’IRGC, dimostra che il regime iraniano guida e alimenta una guerra settaria nella regione. Questa dichiarazione descrive bene la situazione. L’ingerenza della teocrazia iraniana mira a dividere la regione in sunniti e sciiti”.
La fine delle sanzioni ha rivitalizzato l’Iran dal punto di vista economico e potrebbe spostare l’ago della bilancia del potere nella regione a favore degli iraniani. Con l’influenza iraniana in crescita, in Iraq, in Siria e in un Libano dominato dagli Hezbollah, un ipotetico controllo di Teheran sul Mar Rosso meridionale e sulle rotte commerciali petrolifere del Golfo accerchierebbe quasi interamente il suo rivale regionale, l’Arabia Saudita, complicando ancora di più lo scenario in Medio Oriente.
Elvio Rotondo
Country Analyst