Il 2016 sembra essere un anno molto importante per la politica estera russa in Asia. Nel corso del XXI secolo l’Asia tornerà ad essere nuovamente il centro del mondo. Gli Stati Uniti già da tempo stanno reindirizzando la propria politica estera dall’Atlantico al Pacifico e la Repubblica Popolare Cinese, con i suoi progetti infrastrutturali (le nuove vie della seta), sta investendo miliardi per sfruttare la sua posizione geopolitica e tornare ad essere l’Impero di Centro. La Federazione russa non vuole essere da meno e lo sta dimostrando con altrettante energie per rimanere tre le potenze della nuova era multipolare.
Se nel 2015 il forum internazionale più indicativo di questo nuovo paradigma è stato il vertice congiunto BRICS-SCO, quello di quest’anno è sicuramente il summit tenutosi a Sochi il 19 e 20 maggio per il 20° anniversario del partenariato tra Federazione russa e ASEAN. L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico comprende Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Filippine, Brunei, Vietnam, Cambogia, Laos e Myanmar, con una popolazione totale di oltre 600 milioni di persone. L’Associazione ha lo scopo di sviluppare la cooperazione nei settori economico, sociale, culturale e rafforzare la pace e la stabilità nel sud est asiatico.
Per capire il potenziale politico ed economico di questa associazione basti pensare che il prodotto interno lordo degli Stati membri è pari a circa 3.500 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 4.000 miliardi entro il 2020. L’ASEAN sta diventando sempre più attraente per gli investimenti esteri, cresciuti del 16% nel 2014 a oltre 136 miliardi di dollari. Un piccolo dato indicativo di quanto questa regione sia economicamente importante per il mercato russo è stato ben analizzato dal Congressional Research Service (Think Tank ufficiale del Congresso degli Stati Uniti); secondo il centro studi americano la vendita di armi russe è cresciuta notevolmente raggiungendo un fatturato di 30,1 miliardi di dollari nel periodo 2007-2014. Il dialogo ASEAN-Russia è iniziato nel luglio del 1991 trasformandosi nel tempo in un partenariato sempre più proficuo per entrambe le parti (nel periodo 2012-2014 gli investimenti esteri diretti russi nella regione hanno raggiunto i 698 milioni di dollari mentre il suo fatturato commerciale ha toccato i 22,5 miliardi di dollari).
A margine del vertice di Sochi il Presidente Russo Vladimir Putin ha tenuto incontri bilaterali con i leader devi Paesi presenti stringendo ulteriori legami con vecchi partner e creandone di nuovi e potenzialmente remunerativi sia dal punto di vista economico che da quello geopolitico. Per il Primo Ministro della Repubblica Socialista del Vietnam Nguyen Xuan Phuc, in carica da aprile, quella dei giorni scorsi è stata la sua prima visita ufficiale all’estero. I rapporti tra Mosca ed Hanoi sono radicati e di vecchia data, non a caso il Vietnam viene spesso indicato come “il ponte russo per l’ASEAN”.
Grigory Lokshin, vice presidente della Società di amicizia russo-vietnamita, che conduce attività di ricerca all’Istituto di studi orientali dell’Accademia russa delle scienze, ha recentemente rilasciato un intervista all’agenzia di stampa russa TASS. Secondo Lokshin “Il Vietnam ha da tempo superato il ruolo di nostro partner di minoranza bisognoso di aiuto e solidarietà. Il Vietnam oggi è un paese in rapido sviluppo che si sta integrando con successo nell’economia regionale, è un partner autorevole e affidabile per molti paesi del mondo”.
Oltre ad essere considerato il “ponte” tramite il quale Mosca può raggiungere gli altri Paesi della regione, secondo Lokshin il rapporto tra le due nazioni è la finestra attraverso la quale i vari attori regionali economici e politici analizzano e valutano le potenzialità di una cooperazione con la Federazione russa. Lokshin ha ricordato che “il surplus commerciale annuo del Vietnam con la Russia supera il miliardo di dollari, mentre gli investimenti diretti del Vietnam nell’economia della Russia ammontano a diversi miliardi di dollari, superando tutti gli investimenti russi nell’economia vietnamita degli ultimi 30 anni”…“La nostra cooperazione si sta sviluppando con particolare successo nel campo del petrolio e del gas”, ha concluso l’esperto russo.
Ricordiamo che nel 2013 Hanoi ha firmato un contratto da 450 milioni di dollari con Mosca per un’ingente fornitura di aerei e che recentemente ha siglato un accordo per l’acquisto di sei sommergibili classe Kilo e quattro fregate leggere classe Gepard, oltre a venti aerei multiruolo da combattimento Su-30 Mk2 nonché una dozzina di Su-27 e MiG. Durante la visita del Primo ministro vietnamita sono stati affrontati alcuni interrogativi che avevano portato allo stallo del progetto di costruzione di una centrale nucleare in Vietnam, con la speranza di dare nuovo impulso al progetto.
