La strage a Bruxelles, a pochi mesi di distanza da quella di Parigi, è servita a ribadire – benché non fosse necessario – che è in atto un attacco contro i simboli europei. Non tanto quelli culturali e religiosi (non è stata toccata né una chiesa né un’opera d’arte, a differenza di quanto è avvenuto in Siria), ma quelli dell’Unione europea. Lo stile di vita occidentale, importato dagli Usa e che è diventato lo standard dell’intera Ue. Prima i bistrot e le sale concerto di musica contemporanea (non l’Opera a Parigi), poi metropolitana ed aeroporto. Si colpisce la vita quotidiana perché, in questo modo, si provocano i danni maggiori alle economie dell’intera Europa. Le ripercussioni sul turismo, che ha un’incidenza notevole sul Pil di Paesi come Italia e Francia (e sulla Spagna), si sono già viste a Parigi durante le vacanze di Natale. D’altronde l’offensiva del terroristi si era diretta prima contro le strutture e le attività turistiche in Tunisia ed Egitto, ma anche in Costa d’Avorio, a Istanbul, persino nel poverissimo Burkina Faso. Dunque attentati che creano panico e provocano maggior povertà. Ma tutto questo viene favorito dalla situazione che caratterizza molti quartieri delle grandi città europee, addirittura intere municipalità di Bruxelles dove i belgi sono ormai una minoranza. “Gli attentati in Belgio – spiega a questo proposito Edward Luttwak in una dichiarazione rilasciata al Nodo di Gordio – sono la diretta conseguenza di una sorta di catena di montaggio. Si parte da una bella moschea, curata, trasparente. Non si predica mai la violenza ma si insiste su un concetto fondamentale: l’identità islamica. I fedeli non sono belgi di religione musulmana, ma musulmani in Belgio. Sembra una differenza da poco, invece è fondamentale. Dopodiché, nella bella moschea, ci si comincia a mobilitare per cause umanitarie, a partire dai bambini di Gaza per spingersi sempre un po’ più in là. Ma accanto alla bella moschea c’è anche una moschea brutta e piccola, dove si spiega che essere musulmani comporta anche dei doveri, come la solidarietà attiva nei confronti di Hamas. È in questa moschea che ci sono i “fratelli” che l’Iman conosce molto bene. Tra loro anche i terroristi. Ma tutto è iniziato con la bella moschea che ha creato la materia prima: musulmani in Belgio, non belgi di religione musulmana”.
Daniele Lazzeri
Chairman
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