La Turchia di Erdogan sembra intenzionata ad acquistare dei missili S-400 dalla Russia di Putin. La notizia ha avuto ben poca eco sulla stampa italiana se si esclude un editoriale in prima pagina sul “Corriere della Sera” del 9 agosto, senza alcun seguito, per altro. Eppure è di quelle che dovrebbero fare riflettere e venire lette, in controluce, con la doverosa attenzione, perché investe sia i sempre più delicati equilibri interni alla NATO, sia la sempre più stretta intesa che sembra avvicinare Ankara a Mosca. Intesa sulla quale, invece, di recente si è parlato, e sparlato, anche troppo. Per fare chiarezza sarebbe bene andare a leggere l’intervento del prof. Toğrul İsmayil, docente della TOBB University di Anakara (Unione delle Associazioni Professionali e delle Borse di Turchia) e Visiting Professor de “Il Nodo di Gordio”. Intervento pubblicato sulla Türkiye Gazete con il titolo “Gli S-400 rafforzano la NATO” il giorno precedente all’uscita del “Corriere”.
Toğrul Ismayil sostiene che la preoccupazione degli USA per il fatto che la Turchia ha in programma di acquistare missili S-400 dalla Russia è di natura politica e che invece il fatto che un membro della NATO in quell’area formi un proprio sistema di difesa rafforza la NATO stessa. Altri membri della NATO hanno S-400 o S-300 o parti di questo sistema di difesa. Questo acquisto da parte turca appare, dunque, opportuno anche perché darà alla Turchia possibilità di progresso tecnologico. E aggiunge significativamente: “Qui se c’è un paese che dovrebbe preoccuparsi è la Russia, perché mette nelle mani della NATO la propria tecnologia, eppure assistiamo al contrario. Non c’è stata, peraltro, tutta questa contrarietà quando Cipro ha acquistato dalla Russia gli S-300 e poi li ha ceduti alla Grecia”.
Poi, focalizza l’attenzione sul dossier siriano, che, appena un anno fa, aveva reso estremamente tese le relazioni fra Russia e Turchia: “Si sa che i negoziati di Astana (per cercare di venire finalmente a capo della crisi in Siria) proseguono, ma se ci fate caso ormai se ne parla poco. Ciò sembra indicare o che gli stati interessati riguardo alla questione siriana sono in sintonia o che non vogliono parlarne troppo, per non causare quelle crisi che altrimenti ci si può aspettare”.
Infine conclude con un’osservazione gravida di importanti sottintesi: “Il processo di normalizzazione delle relazioni russo-turche prosegue. In effetti avremmo dovuto esperirlo prima della crisi. La crisi è stata un’occasione per conoscerci: i due stati hanno potuto misurare le rispettive forze”.
Andrea Marcigliano
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”
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