C’è San Bonaventura e, per essere ancor più chiari, c’è anche Tommaso d’Aquino all’ingresso della cattedrale di Lubiana dedicata a San Nicola. L’ha fatta un gesuita. Al netto dei draghi – non l’ex premier – che campeggiano un po’ ovunque nella fu capitale del Regno d’Illiria, non ci si può stupire dell’amore per la natura che contraddistingue il popolo sloveno, un amore verso i “segni delle perfezioni invisibili di Dio” (da Itinerarium mentis in Deum). Perché l’uomo è parte, ineliminabile, del Creato, non quel divoratore di ecosistemi che lo si vorrebbe dipingere. Un Creato da difendere e da custodire – sì -, ma anche da classificare, studiare, governare. Con risultati, almeno qui, eccellenti.
Tra un’autostrada italica che “funzionicchia”, taluni coglieranno il riferimento, arrivo in Slovenia dopo essere passato da Aquileia – non bisogna rassegnarsi ai musei chiusi e alle chiese sbarrate – e aver visto, di sera – in barba all’ibrido delle apericene -, il nodo di Gordio che si intreccia, il “serpente tortuoso” che se la prende con un malcapitato marinaio e il gallo intento in un’eterna lotta, eternata dalle tessere musive, contro la tartaruga.
Proprio Il Nodo di Gordio, il think tank, si è fatto promotore paziente di un rapporto italo-sloveno che dimostra, una volta di più, la durabilità dei legami culturali tra i popoli, oltre le ragioni della diplomazia.
Prima che me ne scordi: fuori la cattedrale, nello spazio pubblico c’è anche un bel mercato, bello e buono e – quello sì – autentico, perché, se il profumo è buono, il prodotto lo è nove volte su dieci. Ecco perché i soliti noti vogliono rifilarci tutta roba idrogenata e incapsulata e, perché no, pure con l’etichetta e magari anche il punteggio. C’è dell’altro: è segno che, nonostante la pressione dei fondi e la pressione per l’omologazione che comunque deve esserci stata since anni ’90, un’alternativa allo spopolamento dei centri storici c’è; si può percorrere una strada diversa rispetto al mordi e fuggi che distrugge la comunità ospitante e l’abitare stanziale, come cuore del vivere civico, nel rispetto del luogo, della natura, della comunità e anche, non del turista (per caso), ma del visitatore.
Saluti sloveni,
Lorenzo Somigli
© RIPRODUZIONE RISERVATA