In Siria, a pochi mesi dalla disgregazione del Movimento Hazm, gruppo d’insorti addestrato dagli americani, riappaiono altri “ribelli moderati” sempre supportati e addestrati dagli USA.
La forza è denominata “Divisione 30” e proprio il 31 luglio scorso alcuni suoi elementi avrebbero subito un attacco da parte di al-Nusra Front, gruppo islamico alleato di al-Qaeda. L’attacco sarebbe avvenuto in un accampamento della divisione situato ad ovest della città di Azaz a 45 km da Aleppo, vicino al confine con la Turchia. Elementi appartenenti alla Divisione avrebbero dichiarato che a seguito dello scontro a fuoco, cinque dei loro combattenti sarebbero rimasti uccisi, 18 feriti e alcuni catturati. Il giorno prima dell’attacco sarebbero stati catturati due leader e sei combattenti della “Divisione 30” sempre da parte del gruppo affiliato ad al-Qaeda, notizia che non è confermata dal Ministero della Difesa USA. Il gruppo di al-Nusra Front avrebbe utilizzato armi pesanti durante l’attacco. La coalizione guidata dagli USA ha supportato la “Divisione 30” con raid aerei.
Secondo quanto riportato dal NYT sarebbe la prima volta che viene impiegata la potenza aerea a supporto dei combattenti addestrati dal Pentagono in Siria. Gli Stati Uniti, oltre a fornire attacchi offensivi a supporto dell’avanzata contro gli obiettivi dello Stato Islamico, hanno deciso di autorizzare attacchi aerei per difendere i ribelli moderati siriani, da qualsiasi aggressore, anche se gli attacchi dovessero provenire da forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad.
La “Divisione 30” è stata creata nell’ambito di un programma a guida USA per costruire una forza militare affidabile composta da ribelli moderati (nuovo esercito siriano) all’interno della Siria, per combattere i militanti fondamentalisti dello Stato Islamico conosciuti anche come ISIS o ISIL. Il suo primo contingente di combattenti addestrati – appena 54 in tutto – è rientrato nella metà del mese di luglio in Siria equipaggiato con 30 veicoli fuoristrada di fabbricazione americana, armi e munizioni per unirsi al resto della divisione. Il progetto mira ad addestrare un esercito in grado di affrontare l’Isis e contemporaneamente formare un’alternativa agli altri gruppi integralisti islamici che dominano il campo di battaglia in Siria. I combattenti della “Divisione 30” sarebbero stati addestrati in Turchia.
Alcuni mesi fa, l’eclissamento dell’altro gruppo appoggiato dagli USA, Movimento Hazm, sarebbe stato causato dai numerosi attacchi e dal saccheggio di missili anticarro Tow da parte del gruppo islamico al-Nusra Front. Secondo il quotidiano britannico “the Guardian”, la disgregazione dei ribelli addestrati dagli Stati Uniti di fronte agli attacchi di al-Qaeda pone interrogativi circa la sostenibilità dello sforzo e della strategia globale americana in Siria, che da tempo sarebbe afflitta da ritardi e fallimenti.
Il programma di formazione, annunciato nel 2014, avrebbe dovuto preparare 5.000 combattenti ribelli per affrontare l’ISIS, ma avrebbe incontrato subito alcune difficoltà a causa dei rigorosi metodi selettivi attuati dal Pentagono (e anche per il fatto che molti di ribelli vedono il regime di Assad come il loro nemico principale). Questo avrebbe causato una forte riduzione degli ammessi al programma. Nel mese di luglio, a quasi un anno dal lancio del programma, il Segretario della Difesa, Ashton Carter, ha dichiarato che gli Stati Uniti stavano attivamente addestrando solo 60 ribelli. Ha detto, tuttavia, che 7.000 combattenti erano al vaglio per prendere parte al programma di addestramento.
L’attacco del 31 luglio, con le conseguenti perdite e il rapimento avvenuto il giorno prima può essere considerato un duro colpo per l’amministrazione Obama. Probabilmente, gli addetti ai lavori americani si sarebbero aspettati una reazione diversa da parte di al-Nusra Front e cioè considerare la “Divisione 30” come un alleato nel combattere lo Stato islamico, ma evidentemente non è stato così. L’obiettivo del gruppo al-Nusra Front continuerebbe ad essere quello di combattere la presenza americana nel paese e quello di eliminare la “Divisione 30” prima che questa si radichi più profondamente in Siria.
Durante l’attacco, nessuno dei gruppi dei ribelli cosiddetti moderati nell’area sarebbe intervenuto in aiuto della divisione, che secondo alcune speculazioni, sarebbero rimasti fuori dalla lotta, perché non approverebbero un elemento centrale del programma del Pentagono: che i ribelli addestrati dagli USA abbiano come obiettivo combattere lo Stato islamico e non le forze governative siriane del Presidente Bashar al-Assad. La maggior parte dei membri dell’opposizione siriana ha come primo obiettivo il rovesciamento del regime di Assad e solo dopo combattere l’ISIS.
Secondo quando riportato dal New York Times, altri gruppi d’insorti non sarebbero intervenuti contro al-Nusra Front, in quanto considerato uno dei gruppi più forti e meglio finanziati sul territorio siriano. Né si sono uniti nell’attacco di al-Nusra contro la “Divisione 30”, forse a causa delle incursioni aeree della coalizione. Ahrar al-Sham, un altro potente gruppo di ribelli islamici, è rimasto in disparte poiché si è spesso allineato con al-Nusra ma questa volta sarebbe stato in contrasto con il gruppo sulla gestione delle aree conquistate. Un gruppo invece che, apparentemente, ha appoggiato la “Divisione 30” è Jaysh al-Thuwar, una coalizione di stanza ad ovest di Azaz che comprende varie fazioni arabe e curde. Il gruppo ha fatto sapere che era finito sotto attacco dopo che i combattenti della “Divisione 30” erano arretrati nelle zone sotto il suo controllo, e che hanno cercato di aiutare “Divisione 30” durante la battaglia.
È comunque opinione diffusa tra i ribelli moderati sunniti che cooperare con la “Divisione 30” significherebbe consegnare i sacrifici di quattro anni di guerra “su un piatto d’oro” agli Stati Uniti. Per il programma americano degli aiuti agli insorti moderati siriani si prospetta un periodo molto difficile più di quanto potesse apparire all’inizio.
Elvio Rotondo
Country Analyst