di Pietrangelo Buttafuoco
Tutto un diremo, faremo, vedremo è questa Europa cui ancora manca un citofono dove andare a suonare per farsi ricevere. Tanto è vero che non esiste come Stato e se tale dovrebbe essere non si capisce come possa farsi patria, nazione (e sangue e suolo), solo sommando tanti Stati nazionali – battenti bandiere proprie – e non già i popoli.
Tutto un diremo è l’Europa se poi – dopo gli anatemi, trattando Silvio Berlusconi alla stregua di un Gheddafi da sodomizzare – s’era accontentata di una sola bozza, peraltro manco controfirmata dal ministro dell’Economia, e ha fatto tanti complimenti all’Italia del centro-destra dove tra tutti i proponimenti – fosse pure il più farlocco, ovvero cancellare le province – saranno solo un faremo o un vedremo che non si farà né si vedrà mai. Come il famoso Ponte di Messina.
Tutta una fuffa, infine, è questa Europa che non ha altra anima che la banca e quando un black-bloc di minimo raziocinio vorrebbe farsi largo nel buon senso, oppure cavarsela con i conti della serva, avrebbe da urlare il più potente dei “Re-nudo”. L’Euro, infatti, è l’unica moneta creata dalla notte dei tempi a non avere alle spalle una nazione né un Fort-Knox come per gli americani dove non c’è un lingotto per l’Alabama e uno per lo Stato di New York, ma solo e soltanto quel solforoso In God We Trust.
L’Europa perderebbe la sua guerra. Ed è guerra di sopravvivenza quella cui fanno fronte coi loro banchieri, nominati dagli esecutivi, ma fatti tutti autonomi per rendere omaggio alla tecnocrazia che non paga mai pegno e fottere la politica malgrado questa abbia una consacrazione popolare.
Ma è guerra che si deve fare. Con le armi della geopolitica. Tedeschi e francesi, infatti, accorrerebbero in ginocchio verso di noi. L’Europa che sarebbe dovuta nascere con la moneta unica franco-tedesca (di fatto questo è l’Euro), ha dovuto chiedere aiuto alla Cina, figurarsi cosa potrebbe accadere, allora, senza i sessanta milioni di mandolini italiani. Tra il diremo, faremo e vedremo ci sarebbe il magnifico Mediterraneo a far risplendere i forzieri del nostro futuro perché, insomma, se c’è un orizzonte dove si sta facendo il mondo è il Mare Nostrum, non certo Parigi o Berlino che non hanno la forza di Ankara. E tutto di guadagnato è stato per i turchi non entrare in Europa. Adesso raddoppiano di pil a colpi di dieci punti l’anno, fossero entrati nell’Unione la racconterebbero diversamente la stagione neo-ottomana e in Maghreb, oggi, senza Erdogan non ci sarebbero primavere ma qualcosa di economicista e mercatista, per dirla col linguaggio di Giulio Tremonti. Com’è adesso l’Europa. Qualcosa che guarda il mondo col cannocchiale rovesciato: puntando sul dettaglio. E non sui popoli. Com’è adesso l’Europa.
Quel Re dei senza Re che è l’Europa di Bruxelles è dunque nudo. Per l’Euro, infatti, non c’è un tetto culturale o geografico, meno che mai spirituale. Gli inglesi, infatti, stramaledetti per quanto sono bravi, se ne sono tenuti alla larga. E quando l’Europa fa la voce grossa a noi che ce la cantiamo coi nostri mandolini, se solo tutti noi che siamo sessanta milioni (pizze comprese) minacciassimo di uscircene da quel soldo così falso, faremmo più danno di otto milioni di baionette. Siamo la quarta riserva mondiale di oro. Ne abbiamo duemila e cinquecento tonnellate. Sarà forse solo un bottino di sole collanine della prima Comunione, magari braccialetti da sponsali camorristi, ma sul piatto di Brenno – queste gioie – valgono quanto le più potenti spade. Diremo, faremo, vedremo. L’Europa è solo un’entità che può dire qualsiasi cosa. Ma senza mai potere fare.
da: Il Foglio, venerdì 28 ottobre 2011