Dalle Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno, ma soprattutto in mutande sul bagnasciuga italiota d’agosto, è un piangere a dirotto sul ritiro dall’Afghanistan, sul suo fondamentalismo tribale, tutti novelli Curzio Rufo. Noi che nutriamo diffidenza sulla narrazione in redazione, abbiamo cercato, di spiegare la ragione di stato che porta Biden, su cui peraltro non siamo certo teneri, ad un atto che incontra il favore del 70% dei suoi concittadini per concentrarsi sul contenimento cinese nell’Indo-Pacifico, dal Mare dei Coralli a Sonda. Niente da fare, continuano imperterriti ad impartire lezioni di morale agli “imperialisti americani” tornati ad essere liberatori, dimenticando il giubilo con cui molti di loro, alla conquista dei comitati di redazione, accolsero quel 30 aprile di quarantasei anni fa la caduta di Saigon. Troppo impegnati a trafficare nella transizione energetica con le materie prime della Cina e soci per prestare attenzione al maggior impegno nella NATO che i cinici yankee richiedono da tempo senza sosta. Seduti sul nostro welfare, peraltro in bilico, a pontificare per la cattiva coscienza di aver pagato un tributo di sangue, evitabile forse con un altro modo di stare nell’Alleanza Atlantica. Ma questa è un’altra storia conclusasi trent’anni fa sul panfilo Britannia di Her Majesty al largo di Civitavecchia.
Non si preoccupino i nostri “armiamoci e partite”, il nuovo ordine mondiale è lontano e ci saranno infinite occasioni per rifarsi, a partire dal Mediterraneo allargato, il Sahel ed il Corno d’Africa, i paesi Baltici e il Donbas, potremmo andare avanti per molto, con una puntatina nella ionosfera affollatissima a cavallo dei razzi di Elon Musk e Jeff Bezos. Il Grande Giuoco continua…
La Redazione
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