Vent’anni dopo “Sistema Torino”, il giornalista Augusto Grandi – una vita al Sole 24 Ore, oggi senior fellow de Il Nodo di Gordio – torna con “Sotto Sistema Torino” a raccontare una città in crisi, alla disperata ricerca di una nuova classe dirigente in grado di invertire la rotta
Nel 2002 un libro, “Sistema Torino”, aveva squarciato il velo sulla capitale subalpina, accusandola di conformismo perdente verso i suoi meccanismi e apparati di potere, all’epoca ancora ben chiari e molto più solidi. A quasi 20 anni di distanza l’autore, Augusto Grandi, torna sul tema con “Sotto Sistema Torino”, il racconto – edito da Il Nodo di Gordio e Vox Populi, i think tank dei quali è senior fellow – di una città profondamente in crisi, avviata verso un declino sempre più evidente, alla disperata ricerca di una nuova classe dirigente in grado di invertire la rotta. Il tutto, va precisato, scritto prima che il Coronavirus ponesse ancor più il Nord, l’Italia, l’Europa e il mondo in un clima di incertezza che ha pochi precedenti.
“Sotto Sistema” intende significare che, 20 anni dopo, il livello della leadership torinese sarebbe ulteriormente peggiorato e che quanti ambiscono a farne parte futura evidenziano limiti gravi, che secondo l’autore rendono impossibile guardare al futuro con ottimismo. Non si tratta solo della politica, dove l’esperimento pentastellato vive le polemiche intestine e le accuse degli avversari come molte altre giunte dello stesso colore, ma anche in ambito economico e culturale. Peraltro i tre comparti, in questa città, erano soliti stringere una “sinergia”, per usare un termine elegante, che li rendeva davvero “poteri forti”.
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