Nel 2018, il sito del dipartimento della difesa americano, riportava che la situazione nella regione indo-pacifica appariva a dir poco complicata, con la Cina impegnata nel potenziamento della spesa militare ad un ritmo senza precedenti (negli ultimi dieci anni Pechino ha quasi raddoppiato la sua spesa per la difesa) ed intenzionata a minare l’ordine internazionale nella regione.
Il dipartimento della difesa americano, nello stesso anno, aveva provveduto a modificare il nome del Comando del Pacifico (PACOM) in Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, per sottolineare l’importanza dell’Asia meridionale e della regione dell’Oceano Indiano.
Oggi la situazione non sembra per nulla mutata. Gli Stati Uniti hanno intensificato la cooperazione con l’India in diversi settori e si starebbero preparando a condividere attivamente l’intelligence militare marittima attraverso un patto, concluso di recente.
Il patto bilaterale, Maritime Information Sharing Technical Arrangement (MISTA), stabilisce i protocolli per lo scambio di intelligence in tempo reale e migliorare in modo significativo il livello di cooperazione tra la marina indiana e quella statunitense. Il patto bilaterale MISTA riguarda il dominio militare.
Nuova Delhi ha firmato anche accordi di “white shipping” con 21 paesi per migliorare la “consapevolezza della situazione” nella regione dell’Oceano Indiano.
Gli accordi di “white shipping”, resi operativi con Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia, Brasile, Israele, Vietnam, Oman e le Mauritius, riguardano principalmente lo scambio dinamico di informazioni sulle navi commerciali. Il White Shipping Agreement (WSA) stabilisce un protocollo di rete di informazioni che consente alle marine dei paesi che vi aderiscono di scambiare informazioni sulle navi nei loro territori oceanici. Le navi sarebbero classificate in bianche (navi commerciali), grigie (navi militari) e nere (navi illegali).
Il motivo per cui l’India sta stipulando accordi con altre nazioni è senza dubbio per garantire i suoi interessi nella regione dell’Oceano Indiano e oltre, soprattutto alla luce delle controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale. La disputa ha portato i paesi (non-pretendenti) come India e Stati Uniti a volere che le acque del Mar Cinese Meridionale restino acque internazionali, con Washington che conduce operazioni per la “libertà di navigazione” in prossimità delle isole cinesi per contestare le rivendicazioni territoriali di Pechino.
Oltre 100.000 navi transitano ogni anno attraverso l’Oceano Indiano, trasportando circa il 66% del petrolio mondiale, il 33% delle merci e il 50% delle spedizioni di container. Con l’Oceano Indiano che diventa pesantemente militarizzato, l’India è particolarmente preoccupata per le incursioni navali cinesi in continua espansione in quello che considera il proprio cortile strategico.
Secondo alcune fonti riportate dal Times of India, “l’India ha intenzione di stringere patti di ” white shipping” con 36 paesi”.“Il MISTA con gli USA va ben oltre questi patti. Uno strumento per la connettività a due vie, renderà più fluido il flusso di intelligence tra le due marine ”. Il MISTA è stato concluso insieme all’accordo di base per lo scambio e la cooperazione geo-spaziale (BECA) durante il dialogo “due + due” di India e Stati Uniti nel mese di ottobre.
Il BECA, il quarto e ultimo accordo fondamentale da firmare con gli Stati Uniti, consentirà all’India di accedere alle immagini satellitari avanzate americane, dati digitali topografici e aeronautici che consentiranno di migliorare la precisione dei missili e dei droni armati, nonché la navigazione a lungo raggio di aerei militari.
In precedenza, nel 2002, l’India aveva firmato il General Security of Military Information Agreement (GSOMIA) con gli Stati Uniti, seguito dal Logistics Exchange Memorandum of Agreement (LEMOA) nel 2016, e poi dal Communications, Compatibility and Security Arrangement (COMCASA) nel 2018.
La scorsa settimana, il capo della Marina indiana, l’ammiraglio Karambir Singh, ha detto che “le informazioni sono fondamentali per garantire una sicurezza marittima completa”. A tal fine, l’Information Fusion Center-IOR (Indian Ocean Region) di Gurgaon, commissionato nel 2018, si è affermato come “hub di informazioni sulla sicurezza marittima” nell’Oceano Indiano. “Ufficiali di collegamento internazionali di 13 paesi sono stati invitati a unirsi al centro”.
L’espansionismo e l’ascesa della Cina nel Mar Cinese Meridionale continua a minacciare la sicurezza marittima dell’India come dimostrano gli avamposti militarizzati della Cina in questo mare. L’India non intende consentire al gigante asiatico di raggiungere un predominio della regione Indo–Pacifico.
Un vantaggio indiano sulle linee di approvvigionamento energetico della Cina e sul commercio nell’Oceano Pacifico occidentale è rappresentato dallo Stretto di Malacca, favorito dall’istituzione del primo comando integrato dell’India sulle isole Andamane e Nicobare.
Il Comando Andamane e Nicobare (ANC) si trova all’interno della ZEE indiana sulla rotta commerciale più trafficata del mondo che si collega anche agli stretti contigui di Malacca e Singapore. Questa rotta è considerata la più grande strozzatura strategica del mondo. Il comando ha sede a Port Blair nelle Andamane e Nicobare. È stato creato nel 2001 per salvaguardare gli interessi strategici dell’India nel sud-est asiatico e nello stretto di Malacca aumentando il rapido dispiegamento di risorse militari nella regione. Fornisce supporto logistico e amministrativo alle navi militari inviate in fase di spiegamento in Asia orientale e nell’Oceano Pacifico.
Secondo il The Economic Time, il comando ha a lungo sofferto per ristrettezze di fondi, mancanza di autorizzazioni ambientali per costruire infrastrutture e, naturalmente, guerre paralizzanti tra le tre forze armate. Ma ora tutto questo potrebbe essere una cosa superata.
Lo scontro tra le truppe nel Ladakh orientale con la Cina starebbe spingendo l’establishment della difesa a riesaminare il ruolo dell’ANC come avamposto militare cruciale dell’India. In caso di controversia con la Cina, la cui economia dipende in modo significativo dal commercio di esportazione attraverso questa rotta, l’India e gli alleati potrebbero potenzialmente imporre un blocco, le cui conseguenze non sono però prevedibili.
Elvio Rotondo
Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”
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