Il panorama dei conflitti, la loro evoluzione e il futuro della ‘rivoluzione industriale africana’ secondo gli analisti Andrea Carboni (ACLED, University of Sussex) e Marco Cochi (Il Nodo di Gordio, Link Campus University)
L’enorme ricchezza africana in termini di materie prime e risorse è da sempre considerata un tallone d’Achille per il continente, che lo espone ad attacchi e conflitti in continua evoluzione. E se, da un lato, alcune delle più sanguinose guerre tra Paesi africani, con potenze regionali e locali protagoniste, sono state consumate proprio sul fronte delle risorse, è innegabile che giacimenti di petrolio, gas e preziosi minerali come il tantalio facciano gola anche alle superpotenze che primeggiano in alcuni settori industriali, in particolare quello tecnologico.
I volti di una guerra sono molti, come i suoi retroscena. Tuttavia, l’accesso e lo sfruttamento delle risorse africane sembra essere il tratto che accomuna i conflitti del continente anche a diversi livelli; non si tratta, infatti, solo di scontri e violenze aperte come quelle accuratamente testimoniate dai report mensili di Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), ma anche di forme più silenziose – ma non meno insidiose – di conflitto che vedono protagonisti quegli attori stranieri che oggi investono maggiormente sul suolo africano.
È proprio rispetto a questo panorama, allora, che è necessario capire i possibili sviluppi della cosiddetta ‘rivoluzione industriale’ africana, che sta senza dubbio determinando una rivitalizzazione economica in molti Paesi. È sufficiente parlare di ripresa come conseguenza diretta degli investimenti stranieri come quelli della Cina? E alla luce degli innumerevoli conflitti aperti che ancora caratterizzano il continente, qual è il futuro che aspetta l’Africa viste le precarie e frammentarie dinamiche di potere politico ed economico? Su alcuni di questi aspetti e, in particolare, sul legame tra gli aspetti economici e politici dei conflitti africani, sulla loro natura e sugli scenari che potrebbero profilarsi nel prossimo futuro in vista di una possibile corsa all’accaparramento di risorse, si sono soffermati Andrea Carboni, Research Analyst presso ACLED e Marco Cochi, Country Analyst del think tank ‘Il Nodo di Gordio’ e docente nel Master in African Studies e nel Master in Governo dei flussi migratori presso la Link Campus University di Roma.
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Continua la lettura dell’articolo di Ilaria D’Angelo a Marco Cochi, Country Analyst, de “Il Nodo di Gordio“, su L’Indro.it —> Materie prime e conflitti: l’indissolubile nodo dell’Africa