Dal Medio Oriente, ove le sue milizie sembrano arretrare, lo Stato Islamico sta spostando il suo centro operativo nel Maghreb. L’espansione del jihadismo dalla Libia alla regione del Sahel. Rivalità e differenze fra IS e Al Qaeda.
La riconquista di Ramadi da parte dell’Esercito Irakeno — in realtà spalleggiato dagli iraniani — e l’avanzata dei peshmerga curdi di Massoud Barzani (1) — appoggiati da circa 1.200 «consiglieri militari» turchi, ha dato ai Media internazionali la sensazione che, finalmente, i jihadisti dello Stato Islamico fossero costretti ad arretrare. E non solo in Iraq, visto che anche in Siria l’intensificarsi dei raid aerei, tanto degli alleati occidentali quanto dei russi, sta mettendo in gravi difficoltà le milizie del Califfo. Tuttavia illudersi che la minaccia rappresentata dall’IS sia, ormai, prossima al crepuscolo sarebbe un grave errore, e non solo perché questo sta reagendo con un’inusuale, sino a oggi, campagna terroristica all’estero, come dimostrano le stragi di Parigi in Dicembre e quella di Istanbul a inizio Gennaio, volte a colpire due dei paesi maggiormente impegnati nel conflitto siro-irakeno (2). Ancora più preoccupante infatti è l’intensificarsi della presenza dell’IS in tutto il Nord Africa e il suo progressivo ramificarsi anche nella regione del Sahel.
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Continua la lettura dell’articolo di Andrea Marcigliano, Senior fellow de “Il Nodo di Gordio“, per la Rivista Marittima di Gennaio 2016 —> Un “Califfato africano”
(1) Barzani è il leader dei curdi irakeni che, a differenza di quelli siriani – legati al PKK – intrattengono eccellenti rapporti, anche in forza del commercio del petrolio, con Ankara.
(2) Fino a poco tempo fa l’IS aveva limitato le proprie azioni all’estero, soprattutto in Europa. Sembra infatti molto recente l’organizzazione di una «divisione Esteri» per coordinare i raid terroristici mirati.