Tutta la penisola indocinese sembra rientrare nei rinnovati interessi russi per l’area del Pacifico. Il ministro russo dell’Energia Alexander Novak ha dichiarato in un’intervista della settimana scorsa al canale TV Rossiya24 che “la Federazione sta valutando la possibilità di costruire una raffineria di petrolio in Laos e un oleodotto che colleghi il Laos al Vietnam in modo da supportare meglio le consegne di idrocarburi ad Hanoi.” Sempre Novak, facendo riferimento ai futuri contratti con le nazioni dell’ASEAN, ha affermato che “le transazioni non debbano per forza essere effettuate in dollari e che le aziende russe hanno già esperienza nella firma di contratti in rubli russi, in yuan o nelle valute del Paese firmatario.”
Il tema più interessante che è emerso dall’intero vertice è l’idea di creare una comune zona di libero scambio tra Unione Economica Eurasiatica e ASEAN. Al termine del summit è stato presentato un documento intitolato “Piano per la cooperazione 2016-2020” che tra i vari punti tocca anche questo ambizioso progetto. Secondo lo stesso Presidente Putin, che discuterà l’idea con i colleghi di Kazakistan, Bielorussia, Kirghizistan e Armenia, il lancio di questa idea potrebbe creare una zona di libero scambio nell’intera regione dell’Asia-Pacifico. Già l’anno scorso il Vietnam ha concluso un accordo di libero scambio con l’UEE dimostrandosi nuovamente un ottimo “ponte” Russo per la regione; l’accordo ha infatti da subito attirato le attenzioni di altri paesi nell’area (Singapore pensa di firmare un accordo simile entro il 2018).
Altro passaggio interessante è stato l’accenno a un ulteriore integrazione con la SCO (Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, che comprende anche Cina, Tagikistan, Uzbekistan, oltre a Russia, Kazakistan e Kirghizistan) e le Cinture Economiche della Seta che andrebbero a creare una macroarea di integrazione economica eurasiatica. Secondo Putin per cominciare “l’interazione nel settore energetico potrebbe essere portata ad un nuovo livello”…” i Paesi ASEAN stanno sperimentando una crescita della domanda di idrocarburi e di energia elettrica. La Russia è pronta a soddisfare questa crescente domanda nel lungo periodo”… “è pronta ad offrire progetti per centrali nucleari di nuova generazione e siamo pronti a lavorare nel settore elettrico nel senso più ampio della parola”.
Secondo il documento, i Paesi che hanno adottato la Dichiarazione cercheranno di aumentare notevolmente il volume degli scambi con la Federazione russa. In particolare, verranno incoraggiati la cooperazione nel settore dei trasporti, delle reti infrastrutturali marittime, stradali e ferroviarie e dell’aviazione civile. Alla fine dei lavori, oltre alla Dichiarazione congiunta intitolata “Muoversi verso un partenariato strategico per il beneficio reciproco” e al Piano globale di azione per il periodo 2016-2020, l’ASEAN-Russia Eminent Persons Group (gruppo che comprende rappresentanti del mondo accademico, diplomatico e aziendale) ha consegnato ai partecipanti al vertice un rapporto intitolato “ASEAN e Russia: una partnership strategica multidimensionale orientata al futuro”.
Il futuro concepito da Mosca nella regione sembra ben chiaro e delineato. A dispetto delle sanzioni occidentali e alla chiusura politica che sta ricevendo dall’Occidente, Mosca si sta voltando ad Est e lo sta facendo utilizzando l’arma europea per eccellenza, l’economia. Il potenziale economico della regione è enorme e la posta in gioco è altissima, non solo vendita di armi ed energia ma integrazione economia di ampio respiro con il conseguente soft power che ne deriva. Pechino, che è comunque un competitore dei russi nella regione, potrebbe valutare positivamente il programma di integrazione russo che ha esplicitamente fatto riferimento ai progetti cinesi delle vie della seta. Un area economica di questa portata sarebbe un ottimo contraltare alle ingerenze economiche americane portate avanti nel Pacifico con il TPP (Trans-Pacific Partnership).
In questo secolo asiatico Mosca sembra voler partecipare al nuovo “Grande Gioco” con la giusta strategia mentre il vecchio continente sembra non capire che per giocare bisogna sedersi al tavolo giusto.
Gianluca Padovan
esperto di problematiche russe, iraniane ed asiatiche