Sua Eccellenza Almaz Khamzayev
I rapporti bilaterali fra Italia e Kazakhstan, grazie anche alla dinamica e lungimirante politica estera del governo recentemente intrapresa, stanno conoscendo una stagione di idillio e di convergenza particolarmente tangibile. Tuttavia le sinergie che potrebbero scaturire fra i due Paesi non debbono necessariamente essere contenute nelle maglie di ferro delle pur imprescindibili premesse di natura economica, come peraltro già è stato riconfermato dal recente vertice bilaterale fra il Presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev e il Premier italiano Silvio Berlusconi, avuto luogo a Roma i primi giorni di novembre 2009. Un rapporto che condurrebbe a scenari geopolitici inediti, le cui implicazioni nelle future relazioni con l’Unione Europea non sono assolutamente da sottovalutare. Un ulteriore traguardo fondamentale conseguito dal Kazakhstan, a partire dal primo giorno del mese di gennaio dell’anno corrente, che ha permesso a questo Paese di compiere un determinante balzo in avanti dai risvolti fortemente emblematici nei confronti degli equilibri internazionali, è stato l’assunzione della presidenza di turno OSCE, principale organismo internazionale per la difesa dei diritti umani. Una scelta fortemente simbolica che intende premiare le radiose politiche linguistiche e religiose intraprese dal Paese che promuovono il multilinguismo e il multiconfessionalismo. Una parte determinante va tuttavia riconosciuta ed ascritta alla determinazione del suo Presidente, Nursultan Nazarbayev, proteso a costruire in Eurasia un unico grande spazio aperto ad un nuovo e concorrente modello di mondo: multipolare, equilibrato, democratico, pluralista, pacifico e prospero. A questo proposito abbiamo intervistato l’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica del Kazakhstan nella Repubblica italiana, Sua Eccellenza Almaz Khamzayev.
Dott. Khamzayev, stiamo vivendo un periodo cruciale per il futuro geopolitico del pianeta. Si stanno realizzando alleanze strategiche impensabili fino a poco tempo fa. Recentemente il presidente della Repubblica del Kazakhstan, Nursultan Abiševič Nazarbaev, ha incontrato, in occasione di una visita ufficiale a Roma, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Quali sono stati gli esiti più significativi di questo incontro?
Il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 ha cambiato molto il quadro geopolitico dell’Eurasia e sullo sfondo delle relazioni internazionali sono venuti ad affacciarsi oltre una dozzina di nuovi attori. In tal senso il Kazakhstan, negli ultimi anni, ha conseguito cambiamenti epocali, divenendo un soggetto attivo ed un rappresentante a tutti gli effetti di tali relazioni. Oggi il nostro Paese collabora ed interloquisce a pari titolo con le principali organizzazioni internazionali così come con le principali potenze mondiali, fra cui l’Italia. Le relazioni diplomatiche tra i nostri Paesi, fondate nel 1992, un periodo in cui c’è stata una sequenza di importanti eventi bilaterali, hanno esercitato un’influenza determinante sullo sviluppo delle stesse. Ad ogni modo la visita, nel novembre scorso, del Presidente Nursultan Nazarbayev in Italia ha certamente costituito l’evento più saliente di queste relazioni bilaterali. Nel corso della visita, egli ha incontrato il Presidente italiano Giorgio Napolitano, il Premier Silvio Berlusconi, il Direttore Generale della FAO, Sig. J. Diouf, e il Papa, Benedetto XVI. Al cospetto del Presidente Nursultan Nazarbayev e del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sono stati sottoscritti cinque accordi bilaterali di natura interstatale e intergovernativa nonché quattro documenti commerciali tra imprese kazake e grandi gruppi italiani, come “Eni” e “Finmeccanica”. Inoltre, il giorno precedente, nel corso di un business-forum “Kazakhstan-Italia”, a seguito di un accordo inerente a diverse decine di miliardi di dollari, sono stati stipulati 12 accordi commerciali. In particolare vorrei sottolineare che l’esito principale della visita ha riguardato la sottoscrizione del trattato di partenariato strategico fra la Repubblica del Kazakhstan e l’Italia. Un documento questo, di cui non è possibile sottovalutarne lo spessore. È, infatti, il primo documento che copre tutti i settori della nostra interazione e che ne determinerà lo sviluppo negli anni futuri.
