Occhi cristallini di un azzurro puro come il deserto, il Lawrence d’Arabia di David Lean a distanza di quasi sessant’anni sembra fatto apposta per sedurre l’immaginario transgender dilagante. E poi che stile, signora mia, questi inglesi! L’incontro dopo la conquista di Aqaba sul filo dell’humor all’Ufficio Arabo de Il Cairo col generale Allenby e le effusioni dei suoi ufficiali antifa, il giovane arabo che lo accompagna può persino dissetarsi con più agio di un rider nostrale. Peccato che El Orens non assomigliasse a Peter O’Toole ma piuttosto a Stan Laurel, sì lo Stanlio di Ollio, e che da allora, il 1917 dell’accordo Sykes-Picot sulla spartizione anglo-francese, il Medioriente non abbia più avuto pace. Ma, diamine, i Turchi sono cattivissimi, del resto hanno ripreso a menarci nel mare nostrum e l’Europa, senza più Don Giovanni d’Austria, se ne sta zitta e quieta. Non è che dal Libano, dalla Palestina, dalla Siria, dalla Mesopotamia, dallo Yemen, dalla Libia, il khaos sta già arrivando allo Stretto di Sicilia? Se così fosse, per prepararci al nuovo che avanza, datemi retta, meglio andare a ri-vedere Totò d’Arabia…
La Redazione
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