Prendi un ambasciatore (Tomaz Kunstelj, sloveno), un dirigente scolastico (Federico Samaden, dell’Alberghiero Trentino), un ex presidente di una comunità montana piemontese occitana (Mariano Allocco, della Val Maira); ospitali in un bellissimo parco di Levico Terme e falli confrontare sul futuro del turismo all’interno del workshop del Nodo di Gordio. Nascerà non solo un’amicizia ma una collaborazione che coinvolge l’intero arco alpino.
Una collaborazione turistica che rifugge dalle invasioni di folle attratte dalla fama delle località più famose, che ignora i consigli per gli acquisti degli influencer, ma che è basata su pochi ma chiari punti fermi: identità, sostenibilità, accoglienza nel senso più vero del termine.
Non la cementificazione ma il recupero della cultura locale, delle chiese e dei capolavori contenuti all’interno, dei borghi antichi, delle tradizioni. Non la proliferazione di seconde case aperte poche settimane all’anno, ma la prospettiva di accogliere nuovi abitanti che, sulle Alpi, possono vivere e lavorare tutto l’anno grazie all’utilizzo intelligente delle nuove tecnologie.
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