Nemmeno ad Afrofocus, che è l’unica chiave di lettura del khaos centroafricano, osiamo chiedere di spiegarci la resurrezione dei Talebani in Afghanistan. Ormai concentrati sul green pass e la vaccinazione ai minori costi quel che costi, il mainstream mediatico offre delle interpretazioni che chiamarle favole offende sanguinosamente Perrault ed i fratelli Grimm, anche perché raccontate che più male non si può. Hai voglia di cercare riferimenti al Kyber Pass ed a Kipling, a Salgari ed a Sandokan, di Indo-Pacifico si tratta, questa cultura, si fa per dire, freelance non arriva nemmeno al mullah Omar ed al comandante Massoud, il famoso Leone del Panjshir liquidato due giorni prima dell’11 settembre 2001, non parliamo dell’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979. Figuriamoci quindi se è in grado di spiegare, ricorrendo alla geopolitica per cui bisognerebbe conoscere in aggiunta un po’ di geografia, la dipartita della NATO se non ricorrendo alla vecchia categoria “vietnamita” dell’impantanamento, la solita interpretazione stantia che non rende giustizia alla visione della talassocrazia imperiale.
Noi invece, visto che sempre di resurrezioni si parla ed in questo caso dopo dieci anni, non ci sorprendiamo che qualche foto satellitare via Alice Springs possa riportare in vita il nostro vecchio Osama Bin Laden, ne avevamo nostalgia in fin dei conti, uscito a riveder le stelle dalle grotte di Kaftar Hona, il Nido del Corvo e di nuovo a sbarrare l’accesso russo ai mari caldi e la via della seta di Xi Jinping…come ai bei tempi!
La Redazione
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