È un Paolo Scaroni, come di consueto, molto concreto quello che abbiamo letto sabato 23 luglio sulle pagine de Il Foglio. Un dialogo serrato dell’Amministratore delegato dell’ENI sulla crisi del debito sovrano che attanaglia le due sponde dell’Atlantico e sui problemi di governance delle aziende italiane. Ne abbiamo parlato con Augusto Grandi, giornalista economico de Il Sole 24 Ore, da anni profondo osservatore delle strategie e delle dinamiche in seno alle aziende italiane, operanti sia sul territorio nazionale sia all’estero.
Nella conversazione con Il Foglio, Scaroni si sofferma sulla solidità dell’Euro come moneta rispetto al dollaro, confermata dal suo valore, stabilmente al di sopra del biglietto verde. Ma anche il problema del debito pubblico, nonostante il caso della Grecia, è più evidente e pericoloso negli Stati o in Giappone che sono gravati uno stock di indebitamento rispettivamente pari al 100% e 200% del PIL mentre l’Europa si mantiene attorno all’85%. “Tendiamo più ad autoflagellarci – ha sentenziato Scaroni – che a guardare i numeri reali”.
Un Euro, dunque, che è non è affatto in declino, nonostante permangano in tutta l’Unione Europea degli squilibri macroeconomici e una crescita economica ancora debole.
In questo senso, l’ENI rappresenta ancora il fiore all’occhiello dell’economia italiana nel mondo e un big dell’energia a livello globale.
Augusto Grandi, da qualche decennio illustra sulle pagine de Il Sole 24 Ore, lo stato di salute dell’impresa italiana. Il nostro Paese è rappresentato nel mondo proprio da grandi aziende come l’ENI. Che valenza ricopre tuttora questo gigante dell’energia?
Il ruolo strategico dell’Eni diventa sempre più rilevante per un Paese come l’Italia dove i grandi gruppi, di importanza internazionale, sono sempre meno numerosi e meno strategici. L’Eni, con una politica coraggiosa sullo scenario globale, sta garantendo all’Italia le risorse energetiche indispensabili per lo sviluppo. Se poi le imprese nazionali non sanno approfittarne adeguatamente, le responsabilità sono da cercare altrove.
E, infatti, proprio l’a.d. dell’ENI, Paolo Scaroni, riferendosi al mondo dell’impresa italiana nel suo complesso, ha evidenziato la persistenza di problemi di governance. Abbiamo preso in prestito modelli di gestione delle imprese dal mondo anglosassone, inadatti alla struttura della gran parte delle aziende italiane. E ora si ritorna a parlare di privatizzazioni su vasta scala…
Non è certo un caso che, dal fronte del composito del “partito anti italiano”, si insista molto sulla necessità di privatizzazioni senza controllo. Ed è ovvio che uno dei gioielli che dovrebbero essere alienati sia proprio l’Eni. Colpevole di essere efficiente ed indipendente rispetto ai colossi internazionali del settore. Ci aveva già provato Mattei ed è stato assassinato. Questa volta si tenta un assassinio puramente finanziario: è già un passo avanti.
Daniele Lazzeri