L’ultimo scontro di confine tra Cina e India è avvenuto lo scorso anno tra il 16 giugno e il 28 agosto. Truppe cinesi avevano iniziato a costruire una strada nel Dokalam – regione del Sikkim rivendicata dal Bhutan ma che rientra nei 3488 km di confine conteso tra Pechino e Nuova Delhi – provocando la reazione delle truppe indiane che hanno oltrepassato la linea di demarcazione provvisoria per bloccare l’opera dei soldati cinesi.
Nel settore orientale al confine con la Cina, sulla Line of Actual Control (LAC), che si estende dal Ladakh all’Arunachal Pradesh, vicino al crocevia Sikkim-Bhutan-Tibet a Doklam, nonostante il ritiro delle truppe cinesi di sette mesi fa, ci sono ancora molte sfide per le truppe indiane, che vanno dalla mancanza di strade, ponti e connettività tra le valli, alle carenze di artiglieria, elicotteri, droni e scorte di munizioni speciali.
L’India lentamente ma costantemente aggiunge una forza lungo tutta la LAC, tanto necessaria alle sue capacità militari, per compensare l’enorme divario con il suo vicino più grande. Quattro divisioni di fanteria di montagna (ciascuna con oltre 12.000 soldati) sotto il 3° Corpo (Dimapur) e il 4° Corpo (Tezpur), con altre due divisioni di riserva, sono ad esempio incaricate, della difesa dell’Arunachal Pradesh.
“Il nostro compito principale è quello di mantenere l’inviolabilità della LAC e dominare le altezze in tempo di pace, ed essere pronti alla guerra se saremo costretti”. “Non permetteremo loro di passare questa volta”, ha detto un alto funzionario indiano, supervisore alla frontiera proibita nel settore di Kibithu-Walong.
Secondo quanto riporta The Times of India, una Cina espansiva e aggressiva sta sicuramente dando prova della sua forza. Il numero delle “violazioni” cinesi lungo la LAC è salito a 426 lo scorso anno, con circa la metà di esse sfociate in scontri tra le truppe indiane, rispetto alle 273 del 2016. La tendenza al rialzo continua quest’anno. Le truppe indiane effettuano pattugliamenti a lungo raggio, della durata anche di 28-30 giorni sul terreno spesso accidentato, per “dominare fisicamente” le aree contese lungo la LAC.
L’India, per una deterrenza credibile, sostiene i suoi fanti con una certa potenza di fuoco, con l’introduzione di altri carri armati T-72 nel Ladakh orientale e nel Sikkim, con i missili supersonici BrahMos della gittata di 290 km e gli obici Bofors ad Arunachal. Gli squadroni di caccia Sukhoi-30MKI nel nord-est saranno rafforzati entro il 2020 con il supporto del primo squadrone dei nuovi jet Rafale, schierati a Hasimara. Il nuovo 17° Corpo d’Armata di montagna (Mountain Strike Corps) e le unità associate, per un totale di 90.274 soldati con “capacità offensive di reazione rapida”, saranno incrementate entro il 2021-2022.
La guerra indo-cinese, iniziata il 20 ottobre 1962, ha visto lo stallo di un mese circa tra le forze indiane, 10.000-20.000 unità, e le forze cinesi di circa 80.000 unità. La guerra si concluse il 21 novembre dello stesso anno, dopo che la Cina aveva dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, ritirandosi dall’Assam, ma non dall’Aksai Chin. Costò al governo indiano la perdita di oltre 22.000 km² di territorio (l’India parla di 38.000 km² perduti). Tra i due Paesi tecnicamente la guerra non è ancora conclusa, in quanto non è stata firmata una vera e propria pace, ma solo un armistizio, con l’India che accusa la Cina di avere occupato 38.000 chilometri quadrati del suo territorio, mentre Pechino rivendica 90.000 chilometri quadrati, in pratica l’intero Stato di Arunachal Pradesh.
Dopo la guerra, il governo indiano aveva preso la decisione di ritardare la costruzione di strade di confine, al fine di non fornire facili vie di accesso alla Cina in caso di nuovi attacchi. Tuttavia, dal 1999, è iniziata la costruzione delle 73 strade di confine tra India e Cina (ICBR). In seguito allo stallo di Dokalam, che si è concluso lo scorso agosto si è deciso di accelerare i lavori. Questo è stato uno sviluppo importante, perché la situazione di stallo ha dimostrato che nell’area del Sikkim l’esercito non poteva mobilitare la sua artiglieria e le munizioni aggiuntive in tempi rapidi.
Dopo la situazione di stallo, l’esercito ha anche cambiato la priorità del suo piano quinquennale per soddisfare le sue esigenze operative lungo la frontiera con la Cina. Questo include principalmente lo sviluppo delle infrastrutture. Anche il capo di stato maggiore dell’esercito indiano, generale Bipin Rawat aveva spiegato questo aspetto. “Quello che dobbiamo fare è costruire capacità per il movimento intersettoriale e allo stesso tempo costruire capacità che garantiscano lo spostamento delle forze dal fronte occidentale al fronte settentrionale”.
Elvio Rotondo
Country Analyst