Marco Cochi, giornalista e analista per il think tank di geopolitica trentino Il Nodo di Gordio e per l’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (ReaCT) – suo il blog Afrofocus che offre spunti di riflessione e aggiornamenti sul Continente – a margine dell’uscita del suo nuovo libro “Il jihadismo femminile in Africa. Il ruolo delle donne all’interno di Boko Haram e al-Shabaab” è intervenuto a Il Tazebao.
Siamo di fronte ad una nuova corsa all’Africa, dovuta anche e soprattutto alle risorse del continente. Non c’è proprio una via alternativa rispetto alla “ricolonizzazione” per i paesi africani?
Ci sono dei modelli alternativi da cui prendere esempio?
“Se non ricordo male, nel marzo 2019, l’autorevole rivista britannica The Economist, pubblicò un articolo in cui parlava della nuova corsa all’Africa da parte di varie nazioni, sottolineando l’apertura di numerose ambasciate nel continente e l’aumento degli investimenti stranieri, soprattutto da parte dell’India. E spesso si disserta di neocolonialismo nei confronti dell’Africa da parte di attori internazionali di estremo rilievo come l’India o la Cina, che a seconda delle opinioni vengono indicati come i maggiori artefici dello sviluppo o del sottosviluppo del continente. Indubbiamente l’Africa dovrebbe prestare attenzione al rischio di affogare sotto l’ingente flusso di finanziamenti e la rilevante mole di investimenti che arrivano da questi paesi. La direzione giusta sarebbe quella di adottare una strategia comune di sviluppo continentale, che per alcuni versi si sta consolidando con l’entrata in vigore, all’inizio di quest’anno, dell’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), la più grande area di libero scambio al mondo per numero di Stati membri. In pratica, l’Africa dovrebbe intraprendere una via autonoma di sviluppo ed evitare di farsi depredare delle proprie risorse, senza cadere ancora una volta nella logica del continente in vendita. Quello di cui ha invece bisogno è una strategia unitaria, che le offra la capacità di relazionarsi e di agire come un attore unico per diventare protagonista del suo futuro. In termini di modello ci si potrebbe ricollegare al panafricanismo, sia nella sua dinamica politica che promuove la totale indipendenza del continente africano, sia nella sua dimensione transnazionale e civile, che sostiene la solidarietà tra africani e persone di origine africana”.
Continua a leggere l’intervista a Marco Cochi, Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio” su Il Tazebao: https://iltazebao.com/siamo-gia-nel-secolo-africano-a-colloquio-con-marco-cochi-afrofocus-e-nodo-di-gordio/