La dichiarazione del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni secondo il quale solo con una soluzione di tipo “altoatesino” sarebbe possibile avviare verso una soluzione positiva la perdurante, e sempre più pericolosa crisi dell’Ucraina, meriterebbe di venire presa in considerazione con maggiore attenzione di quanto, fino ad ora, sembrano aver fatto sia i grandi media sia, soprattutto, i partner europei. Infatti quello del Trentino Alto Adige / Sudtirol costituisce effettivamente un modello di autonomia e convivenza che sembra oggi straordinariamente attuale, proprio perché ha permesso, nel tempo, di rilassare un’annosa tensione fra Italia ed Austria e sostanzialmente di depotenziare una ragione di conflitto.
E proprio questa soluzione potrebbe adattarsi alla situazione del Donbass, regione culturalmente e linguisticamente russa, ma, dagli anni ’20 del secolo scorso parte della Repubblica Ucraina. Dualismo che non ha costituito problema fino a che tanto la Russia quanto l’Ucraina facevano parte di una superiore struttura sovranazionale, l’Unione Sovietica, ma che è divenuto ragione di tensione e, infine, di scontro cruento dopo l’implosione dell’URSS e il sorgere di nuovi Stati indipendenti con rigidi confini nazionali. E, sovente, anche fortemente condizionati da una sorta di revanscismo nazionalistico.
In sostanza, la fine dell’URSS ha riproposto in modo drammatico il problema delle “enclaves” che già si era presentato nel 1918 con il crollo dell’Impero Asburgico. Un problema che tocca oggi diverse regioni dell’universo ex-sovietico, dal Caucaso ai Balcani, alla Trasnistria, sino appunto al Donbass, come un secolo fa toccava molte vecchie province dell’Imperial-regio Governo. Tra cui, appunto, il nostro Alto Adige, dove si è, con il tempo, trovata una soluzione che continua a reggere e che potrebbe, dunque, fornire un modello esportabile anche in altre realta. Di qui la sensatezza del riferimento fatto dal Ministro Gentiloni; riferimento che meriterebbe di trasformarsi in una concreta proposta politica da portare in tutte le sedi diplomatiche. Magari in un vertice internazionale sul conflitto ucraino come quello da tempo proposto dal Kazakhstan e che, però, sembra attualmente accantonato per fare spazio ad una diplomazia a due, franco-tedesca dimostratasi sostanzialmente inconcludente.