La cooperazione e le sinergie nel settore economico, nella fattispecie con l’Eni, rappresentano indubbiamente uno degli argomenti principali sul tavolo degli incontri bilaterali tra Kazakhstan e Italia. Ci potrebbe illustrare il punto di vista kazako di questi sviluppi nella cornice della recente politica economica che l’Italia svolge nella regione?
La collaborazione con l’Eni è reciprocamente vantaggiosa. Questa compagnia italiana ha sviluppato un modello di business originale che consiste in un approccio globale che va oltre la mera industria estrattiva, inoltre riguarda anche i progetti che sono inclusi in tutta catena tecnologica. Un buon esempio è stato l’accordo recentemente concluso tra l’Eni e la compagnia nazionale kazaka KazMunaiGaz. Questo accordo include la possibilità di realizzare un impianto di trattamento del gas, un impianto di turbina a gas di potenza, cantieri navali e bacini di carenaggio, nonché l’ammodernamento di una raffineria nella città di Pavlodar. L’importanza che questi progetti possiedono per il Kazakhstan è evidente. È inoltre opportuno ricordare che le iniziative dell’Eni sono finalizzate a ottimizzare le risorse interne del Kazakhstan, nonché ad incrementare una diversificazione dell’economia basata sull’industria estrattiva, concomitante alla realizzazione di progetti sociali ed educativi. Un esempio di ciò è, per il Kazakhstan, l’adesione proficua dei propri studenti al programma MEDEA nella Scuola Mattei. In altre parole, le iniziative adottate dall’Eni corrispondono alla strategia del Kazakhstan per lo sviluppo industriale e il Programma per l’impulso dello sviluppo industriale e dell’innovazione.
A Suo avviso, oltre all’aspetto economico ci sono altri settori in cui la collaborazione fra i nostri due Paesi potrebbe avere degli sviluppi?
Certo, le relazioni tra i nostri Paesi non si limitano a una sola componente economica. Ad esempio, nella città di Trieste, il 25 aprile, si terrà la cerimonia di apertura dell’obelisco in onore dei soldati del Kazakhstan, morti durante la Seconda Guerra Mondiale nella liberazione della città di Trieste e di Gorizia. La parte italiana ha sostenuto l’idea di perpetuare la memoria dei soldati del Kazakhstan e ha fornito all’Ambasciata, il supporto completo. A sua volta, il Governo della Repubblica del Kazakhstan, in seguito al devastante terremoto che ha devastato l’Abruzzo, il 6 aprile 2009, causando notevoli danni al patrimonio culturale italiano, ha deciso di elargire un aiuto finanziario pari ad un milione e 700 mila Euro da devolvere per il restauro del complesso storico di “San Biagio Amiternum”. Il 24 aprile a Roma, nell’Auditorium “Santa Cecilia”, si terrà un concerto d’arte kazako. Cogliendo questa occasione invito i vostri lettori a visitare questa manifestazione culturale molto particolare ed informativa. Inoltre si stanno ampliando i contatti fra gli scienziati dei due Paesi. In generale, i settori della scienza, della cultura, dell’istruzione e del turismo, le relazioni bilaterali tra il Kazakhstan e l’Italia sono gli ambiti che registrano una tendenza positiva verso l’intensificazione dei contatti.
Il Kazakhstan è un paese della Comunità Economica Eurasiatica (EvrAzEs) che, attraverso l’Unione Doganale con Russia e Bielorussia si propone come nuovo importante soggetto geopolitico ed economico nel cuore dell’Eurasia.
Quali sono le prospettive di sviluppo di questo accordo?
L’Unione Doganale è stata istituita a partire dal 1 gennaio 2010. A partire dal luglio 2011, i tre Paesi avranno un confine doganale comune. I capi di Governo hanno già concordato le tariffe doganali unificate per ogni genere di merci. In altre parole, tutti le merci saranno rapidamente in grado di muoversi senza i dazi dello sdoganamento, direttamente dal confine polacco-bielorusso fino al confine kazako-cinese. Inoltre è previsto che nell’ambito di questa Alleanza Doganale, a tutti i prodotti di scambio reciproco (inclusi i prodotti petroliferi e di gas) siano applicati i prezzi stabiliti dal Paese produttore. Si prevede che la creazione dell’Unione Doganale permetterà a Bielorussia, Kazakhstan e alla Russia di raggiungere la crescita di un PIL del 15% entro il 2015. Essa creerà un mercato, le cui riserve di petrolio ammonteranno complessivamente a 90 miliardi di barili. Quindi un PIL totale di 2 trilioni di dollari ed un fatturato di 900 miliardi di dollari. Russia, Bielorussia e Kazakhstan costituiscono un territorio abitato da circa 180 milioni di persone, avente quasi l’83% del potenziale economico dell’ex Unione Sovietica e la loro economia unificata potrebbe accrescere significativamente attraverso la rimozione delle barriere tariffarie. La creazione dell’Unione Doganale nel suo complesso, per le economie dei tre Paesi, è una soluzione conveniente e contribuirà a garantire che il commercio fra i tre Paesi, così come con il mondo esterno, aumenterà notevolmente nei prossimi anni.
