Le religioni sono per loro natura strumenti di dialogo, di comprensione, di tolleranza e di amore. Poi, a volte, dimenticano la loro natura e si trasformano in strumenti di oppressione, di scontro, di prevaricazione, di guerra tra civiltà. Da Baku, in Azerbaigian, è partito un invito a tutte le religioni del mondo affinché riscoprano la loro vera essenza e diventino un unico, immenso, strumento di pace.
È questo il messaggio fondamentale emerso al termine del Forum dei leader religiosi in arrivo da 70 Paesi. Islamici, cattolici, ortodossi (con il Patriarca di Mosca, Kiril II), buddisti, ebrei, taoisti. Tutti intervenuti a Baku perché l’Azerbaigian ha rappresentato, in questi anni, un simbolo di tolleranza e di convivenza pacifica tra fedi diverse, dalla maggioranza islamica alla piccola minoranza di cristiani Udì, eredi di quella Chiesa Albana che rappresentò la prima espansione del cristianesimo nel Caucaso. E ancora i cattolici che dispongono proprio a Baku della Chiesa dell’Immacolata Concezione, costruita nel 2006 in seguito alla visita nel 2002 di Papa Giovanni Paolo II in Azerbaigian. Nella stessa chiesa nel 2016 ha celebrato messa Papa Francesco, durante la sua visita nel paese. Tra l’altro proprio la tolleranza e la convivenza tra fedi e popoli hanno rappresentato per l’Azerbaigian due degli elementi fondamentali per favorire lo sviluppo del Paese negli ultimi anni. E gli ottimi rapporti instaurati tra Azerbaigian ed Italia, anche attraverso le iniziative del think tank internazionale “Il Nodo di Gordio”, hanno fatto sì che della delegazione italiana al Forum interreligioso facesse parte anche un rappresentante del nostro centro studi.
Luigi Capogrosso