1. Tutti gli imperi, e tale è quello americano, agiscono sulla base di un nomos “privo di caratteri astratti e legato alla concretezza degli eventi storici – letteralmente Carl Schmitt ma anche Karl Marx – per cui la scelta di concentrarsi nell’Indo-Pacifico in funzione di contenimento cinese, rende secondario lo scenario afghano, fulcro della storica strategia britannica anti-russa a protezione del gioiello indiano della Corona. Non è un problema di Trump o di Biden, la unica superpotenza, per ora, ha, come del resto gli altri competitor, una strategia basata su analisi profonde ed appunto concrete basate sull’esperienza storica. Ad Harvard ed ancora a Cambridge studiano eccome i Classici, la cancel culture è un epifenomeno per i gonzi che non incide sul deep state.
2. Questo non significa abbandonare del tutto il vecchio Kyber Pass e dintorni, restano i contractors che erano quasi il doppio degli ultimi quattromila effettivi americani ed è in corso un riassestamento tribale. I Taliban sono una componente ideologica fondamentalista più che tribale, la cui valutazione è molto complessa, anche perché ogni potenza globale e regionale interessata ha i suoi “affiliati”.
3. Le narrazioni sono tutte discutibili quando non clamorosi falsi, a partire dal ritorno dell’ISIS visto che per ora si è rinunciato alla resurrezione di Bin Laden, e dipendono da poche agenzie, Rita Katz in primis, da cui discendono quelle dei poveri media nostrali.
4. La NATO è un sistema di alleanze in cui i soci hanno un peso relativo alla loro utilità strategica, è sempre stato così, Roma docet. Poi si può discutere senza fine sulla diversa inclusivita degli Imperi e quello anglo-americano ne è uno dei meno in assoluto.
5. Sottrarsi per l’Italia, che ha perso con la caduta del Muro il ruolo di antemurale sovietico, alla missione afghana in linea con la dottrina Brzezinski dell’Arco di crisi, era nelle condizioni date praticamente impossibile. Gli spazi di sovranità contrattata si sono chiusi con la fine della 1ª Repubblica.
6. Dobbiamo ritrovare una postura internazionale, e sarà arduo, dopo che con le primavere arabe di Obama, non dei neocon dello “scontro di civiltà” sostenuti dal Il Foglio di Ferrara oggi bideniano, abbiamo perso il Mediterraneo e ci ritroviamo turchi e russi ad portas.
6. Di questo dovrebbe preoccuparsi la Merkel&soci teutonici, perché l’Europa politica ci sembra non la voglia nessuno, nemmeno lei proiettata com’è anche per la sua storia personale a rafforzare i legami ad est, senza provocare nuovi Aleksandr Nevskij, visto che che il Reich ha rischiato di scomparire con la guerra civile europea 1914-1945.
7. Guardiamo di più che è meglio al conflitto commerciale, guerra asimmetrica contemporanea, sul greenwashing scatenato contro la Dws di Francoforte. La guerra commerciale tra USA E Germania va crescendo dall’inizio del XXI secolo, cioè da quando la Cina è entrata nel WTO, guarda caso. Del resto non siamo tutti innamorati della transizione energetica? Ma questa è un’altra storia, anzi no è sempre la stessa…
La Redazione
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