Infondate le accuse del giudice morto in modo misterioso. Strategia della tensione con omicidi eccellenti?
Inesistenza del reato. Può bastare, come sentenza, quella emessa dal giudice federale argentino Daniel Rafecas, a proposito delle accuse rivolte alla “presidenta” argentina Cristina Kirchner in merito ad inesistenti coperture dell’Iran per un attentato nel Paese Latino Americano? “Le ipotesi di reato sono insostenibili”, ha aggiunto il magistrato nella sentenza che, ovviamente, è stata del tutto ignorata dai media italiani. Dunque il castello di accuse costruito, per far contenti alcuni ambienti di oppositori, contro la presidenta si è rivelato del tutto insussistente.
Eppure, nelle scorse settimane, era stato creato un caso mondiale perché l’accusatore, il giudice Albero Nisman, era stato trovato morto (in una stanza chiusa a chiave dall’interno) e tutto il becerume politicamente corretto aveva accusato la presidenta Kirchner di aver ordinato l’esecuzione. Ora si scopre che Kirchner non avrebbe avuto la benché minima ragione per farlo, visto che non esistevano prove di un coinvolgimento del governo. E lo stesso Nisman – spiega il collega Rafecas – ne era convinto siano a dicembre, salvo poi cambiare idea senza alcuna prova. Sempre che abbia cambiato idea davvero. Ma nel mondo virtuale dell’informazione di comodo, Kirchner era comunque colpevole e Nisman un martire. A prescindere dai dati di realtà. D’altronde nelle scorse settimane il Nodo di Gordio aveva evidenziato questo tentativo di golpe “blando”, cioè morbido ed attuato per via giudiziaria. Ora anche la magistratura ristabilisce il dato di realtà e tutta la vicenda si smonta per assomigliare sempre di più ad un tentativo di colpo di stato “colorato”, come quelli annunciati sempre dal Nodo di Gordio e puntualmente confermati dal presidente venezuelano Maduro.
Una logica che, per altro, assomiglia molto a quella della vicenda di Mosca dove un oppositore ormai totalmente ininfluente, è stato assassinato in mezzo ad una strada. Cui prodest? Chiedevano i latini. A chi giova? Non alla Kirchner in Argentina, non a Putin in Russia. Giova ai loro avversari. Pronti a sacrificare personaggi mediatici ma del tutto inutili pur di sobillare le popolazioni. E pur di creare tensioni internazionali. D’altronde né le ambasciate russe né, tantomeno, quelle argentine sono in grado di contrastare l’offensiva mediatica internazionale. Una incapacità addirittura imbarazzante quando si tratta della comunicazione di Russia ed Argentina nel nostro Paese.
Alessandro Grandi
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