Dagli inizi di gennaio dell’anno corrente, il Kazakhstan ha conseguito un traguardo importante ed ambizioso per questo paese situato sul crocevia nevralgico fra l’Est e l’Ovest del mondo. Infatti ha assunto la presidenza di turno dell’OSCE. Che cosa ci può dire in proposito?
Il Kazakhstan è diventato il primo Paese post-sovietico, scelto nel 2010 per presiedere l’OSCE, un riconoscimento dei risultati reali conseguiti da uno Stato, da una società democratica e caratterizzata da una libera economia di mercato. Per quanto riguarda il contributo del Kazakhstan alla garanzia della sicurezza globale e regionale, il suo ufficio di Paese prescelto alla presidenza dell’OSCE non rappresenta solamente una delle priorità della sua politica estera, ma altresì un progetto strategico nazionale. L’elemento, infatti, che da parte kazaka, vuole distinguersi come un “valore aggiunto” alle attività dell’OSCE, verterà sulle questioni inerenti alla tolleranza etnica e religiosa. Abbiamo anche intenzione di indirizzare l’attenzione dell’OSCE verso l’Asia Centrale – le questioni della sicurezza regionale e della lotta contro il narco-traffico, l’immigrazione clandestina, lo sviluppo di progetti economici e di corridoi di trasporto transcontinentale. Una particolare importanza, per noi, è rappresentata dagli sforzi dell’OSCE nei confronti della ricostruzione dell’Afghanistan. Il Kazakhstan fornisce assistenza economica e umanitaria al popolo afghano. Abbiamo già intrapreso un programma educativo per la formazione di 1.000 studenti afghani nel campo della medicina, dell’insegnamento, della veterinaria e dell’agronomia. Il Kazakhstan è inoltre intenzionato ad organizzare un Vertice dell’OSCE. L’ultimo si è svolto 10 anni fa ad Istanbul.
Essendo il Kazakhstan il primo Paese post-sovietico ed a maggioranza islamica a ricoprire questo ruolo così importante, l’auspicio generale è che possa svolgere una mediazione determinante quanto esemplare nella normalizzazione soprattutto di quei conflitti che nascono dal cosiddetto attrito di civiltà, come in Caucaso e Afghanistan. Quale è il Suo parere in merito?
I principali attori e operatori dell’integrazione globale hanno già superato quella fase della modernizzazione in cui le possibilità di uno scontro fra le civiltà erano elevate, e al momento si trovano in uno stato di postmodernismo. A questo riguardo potrei dire, che l’epoca postmoderna è maggiormente caratterizzata da un partenariato fra le civiltà, piuttosto che dalla loro collisione. Credo che la via della sintesi fra il modello tecnologico occidentale e la cultura orientale, stia diventando un imperativo concreto. I recenti sviluppi economici, finanziari e politici del mondo sono la testimonianza di questo fatto. In politica estera il Kazakhstan si sta muovendo su una linea multi-vettoriale, protesa verso la costruzione di un dialogo politico. Siamo propensi a favorire la transizione da una politica di forza e di confronto verso una politica di consenso e di collaborazione, di tolleranza, di sviluppo interculturale e di armonia interreligiosa. In altre parole, chiediamo di passare dal paradigma della competizione globale al paradigma della responsabilità globale. Come potrete constatare, quando un Paese diventa instabile l’intera stabilità mondiale viene ad esserne minacciata. Per questo motivo, infatti, devono cambiare i meccanismi a livello mondiale, che muovono il sistema delle relazioni internazionali e della sicurezza internazionale. E questa è una questione che deve essere discussa dalla comunità degli esperti.
Ermanno Visintainer