Il 12 novembre a Seul, la capitale della Corea del Sud, si è tenuto il quinto Summit dei leader del G20, che ha visto la partecipazione dei capi di stato dei Paesi emergenti come il Presidente cinese Hu Jintao, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il Primo Ministro Indiano, Manmohan Singh, il russo Dimitrij Medvedev ed i leader degli altri paesi membri del G20, fra cui il nostro Premier Silvio Berlusconi, oltre ai rappresentanti dell’Onu e di altri organismi internazionali. Anfitrione del Summit dei leader del G20 tenuto è stato il Presidente dalla Tigre asiatica Lee Myung–bak, il quale è riuscito a far superare al Paese la prova del palcoscenico economico globale. L’ordine del giorno della riunione plenaria, tenuta in cinque fasi, verteva sui temi della congiuntura economica globale, del quadro globale di crescita energica, sostenibile ed equilibrata, della riforma degli organismi finanziari internazionali, della rete di sicurezza della finanza globale, della riforma della supervisione finanziaria, dello sviluppo e del commercio.
Secondo il parere di varie testate giornalistiche l’esito del Summit si potrebbe schematizzare nel motto della “montagna che partorisce il topolino”, ovvero dopo negoziati estenuanti proseguiti fino all’alba il vertice è riuscito a produrre nientemeno che un’intesa apparente. Un patto di facciata con divisioni fra le righe, in cui si è stillato un testo generico comune interpretabile a piacere. Sintomatica è stata l’assegnazione al Fondo monetario del compito di elaborare una serie di indicatori onde valutare le politiche economiche dei Paesi in modo da ridurre gli squilibri commerciali, considerati uno dei fattori di rischio dell’economia mondiale. Pertanto, il Fondo monetario monitorerà i grandi Paesi, senza però poter imporre sanzioni. Una dichiarazione di Obama è stata quella di dire che “l’America è il motore di tutti”, mentre la Cina è stata accusata di praticare un cambio scorretto dello Yuan. Sarkozy si è impegnato a presentare un piano all’insegna di “responsabilità e realismo” entro la metà del 2011 in vista del prossimo G.20 che si terrà a Cannes a novembre.
Il Summit è stato altresì importante per le considerazioni dei potenti che sono trapelate al suo margine.
Ad esempio pare che Russia e Gran Bretagna si siano trovate d’accordo su molti punti, soprattutto per quanto riguarda gli squilibri economici nel mondo, almeno stando al commento del Premier britannico David Cameron circa il colloquio avuto con Dmitrij Medvedev. Il Presidente cinese Hu Jintao, invece, in occasione dell’incontro con Barack Obama, ha dichiarato che “La Cina ritiene che i buoni rapporti bilaterali siano non solo nell’interesse dei due Paesi e dei due popoli, ma anche importanti per la pace, la stabilità e lo sviluppo nel mondo”. Quindi ha ringraziato Obama per l’invito negli Usa del prossimo anno. “Spero e credo – ha affermato – che la visita sarà un successo”.
Da parte sua Obama ha dichiarato che “le relazioni Cina-Usa sono diventate più forti negli ultimi anni” e che si sono discusse una vasta gamma di questioni, non solo bilaterali, ma anche mondiali. Obama ha aggiunto che “essendo noi le due potenze nucleari leader, abbiamo uno speciale obbligo di affrontare le questioni della proliferazione nucleare. Ed essendo le due economie protagoniste nel mondo, abbiamo altresì un obbligo speciale di assicurare una crescita forte, equilibrata e sostenibile”.
Obama ha anche incontrato il Presidente coreano Lee Myung Bak, smorzando le aspettative del Paese asiatico riguardo un accordo commerciale bilaterale per la creazione di un’area di libero scambio con gli Usa, dato per scontato e già rimandato un anno fa. “È questione di settimane, stiamo solo risolvendo dettagli” ha dichiarato il Presidente americano, glissando.
Ermanno Visintainer