Daniele Lazzeri è chairman del think tank “Il Nodo di Gordio” e Direttore dell’omonima rivista, cofondatore e Direttore scientifico del centro studi “Vox Populi”, giornalista pubblicista, esperto di studi geopolitici ed economia internazionale, rinomato per le sue autorevoli competenze nel campo delle relazioni internazionali.
Dal 24 al 26 luglio si svolgerà a Pergine Valsugana e a Montagna di Piné (Trento) la XII edizione del workshop di geopolitica ed economia internazionale organizzato dal think tank trentino “Il Nodo di Gordio”, di cui lei è chairman. L’evento, “Mari che uniscono – La diplomazia italiana nel XXI secolo”, che a sua volta fa parte del progetto “Il sogno di Marco Polo” patrocinato dal Ministero degli Esteri, ha come tema l’analisi dei rapporti fra Paesi del Medio Oriente e del Mediterraneo, con particolare attenzione al ruolo dell’Italia e a quello della Turchia, attore fondamentale per il delicato sviluppo delle relazioni fra i paesi che si affacciano sui tre Mari – Mediterraneo, Nero e Caspio.
Un workshop di spessore dunque, a cui prenderanno parte importanti giornalisti e anche l’Ambasciatore turco in Italia Adnan Sezgin; quali sono, secondo lei, i punti fondamentali da toccare in un’analisi di rilievo come questa?
Sicuramente tra i punti fondamentali rientrano i ruoli che stanno giocando, e soprattutto che giocheranno in futuro, vari Paesi dell’area, a partire proprio dalla Turchia. Noi siamo sempre stati convinti che il Mare Nostrum fosse solo nostro e che fosse l’ombelico del mondo. È stato indubbiamente così, un tempo. Ma ora la situazione è profondamente mutata. Così come è cambiata, rapidamente, rispetto alla già nuova idea che i destini del mondo fossero legati esclusivamente al duopolio Usa-Cina intorno all’Oceano Pacifico. Siamo invece in un mondo mulotipolare. Il Mediterraneo ha di nuovo un ruolo strategico, insieme al Caspio ed al Mar Nero. Perché nuovi protagonisti si sono affacciati sulle rispettive sponde. Nord Africa, Asia, Europa dell’Est. Protagonisti politici ed anche economici.
Rimanendo in tema di Medio Oriente, durante il recente incontro tenuto a Damasco con Jean-Frédéric Poisson (deputato francese del Partito democratico cristiano), il presidente siriano Bashar Al Assad ha affermato: “Le politiche dell’Occidente si sono dimostrate fallimentari e hanno contribuito all’espansione e alla proliferazione del terrorismo in Siria, portandolo di conseguenza anche in Europa”. Quali sono secondo lei le strategie di cooperazione internazionale da adottare per porre fine alla crisi siriana e frenare l’avanzata dello Stato Islamico?
Lo Stato Islamico va combattuto, innanzi tutto militarmente. Perché è un pericolo che diventa tale non solo per l’Europa e l’Occidente, per i cristiani e gli islamici sciiti. Ma ormai è diventato un problema per tutti, sunniti compresi. E compresi i Paesi che hanno favorito, o non hanno contrastato, lo sviluppo ed il rafforzamento dell’ISIS. Quanto alla Siria, è evidente che la soluzione debba passare necessariamente attraverso un negoziato. Dal quale non può essere escluso Assad. Un tavolo a cui dovranno sedere anche i russi e gli iraniani.
Continua la lettura integrale dell’intervista di Sara Consolino sul Secolo Trentino Il ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale. Intervista a Daniele Lazzeri