Secolo d’Italia – 13 Luglio 2011
ATTACCO POLITICO?
NO, È SOLAMENTE SPECULAZIONE
L’economista Micalizzi spiega: «Non c’è alcuna volontà di colpire l’euro o il governo, vogliono solo fare profitti…» Adriano Scianca da Secolo d’Italia di mercoledì 13 luglio 2011 Miliardi che passano di mano in mano in un solo giorno. Gruppi potentissimi che fungono da arbitri e, contemporaneamente, da giocatori. E tanta, tanta voglia di far soldi. È questo lo scenario dell’alta finanza dominata da quegli speculatori che hanno dato l’assalto all’Italia. Alberto Micalizzi, economista e docente alla Bocconi di Milano, ci spiega chi sono, cosa vogliono e come arginarne la voracità.
Allora, professore: ieri la Borsa di Milano ha chiuso intorno al +1,18 % dopo aver aperto in forte calo. Altalena fisiologica o segnale positivo?
Questo, in realtà, conferma la mia tesi secondo la quale la speculazione in atto ai nostri danni non vuole destabilizzare alcunché. Si tratta solo di fare profitti, nient’altro. Una volta che la speculazione è passata e sono stati portati a casa i profitti la pressione si allenta. Nelle prossime ore potrebbe ricrearsi una situazione simile, con forti cali in apertura dei mercati. Ma anche in quel caso non vorrebbe dire nulla…
I giornali, nei giorni scorsi, hanno parlato di “attacco all’euro”…
Macché, la speculazione agisce a macchia di leopardo e a mere finalità di profitto. I titoli enfatici lasciano il tempo che trovano. Non c’è alcun attacco all’euro, non c’è volontà politica. Si vuole solo battere cassa.
Ma chi è, di preciso, che agisce in questo modo? Sui giornali leggiamo “Speculatori all’attacco dell’Italia”: chi sono? Hanno un nome e un cognome?
Certo: le società di rating costituiscono di fatto un monopolio. S&P e Moody’s, da sole, detengono l’80% del mercato del rating. A loro volta sono controllate da meno di cinque grandi potentati. In cui, pensi un po’, figura persino Bill Gates.
E gli altri chi sono?
Be’, le agenzie di rating hanno un azionariato molto concentrato e per di più spesso gli stessi gruppi hanno azioni di entrambe le agenzie. Come dicevo, sono pochi soggetti: c’è l’imprenditore Warren Buffet, che ha il 16,2% di Moody’s, mentre gli hedge fund americani Capital World Investors e Black Rock controllano McGrawHill, che a sua volta possiede S&P.
Un bell’intreccio di interessi…
Infatti. E pensare che le agenzie di rating dovrebbero essere indipendenti, dovrebbero fare gli arbitri, mentre sono governate da operatori del settore.
Caspita, allo stesso tempo arbitri e giocatori. Ma allora quel conflitto di interessi che tanto sonno toglie alla sinistra italiana è radicato nella struttura stessa della finanza globale?
La differenza è che quello italiano è un conflitto di interessi regionale, dagli esiti – rispetto agli equilibri mondiali – assai limitati. Nulla a confronto di quello che accade a livello internazionale, dove si muovono miliardi e miliardi in una sola giornata.
Nelle mani di questo tipo di potentati possiamo dirci tranquilli? Insomma, faremo la fine della Grecia o no?
In realtà parte del danno è stata già fatta. Stiamo già pagando un costo molto alto in termini di indebitamento. Però attenzione: non c’è una visione escatologica, non è che a un certo punto accade la catastrofe. C’è solo un depauperamento continuo. Dovremo lavorare di più e avere una tassazione più alta per pagare gli interessi passivi. Ma non ci sarà un fallimento reale.
E chi potrebbe evitare che questo accada?
Solo la Bce, cioè la Germania. Se la Bce non fa nulla ci troveremo ad affrontare costi molto elevati, se invece interviene possiamo farcela.
Cosa dovrebbe fare nello specifico?
Porre un tetto al costo del debito. La Bce dovrebbe dichiarare che interverrà in sottoscrizione di qualsiasi emissione impedendo ai rendimenti impliciti di salire oltre una soglia da dichiarare e difendere. Insomma, creare uno scudo protettivo verso i paesi esposti alla speculazione.
La Bce può farlo?
I mezzi ci sono, ci vuole solo la volontà politica.
In tutto questo come si sta comportando Tremonti?
In modo positivo. A me il ministro piace, è una persona competente, ha fatto il possibile per proteggere l’Italia data la situazione. Ma va detto che dal punto di vista della speculazione il nome del ministro è indifferente. In quegli ambienti non c’è preferenza politica, si cerca solo l’occasione per far soldi.
Nel frattempo qualcuno chiede un governo tecnico per far fronte alla situazione…
Ma una crisi politica darebbe adito a ulteriori manovre. Diciamo così: nessun governo può migliorare la situazione da solo. Ma è certamente possibile peggiorarla mostrando instabilità politica. Tutto, però, è nelle mani della Bce, che deve uscire dall’immobilismo.
Finanza & Mercati – 12 Luglio 2011